Redditometro, stop di Meloni: «No Fisco invasivo». Il premier vede Leo: con noi niente Grande Fratello

Stop al Redditometro. Stop ai superpoteri del Fisco per “spiare” le abitudini di spesa degli italiani. Giorgia Meloni prende il toro per le corna nel tardo pomeriggio. Appare in video la premier e annuncia che del decreto fiscale firmato dal “suo” viceministro al Mef Maurizio Leo e cannoneggiato da tutta la maggioranza, non se ne farà nulla. «Non ci sarà nessun Grande Fratello fiscale», mette a verbale la leader di Fratelli d’Italia. «Siamo sempre stati contrari a meccanismi invasivi come il redditometro applicati alle persone oneste e la nostra posizione non è cambiata», rincara.

Dunque, il decreto apparso martedì in Gazzetta ufficiale, tra l’ira e lo stupore di Lega e Forza Italia e della stessa premier, che non ne sapeva niente, «sarà sospeso». Nelle stesse ore anche la Camera certifica la frenata con il via libera all’ordine del giorno della Lega al decreto Superbonus che chiede «il superamento del redditometro».

Meloni: Nessun grande fratello fiscale sarà mai introdotto da questo Governo

LA LINEA

Mette una toppa Meloni a una piccola voragine che ha iniziato ad allargarsi in maggioranza a poche ore dalla notizia. Da un lato la furia di Antonio Tajani, il leader di Forza Italia colto alla sprovvista dalla norma che di fatto, con nuovi paletti, conferma i controlli del Fisco battezzati da Renzi a Palazzo Chigi. Dall’altro Matteo Salvini e la Lega tutta in trincea contro il “Grande Fratello” delle tasse. Il ritorno dei controlli fiscali era diventato un caso politico. Di più: elettorale. A tre settimane dalle Europee, la norma firmata FdI rischiava di trasformarsi in un boomerang. Di qui la controffensiva della premier, dopo i caminetti e le telefonate per calmare gli alleati. Di prima mattina rompe il silenzio sui social: «Mai nessun “grande fratello fiscale” sarà introdotto da questo Governo», promette. Nel pomeriggio a Palazzo Chigi incontra Leo.

È irritata la premier per il polverone montato su una materia che, sotto elezioni, è nitroglicerina pura. Senza contare che era stata lei, cinque anni fa, a tuonare per prima contro il governo Conte di fronte all’ipotesi di un ritorno del redditometro. In un primo momento Meloni aveva chiesto a Leo di venire in Cdm, domani, chiarire che il decreto bollinato non rinnova i controlli delle Entrate, semmai aggiunge “garanzie” per i “cittadini onesti”.

Ma la polemica è ormai scoppiata e non si può prendere altro tempo. Dalle opposizioni è un tiro al piattello continuo. «L’inflazione aumentata, la spesa alimentare costa molto di più e ora con i costi maggiori andranno anche sindacare su quelli che sono i presunti redditi degli italiani», infilza Giuseppe Conte, presidente dei Cinque Stelle. Mentre Elly Schlein mette il dito nelle divisioni fra alleati e parla del «solito disastro di un governo che si divide», la segretaria Pd. Meloni decide d’intesa con il suo viceministro e dopo un consulto con Tajani e Salvini di correre subito ai ripari. Non può e non vuole sconfessare Leo, la sua vedetta a via XX settembre. Così in video fa una premessa.

IL RINVIO

«Abbiamo ereditato una situazione pericolosa: non c’è alcun limite al potere discrezionale dell’amministrazione finanziaria, di contestare incongruenze tra il tenore di vita e il reddito dichiarato». Sicché, spiega la premier facendo scudo a Leo, «è nata la necessità di un decreto ministeriale che prevedesse precise garanzie per i contribuenti». Un decreto, aggiunge poi, e qui davvero soppesa le parole, «predisposto dagli uffici ministeriali del Mef».

Insomma una decisione presa dai tecnici, e sconfessata ora dai politici. L’intenzione, cerca di spiegare la presidente del Consiglio, era in realtà «contrastare la grande evasione e il fenomeno inaccettabile di chi si finge nullatenente ma gira con il Suv o va in vacanza con lo Yacht». Poi però la retromarcia obbligata «dalle polemiche»: il decreto firmato Leo sarà «sospeso» in attesa di «ulteriori approfondimenti».

Si chiude qui, forse, un caso che ha fatto ballare il centrodestra per un giorno intero e messo a nudo la corsa fra alleati a piazzare bandierine elettorali. Non perde tempo la Lega, appena annunciata la retromarcia del governo. Matteo Salvini esulta per il rinvio, «come auspicato con grande chiarezza dalla Lega, avanti con il buonsenso». Negli stessi minuti ecco Forza Italia rivendicare il successo della campagna contro la super-lente del Fisco italiano. «Molto soddisfatto per la decisione di Meloni di aver accolto la nostra proposta» fa sapere su X il segretario Tajani. E il suo braccio destro Paolo Barelli, capogruppo alla Camera, rincara la dose: «La presidente Meloni ha ascoltato le richieste di Forza Italia e preso la decisione giusta, l’unica possibile».

Pericolo scampato? A Palazzo Chigi sperano di sì. Arriverà un nuovo decreto, nel frattempo «sarà differita l’attività applicativa del decreto ministeriale», fanno sapere fonti vicine a Leo. Fino ad allora, occhi aperti per evitare un nuovo inciampo. Lo ha chiesto la premier ai suoi fedelissimi a Chigi: controllare da vicino l’attività di ministri e parlamentari di Fratelli d’Italia, coordinarsi all’unisono sulla comunicazione dei singoli dossier. Le Europee, nelle speranze dei “patrioti al governo”, dovranno essere una festa, la conferma di un consenso che i sondaggi fotografano ancora solido. Basta poco per rovinarla.

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