Europee, tutte le preferenze: dall’exploit di Vannacci a quello di Decaro al Sud, chi sono i candidati più votati

Sorprese e conferme, tra preferenze da record e delusioni inaspettate. Dietro l’irraggiungibile Giorgia Meloni – con i suoi 2,3 milioni di voti personali, spalmati su tutte le circoscrizioni – l’elenco dei 76 eurodeputati italiani in marcia per Bruxelles vede exploit importanti, in termini di preferenze personali. Se tra i leader di partito che rinunceranno al seggio – oltre al premier si segnalano i risultati del vicepremier Antonio Tajani e della segretaria dem Elly Schlein – tra quelli che effettivamente siederanno nell’emiciclo di Strasburgo il bottino personale più rilevante è quello del generale Roberto Vannacci, candidato per la Lega, che supera le 532 mila preferenze, spalmate nelle cinque circoscrizioni italiane. Nel Partito democratico è Antonio Decaro a mettere insieme il consenso più ampio. L’ex sindaco di Bari e leader dell’Anci viene eletto nella circoscrizione Italia meridionale con quasi mezzo milione di voti, superando Stefano Bonaccini: il governatore dell’Emilia Romagna è stato eletto nella circoscrizione nord-orientale con 387 mila preferenze.

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I PROMOSSI 

Nella lista di Forza Italia spicca, nella circoscrizione Sud il risultato di Edy Tamajo, assessore alle attività produttive della Regione Sicilia, che porta a casa oltre 121 mila voti. In casa Fratelli d’Italia ottiene la conferma per il secondo mandato da europarlamentare Nicola Procaccini, già sindaco di Terracina (Latina): è stato il più votato del suo partito (Meloni a parte) nell’Italia centrale. Andando più a nord, tra gli eletti ci sono cognomi eccellenti come quello di Giovanni Crosetto, nipote del ministro della Difesa e capogruppo di Fdi al consiglio comunale di Torino, e Alessandro Ciriani, sindaco di Pordenone e fratello del ministro per i Rapporti con il Parlamento. Tra i nuovi rappresentanti dem all’Europarlamento anche Lucia Annunziata, l’ex segretario Nicola Zingaretti, Cecilia Strada (con oltre 280 mila voti) e Alessandro Zan, oltre a una pattuglia di ex sindaci che si aggiungono al barese Decaro: Dario Nardella (Firenze), Giorgio Gori (Bergamo) e Matteo Ricci (Pesaro). Forza Italia porta a Bruxelles Letizia Moratti, ex ministro dell’Istruzione e sindaco di Milano. Nel Movimento 5 stelle il più votato è l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, con oltre 117 mila preferenze. Della pattuglia pentastellata al Parlamento europeo farà parte anche l’ex calciatrice Carolina Morace. Per l’Alleanza Verdi-Sinistra il record di preferenze è di Ilaria Salis, con quasi 180 mila voti in due circoscrizioni, mentre nell’Italia centrale l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino supera quota 40 mila.

GLI ESCLUSI 

Tanti anche i big che non hanno ottenuto il seggio all’Europarlamento. Tra questi c’è Vittorio Sgarbi, ex sottosegretario alla Cultura e attualmente sindaco di Arpino (Frosinone), che era candidato con Fdi al sud. Bocciata anche Alessandra Mussolini, dopo tre mandati non consecutivi, e l’ex governatrice del Lazio Renata Polverini: entrambe erano candidate con Forza Italia. Nella stessa lista – ma in rappresentanza di Noi Moderati, di cui e vicepresidente – il ragguardevole risultato elettorale non basta a Maria Chiara Fazio (figlia dell’ex governatore di Bankitalia) per ottenere il visto per Bruxelles. Al sud sfortunata la corsa di Caterina Chinnici, prima dei non eletti nonostante le 93 mila preferenze ottenute. Resta fuori dal nuovo Europarlamento il senatore leghista Claudio Borghi, economista euroscettico, recentemente al centro delle polemiche per i suoi duri attacchi al presidente della Repubblica in occasione del 2 giugno. Nel Carroccio delude anche Susanna Ceccardi, che rischia di non confermare il seggio: saranno decisive le scelte di Vannacci. Non tornerà a Strasburgo Vincenzo Sofo, europarlamentare uscente e marito di Marion Maréchal, la nipote di Marine Le Pen. Nel Pd restano fuori l’ex sardina Jasmine Cristallo e l’ex deputato Emanuele Fiano. Ha rischiato l’esclusione anche Marco Tarquinio, che ha atteso fino a ieri sera i risultati definitivi delle sezioni di Roma, decisive per vincere il testa a testa con Alessia Morani: si tratta di un risultato deludente per l’ex direttore dell’Avvenire, sulla cui candidatura i dem avevano puntato molto, anche a costo di forti polemiche per le sue posizioni antiabortiste. Il mancato raggiungimento della soglia del 4 per cento da parte di Stati uniti d’Europa, poi, miete vittime eccellenti: oltre ai leader Matteo Renzi ed Emma Bonino, resta fuori anche Sandra Lonardo Mastella, nonostante il 15 per cento ottenuto dalla lista (e le 12 mila preferenze personali) nel suo feudo del Beneventano. Stessa sorte, per motivi identici, per il leader di Azione Carlo Calenda, e per Michele Santoro (Pace terra dignità), Cateno De Luca (Libertà) e il sindaco di Terni Stefano Bandecchi (Alternativa popolare).
 

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