Putin, mandato di arresto internazionale della Corte dell’Aia. «Ha deportato bambini in Russia»

Deportazione e trasferimento illegale dei bambini dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia. Per questo odioso crimine di guerra la Corte penale internazionale dell’Aia ha emesso il mandato di arresto a carico di Vladimir Putin. Commenta Zelensky: «Una decisione storica». Replica Mosca: «Un provvedimento oltraggioso e inaccettabile, non ha alcun valore». Intervistato dalla Bbc, il procuratore Karim Khan, ha spiegato: «Chi ritiene di poter commettere un delitto di giorno, e dormire bene la notte, dovrebbe forse guardare alla storia. Nessuno pensava che Milosevic sarebbe finito all’Aia».

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Il provvedimento colpisce anche Maria Lvova-Belova, commissario per i diritti dei bambini in Russia, la protagonista delle politiche di deportazione che candidamente aveva ammesso di avere adottato un quindicenne portato via da Mariupol. Significa che il leader russo sarà arrestato? Non è così semplice. La Corte penale internazionale è stata istituita in seguito allo Statuto di Roma del 1998, ratificato da 123 paesi. Ma tra i 32 che non lo hanno ratificato ci sono non solo Russia e Cina, ma anche gli Usa. Pure l’Ucraina è in questa condizione, ma ha concesso la giurisdizione sul suo territorio, tanto che il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan in varie occasioni è stato nel Paese per le indagini. Si legge nel sito della Corte: «I crimini sarebbero stati commessi nel territorio occupato dell’Ucraina a partire dal 24 febbraio 2022. Vi sono fondati motivi per ritenere che Putin abbia responsabilità penali individuali per questi crimini, per avere commesso gli atti direttamente o per interposta persona, e per il suo mancato controllo sui subordinati civili e militari». La Camera preliminare II della Corte penale di giustizia è intervenuta sulla base delle istanze dell’accusa, presentate il 22 febbraio scorso. Inizialmente ha mantenuto segreti i mandati per proteggere vittime e testimoni e salvaguardare le indagini. Successivamente ha ritenuto «che sia nell’interesse della giustizia» rendere pubblici questi provvedimenti per «contribuire a prevenire l’ulteriore commissione dei reati». Secondo Kiev sono almeno 16mila i minori «portati forzosamente e illegalmente in Russia», «i trasferimenti dovrebbero essere temporanei, ma la maggior parte diventano prolungati con una serie di ostacoli nel mantenere i contatti fra i bambini e i loro genitori».

«Non possiamo permettere che i bambini siano trattati come spoglie di guerra. Nuove leggi in Russia, firmate da Putin, hanno reso più facile l’adozione dei bambini ucraini. Questo, fra l’altro, dimostra l’intenzione di rimuovere permanentemente questi bambini dal loro paese», ha sottolineato Khan, la cui figura è equivalente a quella del pubblico ministero, mentre il presidente della Corte, che ha siglato il mandato di arresto, è un polacco, Pietr Homanski, che in una dichiarazione video ha spiegato: «Ora spetterà alla comunità internazionale fare rispettare questi mandati. Il tribunale non dispone di forze di polizia». Tra i tre giudici che hanno preso la decisione, c’è l’italiano Rosario Aitala (55 anni, catanese e docente di diritto internazionale penale alla Luiss). In estrema sintesi: per la Russia, come ha spiegato il Cremlino, questo provvedimento non ha alcun valore (e paradossalmente neanche per gli Stati Uniti, che non hanno mai riconosciuto la Corte, tanto che tre anni fa Trump ha firmato un ordine esecutivo per imporre sanzioni contro i suoi giudici che stavano indagando sui crimini di guerra commessi in Afghanistan da qualsiasi parte). Per Putin, che la Corte non può processare in contumacia, però è un serio problema diplomatico, perché non potrà di fatto viaggiare, se non in paesi come la Cina o la Corea del Nord, altrimenti rischia l’arresto. Anche dal punto di vista diplomatico, non sarà semplice mantenere rapporti con un presidente su cui pende un mandato di arresto per «crimini di guerra». Zelensky: «Il capo di uno stato terrorista e un altro funzionario russo sono diventati ufficialmente sospettati di un crimine di guerra, per la deportazione di bambini ucraini».

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