Alessandro Cerioni, dottorando a Milano: «Vivo in 9 mq a 650 euro, ma non rinuncio al mio sogno»

JESI «Vivo in nove metri quadrati pagando 650 euro al mese, utenze escluse. E pensate che la doccia si trova proprio sopra il water. Oggi la situazione degli studenti è questa, in particolare nelle grandi città». La clamorosa storia di Alessandro Cerioni, universitario nato a Jesi di 24 anni al primo anno di dottorato al Politecnico di Milano, è solo una delle tante tra i giovani che combattono quotidianamente in tutta Italia la piaga del caro-affitti. Studiare sotto la Madonnina, centrando il focus, sta diventando impresa ardua per chiunque. Specie se per farlo bisogna accontentarsi di vivere in una manciata di metri di monolocale, in zona Porta Venezia, con un bagno che definire singolare suona quasi come un complimento: «Spesso ci scherzo con gli amici ma è la pura realtà. Ho litigato con mia madre per questa vicenda, lei voleva mandarmi in albergo». Come darle torto pensando alle preoccupazioni di un genitore.

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«Non è più come prima»

Due lauree (triennale e magistrale) in ingegneria fisica, un Erasmus in Svezia nella florida Stoccolma, e una situazione completamente cambiata paragonata al passato: «Rispetto al 2017, quando arrivai per la prima volta a Milano, il contesto degli affitti è totalmente diverso. In peggio, naturalmente. Il budget che mi ero dato per una singola, a suo tempo, era di 400 euro e mi viene da sorridere ripensandoci. Con il dottorato guadagno 1400 euro mensili, se non sto attento quando esco non vado neanche in pari tra entrate e uscite». Di rinunciare ai sogni, tuttavia, non ci ha mai pensato: «Mi sono rimboccato le maniche e una soluzione l’ho sempre trovata attraverso qualche lavoretto occasionale. L’aiuto dalla famiglia? Non è mai mancato. In futuro mi piacerebbe brevettare qualcosa, attualmente il mio percorso di studi riguarda gli occhiali a realtà aumentata (una sorta di visione a raggi X, ndr)».

«Bisogna intervenire»

Il caro-affitti è un problema serio, urgente e non procrastinabile. Le proteste, le tende e le manifestazioni sono solo la punta di un iceberg che da tempo alza legittimamente la voce: «Qualcosa si sta muovendo anche grazie all’effetto mediatico delle proteste. La sostanza è che bisogna intervenire in qualche modo. Trovare casa è difficile, quando sono tornato dalla Svezia ho provato sia tramite agenzia sia privati ma non c’era niente di valido. Attraverso Instagram sono arrivato al monolocale di cui si parla. Paradossalmente, non sto scherzando, è stata anche una delle migliori soluzioni nelle quali mi sono imbattuto». Infine un messaggio forte a chi decide di intraprendere il cammino del fuorisede. Un messaggio di quelli che solo i ragazzi, con la loro forza di volontà, sanno lanciare: «Seguite sempre la vostra strada senza rinunciare ai desideri. E poi Milano è bellissima, sa darti tanto nell’incrocio tra le varie culture. Tutti insieme possiamo migliorare la situazione se la affrontiamo nel modo giusto».

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