La guerra si sa come inizia, non come finisce: stiamo facendo di tutto per evitare il baratro?

di Arturo Primavera

Zelenksy in tour e le sue offese al Papa, i politici italiani ed europei, il parlamento europeo, Biden, il G7 di guerra a Hiroshima (per paradosso), tutti interventisti: ecco da ogni parte le piccole avvisaglie che annunciano, quasi senza farsi notare, l’avvicinarsi del fragore della guerra. Ma noi siamo sordi, non ce ne accorgiamo, oppure non ne consideriamo le conseguenze. A molti non interessa, o se interessa è per stabilire chi sia il buono e il cattivo.

Forse molti non immaginano che la guerra non coinvolge solamente i militari, ma anche e soprattutto i civili. La guerra dolce per chi non l’ha provata, la guerra che tutti fanno finta di odiare, parlando di pace, ma che pochi rendono, giorno per giorno, sempre più orrenda. Chi sarà il colpevole materiale prima o poi verrà scoperto, secondo chi vincerà la contesa. Ma i mandanti, diretti e indiretti, quelli nascosti e quelli indiretti, saranno più difficile da scovare: non solo la classe dirigente della Federazione che ha scatenato l’aggressione, ma chi, al potere altrove, la poteva evitare e non l’ha fatto; chi si aspettava, anzi, che la Russia si comportasse in un certo modo e ha fatto di tutto in tal senso; chi si ammanta di parole come libertà (ah, quanti misfatti sono commessi in tuo nome!), democrazia, chi parla di pace (solo quella giusta, però) e manda le armi (quelle che salvano le vite, come titolato spudoratamente da Repubblica), chi va a scomodare anche la Resistenza (quella vera, quella nobile, quella antifascista), chi urla, sprona e insulta consessi parlamentari ridotti a pecore, e parla di vittoria finale (mi ricorda qualcuno chiuso in un rifugio, a Berlino, nel 1945); chi si frega le mani per i guadagni che potrà fare sulla pelle degli altri e intanto ostenta un anziano presidente, una volta furbo politico, che oggi non sa quel che si dice; chi, facendo il giornalista, propala solo quello che gli è stato ordinato, o quel che gli conviene dire, o che gli sembra più verosimile per pregiudizio, diventando sempre più aggressivo e più prevaricatore; chi, sopraffatto da un’emozione causatagli da un’informazione che è propaganda, maledice coloro che la pensano diversamente e li isola (i putiniani), senza provare sdegno però per analoghe vicende dei tanti altri disgraziati che le guerre, causate anche in nome del nostro benessere, creano nel mondo da tanti anni.

Ma intanto ci avviciniamo sempre di più alla catastrofe: la guerra, di cui spesso non si sa come inizia, ma mai come va a finire: nemmeno i più feroci dittatori del XX secolo avrebbero intrapreso una sola battaglia, se avessero previsto la fine che avrebbero fatto le loro nazioni e loro stessi.

I politici, tranne alcuni, accelerano, come se fossero ipnotizzati non si sa bene da cosa: in Europa l’ineffabile Von der Leyen, che parla di guerra, ma non è soggetta ad alcun sindacato politico; nella Nato Stoltenberg, dallo sguardo fisso dall’eloquio confuso da interventista; mentre in Italia la presidente del Consiglio si è rimangiata quando detto (o meglio urlato) in passato e si è prosternata fino alla fine agli ordini degli Usa, senza alcuna vergogna.

Rimangono le persone, i popoli, e mi chiedo: stiamo facendo veramente tutto per non cadere nel baratro? Vedo pochi uomini di senno e di buona volontà, tra cui il Papa, che tentano disperatamente di avvertirci del pericolo, ma la loro azione, il loro pensiero, le loro parole, quando non sono del tutto oscurate o fraintese dai mezzi di comunicazione, sono irrise da sedicenti esperti e dall’informazione.

Tranne qualche incosciente (nel senso di non cosciente), la maggior parte di noi ha invece questa angoscia, che però vive come in sogno, quasi senza volontà; la speranza che la guerra, no, non si farà: ma già c’è! Il conflitto deve solo espandersi. Penso, però, che sia venuto il momento di farsi sentire, di appoggiare quei gruppi, quei movimenti spesso trasversali, quei politici di tutti gli orientamenti che si adoperano contro la guerra.

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