Quand’ero poliziotto nella Dia provai a stanare Messina Denaro: perciò ricordo e non dimentico

di Pippo Giordano

Subito dopo la cattura di Matteo Messina Denaro lì per lì ho gioito e ho sollecitato gli astanti, durante un evento pubblico, ad applaudire i carabinieri. Ma in cuor mio ero sopraffatto da un enorme dispiacere: non fosse altro per la trentennale latitanza di Matteo Messina Denaro e per il tempo che sprecai per stroncare la sua latitanza.

E quindi ricordo, e non dimentico, i gravi delitti di cui si è macchiato “u siccu” o “diabolik”, come amava farsi chiamare. La mia ex vita di poliziotto mi consentì di conoscere, attraverso le indagini, Messina Denaro.

I delitti atroci attribuiti allo stesso ne qualificano il personaggio. Personaggio disumano sino alla massima potenza, privo di ogni carità cristiana. Ricordo e non dimentico il dramma di un bambino tenuto sequestrato per quasi 800 giorni, la cui sorte fu poi decisa dal verro (maiale) Giovanni Brusca con un ordine “ammazzati u canuzzu”.

Ricordo e non dimentico la sofferenza mia e dei miei colleghi della Dia allorquando, speranzosi di liberare Giuseppe Di Matteo, facemmo il blitz in una villetta nell’agro di San Giuseppe Jato, di proprietà di un giovane poi risultato essere uno dei carcerieri di Giuseppe. Il bambino quella mattina non c’era.

Ricordo e non dimentico la decisione assunta non solo da Matteo Messina Denaro, ma anche da Leoluca Bagarella e altri che, dopo aver ammazzato e seppellito i fratelli Paolo e Vincenzo Milazzo, non si impietosirono innanzi alle suppliche di Antonella Bonomi, di soli 23 anni, fidanzata di Vincenzo Milazzo. Antonella li supplicò di non ucciderla, “fatelo per il bambino che porto in grembo”. Era incinta di tre mesi. Costoro, pseudo uomini d’onore, sordi ai pianti di Antonella, l’uccisero ugualmente seppellendola sempre nello stesso luogo dei due fratelli. Il collaboratore di giustizia Gioacchino La Barbera ci condusse nel sito dove egli stesso aveva partecipato a sotterrare le tre vittime. I miei colleghi dissotterrarono i corpi per dar loro cristiana sepoltura.

Ricordo e non dimentico Nencioni Nadia di 9 anni e la sua sorellina Caterina di 50 giorni. Morirono insieme ai genitori e allo studente Dario Capolicchio di 22 anni nella strage di Firenze.

Matteo Messina Denaro è ammalato? Gli auguro di vivere sino a cent’anni, ma se muore domani non mi spiace.

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