Giorgia Meloni ed Elly Schlein, il doppio successo che polarizza la politica (oltre i sondaggi della vigilia)

Nella notte nera dell’establishment europeo, in mezzo ai crolli di Macron in Francia e dell’Spd di Scholz in Germania, l’Italia ci consegna uno scenario in cui, come spesso accade, i vincitori sono molti.
Vince Giorgia Meloni, con un risultato che, pur distante dalle vette ottenute alle precedenti europee dalla Lega o dal Pd del 2014, vede i Fratelli d’Italia in crescita, nettamente primo partito del Paese, sempre più partito-timone della coalizione di centrodestra. Con un simile risultato, a ridosso del 29%, è legittimo pensare che Meloni guardi anche fuori dai confini nazionali, cercando un ruolo da protagonista in Europa. È infatti tra i pochi leader europei che escono rafforzati da questo voto.

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L’analisi

Vince anche Elly Schlein, che ottiene forse il risultato più sorprendente della tornata elettorale, ben oltre i sondaggi della vigilia, che pure evidenziavano una importante tendenza di crescita. Il 24,5% che ottenuto dal Pd la rafforza in modo chiaro, e premia alcune scelte strategiche, come l’inclusione di alcuni leader della minoranza nelle liste elettorali, i quali partecipano all’ottimo risultato: i primi dati di preferenza vedono come grandi trionfatori Bonaccini, Decaro, Nardella, ma la notte è ancora lunga per questi numeri. Non è la prima volta che il Partito Democratico esce dal voto europeo più forte rispetto alle attese dei sondaggi: segno che l’elettorato Dem sente fortemente questo tipo di elezione, e si mobilita capillarmente, in controtendenza con l’elettorato generale.
Vince Antonio Tajani, che ha dimostrato come il posizionamento moderato, saggio e riflessivo di Forza Italia, in questo contesto, sia vincente: dopo la morte di Silvio Berlusconi, in pochi avrebbero pensato che il partito potesse sopravvivere. Invece non solo sopravvive, ma supera la Lega e acquisirà peso nel governo italiano e nella maggioranza europea. Forza Italia è viva e in buono stato di salute.
Vince poi l’Alleanza Verdi-Sinistra, la grande sorpresa di questo voto, guidata da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni: sfiora il 7%, ottenendo quasi il doppio rispetto a quanto le attribuivano alcuni sondaggi. Erano molti anni che la sinistra non raggiungeva simili dati in questo Paese. Frutto di candidature intelligenti, dal simbolo-Ilaria Salis fino a Ignazio Marino, passando per Mimmo Lucano, tutti nomi in grado di catturare l’elettorato d’opinione della sinistra italiana, senza trascurare candidati maggiormente in grado di intercettare anche il voto territoriale più organizzato, come Leoluca Orlando.

Il grande sconfitto è il MoVimento 5 Stelle: il dato che gli attribuiscono gli exit poll, il 10.5%, non può che deludere le aspettative. Con un’affluenza così bassa nel meridione, sembra facile ipotizzare che la vera ragione del calo pentastellato sia una scarsa mobilitazione del proprio elettorato, concentrato proprio nel Sud Italia. Per i 5 Stelle vale l’effetto opposto rispetto al Pd: alle Europee, hanno sempre ottenuto risultati inferiori alle aspettative, segno che il proprio elettorato, molto popolare, “sente” poco questo tipo di elezione.
La Lega non crolla ma non può certo festeggiare: la candidatura di Vannacci ha sicuramente galvanizzato un segmento di destra radicale dell’elettorato e fermato le perdite, ma non sembra essere bastata a invertire le tendenze.
Stati Uniti d’Europa e Azione, infine, si sono rivelate una delusione. Gli azionisti si fermano lontani dalla soglia di sbarramento, e al momento è molto alto il rischio di non raggiungerla anche per la lista di Renzi e Bonino. Insieme, avrebbero potuto ottenere un risultato importante sia dal punto di vista numerico che politico: una grande occasione mancata.
Dunque, il primo partito di governo e il primo partito di opposizione escono trionfanti dal voto europeo: anche questo, un fenomeno molto italiano.

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