Inchiesta Covid, la deposizione di Sileri mi dà i brividi: ho una domanda per l’ex viceministro

Ieri ho visitato una signora agli occhi. Ma la sua malattia era altrove. E’ una malattia che non ha confini, una malattia senza una diagnosi certa e con terapie spesso inadeguate. Sua figlia, ora sedicenne, da tre anni si è ammalata di anoressia. La signora è venuta a farsi visitare perché aveva tempo: la figlia infatti è ricoverata in ospedale per essere alimentata con un sondino. Rifiuta di alimentarsi spontaneamente e quando riesce si libera immediatamente di quello che a fatica era riuscita a masticare. Piangendo mi ha detto che aveva paura che morisse. Sono mesi che è in ospedale.

Ovviamente questa storia ha basi lontane, ma il periodo del Covid sicuramente non ha aiutato questa giovane fanciulla a cui vanno tutto il mio sostegno e vicinanza, nella speranza che possa aprirsi una luce.

In questi giorni appositamente non avevo ancora scritto nulla dell’inchiesta della Procura di Bergamo. Ma quello che sta venendo fuori, giorno dopo giorno, è allucinante. Attilio Fontana che vuole l’indipendenza da Roma non decide in autonomia le chiusure di zone invase dal virus ed è ancora lì a dirigere la peggior regione in numero di morti in rapporto alla popolazione. Roberto Speranza, che ha dettato il tracciato nazionale con argomentazioni politiche più che scientifiche, che è ancora lì ora a cavalcare il “nuovo” partito capeggiato da una giovane donna. Silvio Brusaferro, che le intercettazioni dicono sia stato al servizio del ministro per giustificare le chiusure non su basi scientifiche, è ancora lì a dirigere l’Istituto Superiore di Sanità, seppur con un governo completamente diverso che ha espresso un ministro che al momento ha parlato solo di vietare il fumo anche all’aperto!

Quando è troppo è troppo.

E oggi è veramente troppo, perché ho letto della deposizione del viceministro Pierpaolo Sileri, che sembrava battagliero con l’inadeguato Speranza, ma ora scopriamo che non era così. Forse per la poltrona e per la notorietà che il ruolo gli ha concesso, è rimasto a fare il viceministro quando avrebbe dovuto andarsene, visto che veniva anche minacciato. Infatti questo signore ha detto ai magistrati che il capo di gabinetto di Speranza gli disse: “Contro di te ho documenti nel cassetto”.

Perché, caro e illustre collega, che ora è andato a dirigere il polo chirurgico del San Raffaele, non poteva immediatamente dimettersi e andare a denunciare? Avrebbe probabilmente provocato uno sconquasso a catena che il suo animo da grillino doveva imporle. Aveva o ha qualcosa da nascondere? Perché non è andato a dirigere un ospedale pubblico? La sua notorietà e indiscussa bravura glielo avrebbero dovuto imporre per dimostrare l’importanza della sanità pubblica. O pensa che i privati si siano comportati meglio del pubblico in occasione del periodo che lei avrebbe potuto contrastare maggiormente?

Vede, caro Sileri, lei avrebbe dovuto fare come ha fatto Francesco Zambon. Non era d’accordo e si è dimesso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità senza pensare al fatto che, così facendo, avrebbe dovuto vendere la casa e ricominciare dal basso, da una Asl di regione. Lei è stato in silenzio quando avrebbe potuto parlare. Io dico che l’Italia ha bisogno, soprattutto adesso, di persone come Francesco Zambon, che vedrei bene come ministro della Salute. Quello è il suo ruolo. Invece ha vinto un concorso alla Asl senza alcun appoggio politico, senza nascondere le cose ma denunciandole. Lanciando il fischio. Questi sono fatti, il resto sono parole al vento, il cui fumo di Schillaci disperde.

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