Gaza, l’odissea del piccolo Kfir: l’ostaggio più giovane (10 mesi) «non è più sotto il controllo di Hamas»
Il suo nome è stato da subito inserito nella lista dei possibili rilasci, ma la speranza è andata a sbattere crudamente e crudelmente sulla realtà. E così Kfir Bibas, dieci mesi, il più piccolo degli ostaggi israeliani rapiti nel blitz di Hamas del 7 ottobre scorso, non è ancora tornato a casa. Anzi, il suo rilascio appare adesso ancor più complicato perché, stando a quanto riferito da un portavoce della Difesa di Gerusalemme, il piccolo sarebbe stato consegnato da Hamas a un gruppo terroristico palestinese di stanza nella città meridionale di Khan Younis.
Il motivo è semplice: Khan Younis, già flagellata dagli attacchi israeliani dei giorni scorsi, potrebbe essere al centro di nuove massicce operazioni dell’Idf nelle prossime ore. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha ipotizzato un attacco ancora più deciso di quelli precedenti subito dopo la scadenza del cessate il fuoco. Per questo i miliziani avrebbero spostato il bambino nella zona sensibile, per garantirsi un peso maggiore nei colloqui per estendere la tregua.
Ieri Israele ed Hamas hanno trovato l’accordo per una proroga di 48 ore della tregua, rispetto ai quattro giorni iniziali, con il rilascio di altri 20 ostaggi. Tra loro c’erano nove bambini – tra cui due gemelli di 3 anni – e due donne. Ma, ancora una volta, Kfir non era tra loro. E l’indignazione è montata ulteriormente quando si è saputo del suo trasferimento – insieme con il fratellino Ariel di 4 anni – a Khan Younis. Non c’è certezza che con loro ci siano anche i genitori, Yarden e Shiri: l’immagine della madre terrorizzata che stringe i due bambini nel giorno dell’attacco di Hamas resterà una delle immagini più forti e crude di questa guerra. Tuttavia secondo l’analista Michael Horowitz la famiglia dovrebbe essere ancora unita nelle mani del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, un gruppo terroristico marxista-leninista. Sarebbero 40, secondo la Cnn, gli ostaggi che non son più sotto il diretto controllo di Hamas.
Le reazioni della famiglia
«Stiamo vivendo momenti di grande incertezza. La consapevolezza che non avremo l’abbraccio che desideravamo ci lascia senza parole», recita una nota diffusa ieri dalla famiglia di Kfir. Il cui rilascio sembra destinato a slittare anche perché sul tavolo c’è ora la trattativa per il rilascio dei militari rapiti, che sarà frutto di un accordo separato e sul quale innegabilmente Hamas punta moltissimo. In cambio infatti c’è il rilascio dei prigionieri palestinesi, compresi sospetti membri di alto profilo dell’organizzazione terroristica. E brucia ancora a Tel Aviv la trattativa del 2011 per il rilascio del soldato dell’IDF Gilad Shalit, in cambio del quale Hamas ottenne il rilascio di 1.027 prigionieri, tra cui Yahya Sinwar, ritenuto il pianificatore dell’attacco del 7 ottobre. Una trattativa che si preannuncia lunga e complessa con, sullo sfondo, la nuova offensiva di Israele post tregua, che rischia di trasformare ancora una volta i sequestrati in scudi umani.
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