Utero in affitto, il business di un’agenzia Usa: catalogo per scegliere l’etnia dei bimbi, tour in Italia e “pacchetti” fino a 200mila euro

Il catalogo si sfoglia come se fosse Facebook o Onlyfans. Solo che invece di vedere i volti di amici o parenti si vedono quelli di donne di ogni etnia, colore, altezza pronte a offrire i propri ovuli per la maternità surrogata o gravidanza per altri. Ce lo indica in videochiamata Jennifer Garcia, coordinatrice di Extraordinary Conception, un’agenzia statunitense che offre la possibilità di diventare genitore utilizzando ovuli che poi saranno impiantanti in un’altra donna “gestante” che porterà a termine la gravidanza al posto dei “genitori intenzionali”, così sono definiti coloro che ricorrono alla maternità surrogata. 

IL CATALOGO SUL WEB
«La nostra agenzia vanta più di tremila donatrici. Per il vostro futuro bambino potete scegliere il colore dei capelli, quello degl’occhi, della pelle; addirittura vi possiamo aiutare a prevedere le attitudini di vostro figlio: il nostro database include informazioni sulla personalità del nostro donatore. Che tu stia cercando una donatrice che ami ridere, che dia la priorità all’istruzione o che abbia un’abilità musicale, possiamo aiutarti a trovarla». Lo spiega a noi che dall’altra parte della telecamera stiamo fingendo di essere una coppia desiderosa di avere un bambino. 

In Italia questa pratica è illegale, in America no. Infatti EC si trova a San Diego, California, e porta avanti questa tecnica dal 2005. La società fondata da Mario Caballero periodicamente organizza dei tour in Italia. Almeno una volta l’anno tiene personalmente degli incontri per lo più segreti in hotel di lusso a cinque stelle nei pressi della Stazione Termini. In un clima che trasuda marketing da ogni poro spiega tutti i vantaggi della surrogata. La sua agenzia offre il pacchetto completo: visite mediche, prelievo dello sperma, test di fertilità, cliniche di donatrici di ovuli con tanto di schedario e infine le mamme surrogate. Per un costo che parte dai 140mila euro e può lievitare oltre i 250mila euro in caso di gravidanza gemellare. Una commercializzazione punita dalla legge 40 con pene che vanno dai tre mesi a due anni di detenzione.

Il sito dell’agenzia americana offre anche due percorsi separati per chi vuole diventare donatrice di ovuli o madre surrogata. Nel primo caso è richiesta un’età tra i 18 e i 29 anni e bisogna rispondere a un questionario che prevede – oltre a quesiti attinenti il quadro sanitario – domande del tipo: «Hai in famiglia qualcuno con sindrome di Down? Hai subito stupri o molestie sessuali?». Se tutte le risposte escludono l’evenienza di qualunque tipo di malattia allora bisogna inviare 15 fotografie tra cui – obbligatoriamente – alcune che risalgono al periodo dell’infanzia così che «i futuri genitori possano immaginare come diventerà il loro bambino». Per diventare donatore si firma un contratto che prevede un trattamento a base di iniezioni giornaliere per aiutare a stimolare lo sviluppo delle uova. Dieci giorni dopo il prelievo viene effettuato il primo bonifico. In totale riceverà 6mila dollari (se è donatore per la prima volta). Per diventare madre surrogata, invece, le caratteristiche e i compensi sono del tutto diversi. L’età della donna deve essere compresa tra i 21 e 45 anni, deve essere americana, non aver subito più di cinque cesarei ed essere finanziariamente stabile. 
Una volta incontrata la domanda con l’offerta si stipula un contratto tra i genitori intenzionali e la gestante. 

I COMPENSI
È previsto un bonifico pre-gravidanza e, dopo la conferma del battito cardiaco del bimbo, iniziano gli emolumenti mensili da parte dei genitori intenzionali per un totale che oscilla tra i 49mila e i 75mila dollari a cui vanno aggiunti rimborsi spese fino a 27mila dollari e un polizza assicurativa sulla vita. Per un parto gemellare si superano i 200mila euro. Jennifer ci assicura che gli embrioni sono testati geneticamente per cui «molte anormalità vengono viste in questa fase ma c’è sempre un margine di errore». E l’errore si risolve con l’aborto. Anche questa evenienza è regolata per contratto. 

A richiesta, l’agenzia americana offre anche la consulenza legale, si paga a parte. Uno dei problemi principali di questo percorso, infatti, è come portare in Italia i bambini nati in America. «Noi consigliamo di rivolgervi a un avvocato italiano, Michele Giarratano». È un avvocato di Bologna specializzato in genitorialità Lgbt+, ha un marito e due figli avuti proprio con la maternità per altri. «Il mio stipendio è pagato dai clienti non da questa agenzia americana, non ho rapporti con loro – spiega l’avvocato-. Ogni anno ci saranno un centinaio di coppie italiane che si rivolgono a loro per avere un figlio e chiedono a me di risolvere le questioni legali”. In America l’avvocato deve chiedere un “parentage order” ossia un’ordinanza con cui il tribunale conferma che i genitori previsti sono anche i genitori legali di un bambino che alla nascita risulta americano. Al rientro in Italia il certificato dovrebbe essere trascritto nei registri dell’Anagrafe del comune di residenza ma non tutti i municipi lo consentono. In caso di diniego della trascrizione vien riconosciuto solo il genitore biologico mentre l’altro genitore “intenzionale” dovrà ricorrere all’adozione in casi particolari. 

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