A processo per frode fiscale il deputato M5s Riccardo Tucci: “Consentiva all’ex socio di evadere le tasse con fatture false”

Inizierà l’11 luglio prossimo il processo per il deputato del Movimento Cinque Stelle Riccardo Tucci, accusato di aver consentito al suo ex socio di evadere le tasse emettendo fatture per 701mila e 500 euro per “operazioni oggettivamente inesistenti”. Lo ha deciso il gup Barbara Borelli accogliendo la richiesta di rinvio a giudizio della Procura della Repubblica di Vibo Valentia guidata da Camillo Falvo che, nel gennaio 2021, nell’ambito dell’inchiesta per frode fiscale aveva disposto il sequestro preventivo di oltre 800mila euro. Dopo numerosi rinvii, oggi si è conclusa l’udienza preliminare iniziata nell’ottobre del 2021. Insieme al parlamentare, sul banco degli imputati ci saranno il cugino, Adriano Tucci, Domenico Garcea e Vincenzo Maria Schiavello.

Stando alle indagini, coordinate dal pm Concettina Iannazzo, il politico e gli altri sono accusati, a vario titolo, di dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo e emissione di fatture per operazioni inesistenti. L’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza ha svelato “una complessa, insidiosa ed articolata frode fiscale” che sarebbe stata ideata da Vincenzo Maria Schiavello, titolare della Autoelettrosat ed ex socio di Riccardo Tucci.

Il parlamentare, già al secondo mandato, è imputato in qualità di “legale rappresentante della cooperativa ‘Assistenza servizi telematici satellitari’”. Per le Fiamme Gialle, era una società cartiera rientrante nel sistema ideato da Schiavello al quale due anni fa la Procura ha sequestrato 775mila euro. A seguito di una verifica fiscale, infatti, gli investigatori “hanno acclarato la verosimile esistenza – è scritto nel decreto del gip – di un complesso meccanismo di frode fiscale messo in atto attraverso l’utilizzo di società ‘cartiere’, apparentemente terze rispetto alla società verificata”. Una di queste era proprio la cooperativa “Assistenza servizi telematici satellitari”, di proprietà del deputato Tucci. Diventato quest’ultimo parlamentare, il cugino ha assunto la carica di amministratore unico della società che, per gli inquirenti, ha continuato a prestare “i relativi servizi esclusivamente in favore della società verificata e della ditta individuale di Schiavello”.

Per il gip, “gli accertamenti espletati dalla Guardia di Finanza – si legge nelle carte del processo – rassegnano con palmare evidenza la sussistenza di un’unica realtà imprenditoriale, avente quale effettivo dominus Schiavello Vincenzo Maria che, grazie allo schermo di società formalmente terze, mediante emissione di fatture per operazioni inesistenti e le conseguenti fraudolente dichiarazioni, ha acquisito profitti illeciti”. Lo scopo sarebbe stato, secondo gli inquirenti, quello di permettere alla società di Schiavello e alla sua ditta individuale di dedurre, ai fini delle imposte sui redditi e dell’Irap, l’imponibile delle fatture emesse dalle cooperative.

In questo modo, inoltre, l’ex socio del deputato grillino poteva detrarre, ai fini dell’Iva, l’imposta relativa alle suddette fatture e aumentare i costi al fine di ridurre il reddito fiscale da sottoporre a tassazione. Uno stratagemma al quale, secondo i pm, Riccardo Tucci si sarebbe prestato dall’ottobre 2014 al febbraio 2018, quando è stato eletto alla Camera. Il parlamentare del Movimento Cinque Stelle così avrebbe anche evaso le tasse con la sua società. Nel capo di imputazione, contenuto nel provvedimento di sequestro, c’è scritto che Riccardo Tucci “nella sua qualità di rappresentante legale dell’ ‘Assistenza servizi telematici satellitari’ fino al 19 marzo 2018, al fine di evadere le imposte aumentando i costi da portare in deduzione del reddito e in detrazione dell’imposta sul valore aggiunto, dopo aver fatto annotare nella contabilità della società la fattura n. 411 del 10.03.2015 emessa dalla “Autoelettrosat Srl” relativa ad operazioni oggettivamente inesistenti, la utilizzava nelle dichiarazioni delle imposte dirette e dell’Iva dell’anno2015 ed in tal modo evadeva le imposte per un ammontare pari a 9.900,00 euro”. Tra tutte le società cartiere che gravitavano attorno al sistema “Scavello”, l’indagine avrebbe accertato l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un importo di oltre 3 milioni di euro.

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