Sanremo 2023, Leo Gassmann: «Il mio cognome? Non mi ha aiutato: non avevo soldi neanche per pagare i miei collaboratori»

Quando Amadeus ha fatto il suo nome, leggendo l’elenco dei big in gara al Festival di Sanremo 2023, Leo Gassmann davanti alla tv è scoppiato a piangere, come se essere nella lista fosse una questione di vita o di morte. In ballo c’era il futuro di una carriera che tre anni fa, dopo la vittoria tra le Nuove Proposte al Festival con Vai bene così, sembrava essere sul punto di decollare, prima che le chiusure legate alla pandemia congelassero tutti i progetti discografici: «È stato come vedere il paradiso e poi riscendere bruscamente. Sono stati due anni di duro lavoro. Questo è un nuovo esordio», dice il 24enne cantautore romano, figlio di Alessandro e dell’attrice Sabrina Knaflitz, e nipote del grande Vittorio, che dal 7 all’11 febbraio gareggerà tra i big del Festival con Terzo cuore. Tra gli autori del brano, che anticipa il suo nuovo album La strada per Agartha (uscirà il 24 febbraio), c’è Riccardo Zanotti, il leader della band dei record dei Pinguini Tattici Nucleari.

Sanremo 2023, Crisanti contro Madame: «Deve essere esclusa, come fu con Djokovic». Bassetti: «Non c’è più obbligo di vaccino»

Come le è arrivata la canzone?

«Direttamente da Riccardo. È la testimonianza di un’amicizia nata dopo un concerto insieme, l’estate scorsa. Sembrava raccontare quel momento della mia vita: parla di un cuore di scorta che prende vita e inizia a battere nel momento in cui si incontra qualcuno che ti dà la forza di andare avanti nei momenti più difficili della vita. L’abbiamo presentata ad Amadeus a settembre».

Che aspettative aveva, dopo l’esclusione del 2021?

«Nessuna. Due anni fa non andò bene: evidentemente non avevo il brano giusto. Ho approfittato di quel no per prendermi il mio tempo. Nel frattempo mi sono laureato (in comunicazione e psicologia alla John Cabot University di Roma, ndr). Questi anni mi sono serviti per crescere, anche grazie ad alcuni incontri. Alcuni sono finiti nel disco».

Quali?

«Quello con Edoardo Bennato (secondo le indiscrezioni lo accompagnerà nella serata dei duetti a Sanremo, ndr), con il quale duetto in Io vorrei che per te: sono cresciuto con i suoi album e tra noi è nata una bella amicizia. Il brano parla di cambiamento climatico, un tema che sta a cuore a entrambi. E poi quello con la band britannica dei Will and the People, con la quale ho inciso in inglese Without you».

Dove li ha conosciuti?

«A un festival organizzato da alcuni amici a Norcia. Si dorme in tenda: è un ritrovo di hippie».

Lo ha fatto anche lei?

«Certo. E mica solo quella volta. A settembre ho noleggiato un pulmino e sono andato due settimane nella Valle della Luna, in Sardegna: tutto da solo. Ho frequentato la stessa comunità hippie alla quale negli Anni 70 si ispirò Battisti per Il nostro caro angelo. Ho dormito, mangiato e suonato con loro nelle caverne».

È lì che ha trovato la sua Agartha?

«Sì. Il titolo del disco è tratto dal romanzo Il dio fumoso di Willis George Emerson, che racconta di un viaggio di un marinaio che scopre una civiltà di giganti che vivono di musica e agricoltura, in totale pace e armonia. Proprio come è successo a me: racconterò la genesi dell’album con un docufilm».

Zanotti nel disco ha scritto anche Volo rovescio, nella quale canta: «Aiutami a perdere il cognome che ho». Ancora lotta contro i pregiudizi?

«È inevitabile, perché per chi non fa parte del settore è naturale essere scettici nei confronti di uno che fa il cantautore e di cognome fa Gassmann. Non sanno che ci sono stati momenti in cui non sapevo nemmeno come pagare i collaboratori, perché di soldi non ce n’erano più».

I suoi quanto le sono stati d’aiuto, anche economicamente?

«Non mi hanno mai aiutato, in realtà. Sono stati grandi anche per questo: mi hanno insegnato che nella vita bisogna guadagnarsi le cose con fatica e sudore. Per mantenermi ho fatto il cameriere, il maestro di surf. Il fatto che ci siano tante persone da convincere mi dà ancora più carica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Link sorgente : Sanremo 2023, Leo Gassmann: «Il mio cognome? Non mi ha aiutato: non avevo soldi neanche per pagare i miei collaboratori»