Marco Sorbara assolto dopo tre anni di carcere: il calvario deIl’ex assessore ad Aosta

«Finalmente mi sento libero. Sono trascorsi quattro anni esatti dall’inizio del mio incubo. Oggi è finita veramente. Mi sembra tutto un sogno. È stata messa fine a un’ingiustizia, sono felice ma mi sento distrutto, come uomo, come politico e persona». A chiudere definitivamente la vicenda giudiziaria di Marco Sorbara, ex consigliere regionale della Val d’Aosta e assessore comunale di Aosta eletto nella lista dell’Union Valdotaine, è stata la quinta sezione penale della Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla procura generale di Torino contro la sua assoluzione in secondo grado. 

Accusato di aver offerto una mazzetta a un assessore, assolto imprenditore di Veroli

I carabinieri lo avevano portato via durante un blitz il 22 gennaio del 2019, con lui altre 15 persone, tra Valle d’Aosta, Piemonte e Calabria. L’accusa per Sorbara era di concorso esterno in associazione mafiosa, per avere agevolato la ‘ndrina locale, che in Val d’Aosta aveva cominciato a fare affari, penetrando nel territorio. Erano seguiti 909 giorni in custodia cautelare, 45 in isolamento e otto mesi ai domiciliari. Poi la condanna in primo grado a dieci anni e 500mila euro di risarcimento. L’accusa sosteneva che Sorbara avesse agevolato i clan attraverso appalti e favori. «Io oggi non so perché mi sia successo questo. Non c’era nulla. Pensavo solo a come farla finita. Continuavano a ribadire le accuse, sostenevano che con il mio comportamento avessi agevolato la ‘nrdina locale, ma di fatto, anche nelle motivazioni della sentenza, non c’era un solo elemento concreto».

L’assoluzione in appello è arrivata il 19 luglio 2021 «perché il fatto non sussiste». Adesso la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, come richiesto dallo stesso pg della Suprema Corte. E Sorbara chiederà il risarcimento per ingiusta detenzione in base alla legge Pinto. «Io sono stato fortunato – commenta – ho avuto una famiglia che mi ha sostenuto da tutti i punti di vista, anche economico, e mio fratello, che è avvocato. Ma un’altra persona si sarebbe uccisa». 

L’INCHIESTA

L’operazione “Geenna” coordinata dalla Dda di Torino sulle infiltrazioni della ‘ndrina Nirta “La Maggiore” di San Luca (Reggio Calabria) prendeva in esame fatti accaduti tra il 2014 e il 2018. Nei guai erano finiti anche l’assessore al Comune di Saint-Pierre, Monica Carcea, il consigliere comunale di Aosta, Nicola Prettico, oltre ad Antonio Raso, titolare della pizzeria “La Rotonda”, il locale dove, secondo l’accusa, sarebbero avvenuti gli incontri. Sulla base dell’inchiesta, il ministro dell’Interno, a marzo 2019, aveva autorizzato l’accesso antimafia ad Aosta e Saint-Pierre. La procedura porta al commissariamento per Saint-Pierre ma non per Aosta. Per gli altri imputati processati con rito ordinario, Antonio Raso, condannato a dieci anni, Monica Carcea, a sette, l’ex consigliere comunale di Aosta Nicola Prettico e l’ex dipendente del Casinò di Saint-Vincent, Alessandro Giachino, entrambi a otto anni, la Cassazione ha ordinato un appello bis. Ma intanto per Sorbara l’incubo è davvero finito, anche se non sa se tornerà a fare politica «In questi anni non ho pensato a null’altro».

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