Cartelle, rateizzazione più facile per chi è in difficoltà. Leo: «Fino a 120 rate, sarà strutturale». Irpef giù per i redditi medi

Viceministro Maurizio Leo, la riforma fiscale sta procedendo con un passo accelerato. Già sei decreti approvati e questo mese si vedranno anche i primi benefici del taglio dell’Irpef. Giorgia Meloni ha detto che il Fisco quest’anno sarà la priorità. A che punto è la riforma e quali saranno i prossimi passaggi?
«Il Presidente Meloni ha fatto molto bene a soffermarsi sull’importanza della riforma fiscale. È un tema che rappresenta una priorità per il governo, perché parte fondamentale del programma con il quale ci siamo presentati agli italiani. Ora, dopo i sei decreti legislativi approvati in maniera definitiva e già entrati in vigore, puntiamo a portare a casa anche quelli riguardanti il Concordato preventivo biennale e la disciplina dei giochi a distanza. E non ci fermiamo qui: presenteremo anche i decreti su sanzioni e riscossione, altri due temi sui quali urge un intervento normativo».

Partiamo dalla riscossione. Tema sensibile per i cittadini. Dopo le varie sospensioni dovute alla pandemia ora le cartelle stanno tornando nelle cassette dei contribuenti. Cosa cambierà con la riforma?
«Vogliamo ripensare il meccanismo di riscossione nel suo complesso, rendendolo più semplice, più accessibile e venendo incontro ai contribuenti onesti che hanno difficoltà finanziarie». 

A quanto ammonta il totale di tasse non riscosse dal fisco? 
«Nei magazzini del fisco ci sono 1.185 miliardi di tasse non riscosse. È una cifra abnorme, che dobbiamo cercare di smaltire». 

Come farete in modo che non si formi più una montagna del genere?
«Io credo che si debba intervenire sul versante della collaborazione e della semplificazione per evitare che si accumuli “una montagna del genere”. Ciò significa partire da un’idea di fisco che interviene ex ante piuttosto che ex post. E questo noi lo stiamo facendo, mettendo a punto provvedimenti come l’adempimento collaborativo, che è uno dei sei provvedimenti già in vigore, ma anche il concordato preventivo biennale, che al momento è all’esame del Parlamento, in attesa di essere definitivamente approvato, entro questo mese, dal consiglio dei Ministri».

Come cambieranno gli atti di riscossione?
«Uno dei punti centrali è il discarico ovvero la restituzione all’ente impositore, dopo 5 anni, delle cartelle inesigibili da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. A quel punto, l’ente impositore potrà valutare se intraprendere nuove verifiche e rimandare la richiesta di recupero del credito all’Agenzia, integrando ulteriori informazioni utili per l’estinzione del debito. In questo modo, la riscossione potrà concentrarsi maggiormente sui quei crediti che invece sono esigibili. Non solo: ci sarà anche un utilizzo sempre più frequente degli strumenti digitali che abbiamo a disposizione, perché il fisco che vogliamo deve sfruttare al massimo la tecnologia esistente, senza mai diventare invasivo». 

La rateizzazione delle cartelle sarà resa strutturale?
«Come già detto, in una logica di rapporto fiduciario tra amministrazione finanziaria e contribuente, è sicuramente una cosa positiva semplificare e rendere strutturale la rateizzazione fino a 120 rate. Anche qui, però, dobbiamo tenere conto di vari fattori. L’intenzione è di venire incontro al contribuente, quando ci si trova effettivamente davanti a soggetti che non possono pagare. Il Fisco deve avere un volto umano, ma ovviamente anche essere inflessibile con chi fa il furbetto, senza fare sconti. Non possiamo permettere che ci siano soggetti che si “finanziano” con le tasse». 

L’altro decreto sarà quello sulle sanzioni. Lei ha sempre ribadito che in Italia le sanzioni sono troppo alte. Come cambieranno e come sarà garantita la loro deterrenza?
«Il sistema sanzionatorio attuale è sproporzionato. E non lo dice solo Maurizio Leo, ma anche la Corte costituzionale ha mosso rilievi in tal senso. In materia di Iva ci sono sanzioni che vanno dal 120 al 240%. Bisogna arrivare massimo al 60%, come nella media europea. Dall’altro lato, inasprire le sanzioni accessorie per chi veramente ha posto in essere un comportamento fraudolento nei confronti dello Stato». 

Da tempo si lavora anche a dei testi unici su una materia, quella fiscale, che ha un grado di complessità elevatissimo. A che punto è questo lavoro?
«Puntiamo a mettere in consultazione i testi unici già nei primi mesi del 2024. La certezza del diritto, obiettivo della delega fiscale, non può non passare dai testi unici, per portarci, anche da questo punto di vista in linea con gli altri paesi Ue». 

Senta, un tema molto dibattuto riguarda la riforma dell’Irpef. È finanziata per un solo anno. Però è stato creato un fondo “taglia tasse” alimentato dall’abolizione dell’Ace per le aziende e dai decreti attuativi, dalla Global minimum tax al concordato preventivo. Su quante risorse potrà contare questo fondo?
«Da quando ricopro questo incarico di enorme responsabilità mi sono dato una regola: non giocare con i numeri e non creare aspettative non fondate. Credo sia un segno di serietà e rispetto verso gli italiani. Sicuramente prevediamo un aumento del gettito fiscale, tenendo conto che le stime sulla nostra economia sono di crescita, superiori rispetto alla media europea. Inoltre, dall’adempimento collaborativo e dal concordato preventivo biennale, ci aspettiamo di ottenere gettito per alleggerire ulteriormente il carico fiscale». 

Il prossimo passaggio della riforma dell’Irpef, ha annunciato, riguarderà la classe media. Chi guadagna cioè da 50 mila euro in su. Su quale aliquota intendete agire, su quella del 35% o del 43%?
«Lo vedremo in base alle risorse a disposizione. Sono comunque convinto, e lo ribadisco, che non si può pensare di tassare chi ha 50 mila euro lordi di reddito con un’aliquota che, comprendendo anche le addizionali regionali e comunali, raggiunge in alcuni casi anche il 50%».

Le risorse per la riforma dovrebbero arrivare anche da una revisione delle spese fiscali. In manovra è stata introdotta la franchigia di 260 euro per le detrazioni dei redditi superiori a 50 mila euro. Sarà questa la strada anche in futuro?
«La strada che abbiamo individuato è quella dell’equità e della giustizia sociale. In questo ambito si dovranno rivedere le spese fiscali superflue ovvero quelle che non interessano la generalità dei contribuenti. Non vogliamo lasciare indietro nessuno, quindi chi ha un reddito davvero alto, e non stiamo parlando di chi guadagna 50 mila euro, deve concorrere alla spesa pubblica in ragione della propria capacità contributiva. Proprio come prescrive la nostra Costituzione».
 

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