Rete Pace e Disarmo risponde a Crosetto: ‘Finanziare l’industria bellica per sostenere Kiev? Dove sono i miliardi spesi in questi anni’

“Se basta il limitato sostegno all’Ucraina per mettere in difficoltà le scorte belliche italiane, allora c’è un problema. Per questo credo che, invece, Kiev venga usata solo per giustificare nuovi fondi all’industria della Difesa italiana”. È dura la replica di Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne di Rete Italiana Pace e Disarmo, che a Ilfattoquotidiano.it commenta le parole del ministro Guido Crosetto che, in audizione alle commissioni riunite della Difesa della Camera e degli Affari esteri e Difesa del Senato, ha fatto capire che nessun taglio alla Difesa sarà possibile, chiedendo anzi di slegare le spese che gli Stati europei dovranno sostenere in questo settore dal Patto di stabilità.

Le motivazioni portate avanti dal titolare del dicastero non convincono affatto Vignarca, che replica: “Nell’audizione di oggi, il ministro Crosetto ha detto cose rilevanti sulla postura, sulla diversa impostazione del controllo delle missioni all’estero, sul sostegno al percorso interforze. Insomma, se realizzerà o inizierà a realizzare tutto quello che ha detto saremmo di fronte a un cambio molto netto delle forze armate e in generale dell’aspetto della Difesa italiana. Entrando nello specifico della fornitura di armi all’Ucraina, ha fatto affermazioni forti ed è difficile stabilire se siano supportate dalla realtà o meno, proprio perché la scelta, anche del governo Meloni, di secretare la lista delle armi inviate rende impossibile capire se realmente stanno svuotando i magazzini, se ci sarà carenza e di che cosa. Sfruttare la situazione in Ucraina per rafforzare un percorso iniziato già con Guerini e con i precedenti governi, ossia quello di un sostegno all’industria militare, è però abbastanza preoccupante“.

“Sfruttare” è il termine usato dal coordinatore di Rete Italiana pace e Disarmo. Perché la sua lettura è che la ‘scusa’ dei rifornimenti a Kiev, sia per la loro entità che per la durata di questo sforzo da parte del governo di Roma, sia solo funzionale a perseguire un obiettivo che è lo stesso dei governi precedenti: continuare a foraggiare l’industria bellica italiana. “Questo perché, in primis, non ci sono gli elementi, al di là di quella che può essere la posizione di ciascuno sulla sensatezza o meno dell’aumento delle spese militari – spiega Vignarca – Inoltre, se un aiuto esterno assolutamente non rilevante rispetto alla nostra spesa militare ci mette in ginocchio, allora vuol dire che la situazione delle forze armate italiane è veramente brutta. Se siamo coi magazzini vuoti solo per l’aiuto all’Ucraina, vuol dire che tutti i miliardi spesi in questi anni, e solo negli ultimi due l’Italia ha speso 16 miliardi per comprare nuovi sistemi d’arma, 25 miliardi negli ultimi 4-5 anni, la domanda è ‘dove sono andati a finire i soldi?’“.

Proprio per questo motivo, conclude Vignarca, utilizzare gli aiuti all’Ucraina come elemento per giustificare un’alta spesa in campo militare sembra più una ‘scusa’ per raggiungere altri obiettivi: “Io credo che in realtà, e questo sarebbe grave, si tratti solo di un escamotage politico per rendere accettabile e giustificare la crescita delle spese militari sfruttando l’Ucraina”.

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