Dopo lo strappo con Abi, Intesa Sanpaolo sigla un accordo con i sindacati per la settimana lavorativa di 4 giorni

Il gruppo Intesa Sanpaolo e i sindacati del settore bancario hanno sottoscritto un accordo per regolare smart working, settimana corta di 4 giorni di 9 ore ciascuno e diritto alla disconnessione. Lo rende noto il sindacato autonomo Fabi, la principale organizzazione dei lavoratori del settore. Per lo smart working, in particolare, viene fissato un tetto a 120 giorni annui, che sale a 140 giorni per alcune tipologie di lavorazioni, fruibili, in entrambi i casi, nell’ambito di un corretto equilibrio fra attività in presenza e da remoto; viene riconosciuto un buono pasto di 4,5 euro quando il lavoro è svolto da casa. – Intesa Sanpaolo spiega che l’accordo con tutte le organizzazioni sindacali “integra e amplia le misure, fortemente innovative, del nuovo modello di organizzazione in corso dal primo gennaio 2023”, con 40mila persone che hanno già aderito al lavoro flessibile.

“Quello di oggi è un accordo importante che, raccogliendo il contributo dei tanti colleghi che hanno partecipato alle recenti assemblee, consente di superare i contratti individuali, ribadendo quindi che gli accordi collettivi sono il modo migliore per gestire i grandi cambiamenti della banca in un contesto in continua evoluzione”. Questo il commento del coordinatore Fabi Intesa Sanpaolo, Paolo Citterio. Intesa Sanpaolo è il primo gruppo bancario italiano e conta 74mila dipendenti, l’accordo potrebbe fare da riferimento per altre intese. A inizio marzo il gruppo guidato da Carlo Messina aveva “rotto” con l’Abi (la Confindustria delle banche, ndr) ritirando la delega per le trattative sul rinnovo del contratti.

L’accordo fra sindacati e Intesa Sanpaolo su settimana corta e smart working “siglato alla vigilia dell’inizio delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale, è ad un tempo innovativo e garantista perché guarda al futuro, e individua nelle tutele del contratto nazionale e nel ruolo della contrattazione collettiva le garanzie di una ‘transizione giustà, rispettosa del ciclo di vita delle persone del lavoro.” Lo afferma Domenico Iodice, segretario nazionale First Cisl.

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