Truffe da Frosinone al Lussemburgo, la società tra i campi di padel di De Santis e Bartoli intestata a un pregiudicato
Quando il liquidatore gli chiede come è fallita la società, l’ex amministratore risponde: «Ho gestito male. C’erano troppi sprechi, cene, cenette, gratta e vinci e cose varie». Cose varie. L’ex amministratore è Giuseppe Coppotelli, 56 anni, di Ferentino. Note particolari: una condanna per droga. Nell’inchiesta che ha terremotato la città Frosinone, Coppotelli è indagato per intestazione fittizia di beni e bancarotta fraudolenta per il fallimento della società “Pegaso”.
Coppotelli, secondo le accuse, era uno dei tanti prestanome (18 in tutto) delle società utilizzate per i presunti affari illeciti dell’associazione a delinquere guidata dall’immobiliarista Angelo De Santis e dal suo sodale Marino Bartoli, entrambi finiti in carcere. De Santis aveva accesso ai piani alti della finanza frusinate tanto da vantarsi, come emerge da un’intercettazione, che il direttore generale della Banca Popolare del Frusinate Rinaldo Scaccia lo avrebbe voluto accanto a lui in occasione della festa per i 30 anni dell’istituto allo stadio “Benito Stirpe”, si sarebbe occupato persino della gestione delle deleghe per il rinnovo del consiglio di amministrazione della stessa Bpf, ma al contempo frequentava o quanto meno si serviva, stando alle accuse, anche di pregiudicati per gestire la galassia di società.
Due mondi distanti anni luce tra i quali l’immobiliarista De Santis, per il tramite di Bartoli (anche quest’ultimo noto già alla giustizia), secondo le accuse, si muoveva con una certa disinvoltura tra aste giudiziarie, capannoni industriali, palazzine al centro di Roma, società “cartiere”, macchine contasoldi. E campi da padel.
IL BLITZ
Quando gli investigatori si mettono alla ricerca della sede della società Pegaso s’imbattono in un capannone ex Mazzocchia, in via Enrico Fermi, nella zona industriale di Frosinone, dove in una porzione erano stati allestiti cinque campi da Padel dalla società “Sport Mode”, di cui era amministratore Angelo De Santis. Quando però la polizia giudiziaria arriva sul posto scopre che l’impianto sportivo o allestito nel capannone era stato sequestrato per abusi edilizi dai carabinieri forestali. Sulle pareti c’era ancora il logo della società Pegaso, così come su alcuni furgonati trovati vicino al capannone.
Tutto questo succedeva nel maggio del 2021. Qualche mese dopo, a ottobre, la società Pegaso sarebbe stata dichiarata fallita dal tribunale di Frosinone. Dalle intercettazioni, sostiene l’accusa, emerge con chiarezza che la società fosse di fatto gestita da De Santis e Bartoli.
In una intercettazione, De Santis e Bartoli parlano della possibilità di accedere a un mutuo con la Bpf per comprare un immobile da un’altra società, intestata sempre a un prestanome, ma di fatto nelle disponibilità di De Santis e Bartoli. Emerge però il fatto dei precedenti penali per droga di Coppotelli che avrebbero creato problemi con la banca. Ma il destino della società Pegaso, utilizzata come cartiera per emettere fatture per operazioni inesistenti e ottenere anticipi di credito da parte di banche e finanziarie, era segnato.
IL CRAC
E la storia, dai campi di padel, arriva in Lussemburgo. Qui ha sede la finanziaria, la Fasanara Investments, sulla cui istanza il tribunale di Frosinone ha dichiarato fallita la Pegaso, per un credito insoluto di 342mila euro. La Pegaso aveva ceduto alla finanziaria lussemburghese il credito per una serie fatture, in questo modo la società ciociara aveva ottenuto anticipazioni di denaro sui propri conti, peccato che le fatture fossero false come riconosciuto dai presunti debitori (la società che gestisce una nota catena di supermercati, all’ignaro di tutto).
Nel frattempo i soldi anticipati dalla finanziaria lussemburghese erano spariti dai conti della Pegaso. Il gioco era fatto. Questo stesso escamotage, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, era stato utilizzato dalla Pegaso anche ai danni di altri istituti bancari di primo piano a livello internazionale.
Quindi ad ottobre del 2021, su istanza della finanziaria Lussemburghese, il tribunale di Frosinone ha dichiarato il fallimento. In due anni, secondo le accuse, ha ricevuto fatture per operazioni inesistenti per 8 milioni da un’altra società controllata da De Santis e Bartoli. Sentito dal curatore sulle cause del crac, l’ex amministratore Coppotelli ha dichiarato: «Ho gestito male. C’erano troppi sprechi, cene, cenette, gratta e vinci e cose varie».
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