Francia, accordo storico tra Le Pen e i Repubblicani: l’estrema destra non è più tabù. La leader del RN sogna il modello Meloni: gli scenari

I Fratelli d’Europa, così li chiamava poco più di un anno fa il quotidiano conservatore francese Le Figaro che auspicava una svolta meloniana della destra francese. È passato un anno, ci sono state le elezioni europee che hanno visto una netta prevalenza del movimento di Marine Le Pen, il Rassemblement national (31,5% dei voti), e Macron ha sciolto l’Assemblea nazionale convocando le urne a fine mese.

Brevissima sintesi: le europee hanno terremotato la Francia, Paese che ora va incontro a un voto ad alto tasso di polarizzazione anche per via del sistema maggioritario che sta accelerando strappi e alleanze, conseguenze che prima erano solo nell’aria e da ieri si fanno più rapide e clamorose come l’accordo inedito tra i neogollisti guidati da Éric Ciotti e il partito di Marine Le Pen.

Ne dà notizia il Figaro. 

Per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica in Francia, infatti, i Républicains, eredi dei neogollisti, annunciano un accordo nel quadro delle elezioni legislative tra 20 giorni con l’estrema destra del Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen e di Jordan Bardella.

Francia, Bardella (Rn) apre ai repubblicani in vista del voto

Eredi dei gollisti e gollisti

Eredi dei gollisti, attenzione, perchè gli anni che ci separano dai personaggi e gli eventi storici di cui si parla non sono sempre all’insegna della continuità (e dimostrano che la politica non è mai statica). I gollisti di oggi stanno al generale simbolo della lotta antifascista come il Pd, che ha presentato alle ultime Europee un candidato che sostiene lo scioglimento della Nato, sta al Partito comunista di Berlinguer che diceva «Mi sento più sicuro sotto l’ombrello della Nato». 

I repubblicani di Ciotti che si alleano con una formazione di estrema destra e filoputiniana,  sono i discendenti dei Repubblicani del generale Charles De Gaulle, l’uomo che animò la Resistenza francese contro i nazisti e 80 anni fa annunciò la Liberazione di Parigi. E sono i discendenti di una storia che annovera un altro pilastro: il presidente Jacques Chirac, fondatore del Rassemblement pour la République, che alle presidenziali del 2002 sfidò e vinse contro il padre di Marine Le Pen, Jean-Marie Le Pen, riuscendo, da destra, a intercettare i voti di sinistra e facendo le barricate contro il candidato di estrema destra. Chirac, per dire, è l’esponente del centrodestra che viene ricordato per il riconoscimento pubblico del ruolo del governo collaborazionista francese nella deportazione degli ebrei. 

Insomma, il partito ha subito evoluzioni anche molto complesse. Ecco perchè ha una portata clamorosa questo accordo di oggi tra Repubblicani e nazionalisti e che rischia di far implodere il partito, sensibile alle posizioni conservatrici ma non compatto verso un’apertura così eclatante a Le Pen. E infatti il presidente dei senatori LR, Gérard Larcher, che è da sempre contrario a qualsiasi patto con l’estrema destra, chiede le dimissioni di Ciotti mentre il ministro francese dell’Economia e numero 2 del governo, Bruno Le Maire offre “asilo politico” nella maggioranza a tutti gli eletti e militanti dei Républicains che rifiutano la collaborazione con il Rassemblement National di Marine Le Pen. 

Che i Repubblicani abbiano scelto di spostarsi a destra sposando i temi identitari e la lotta ai migranti non è una novità: Ciotti è stato eletto a capo del partito e ha sconfitto il suo sfidante, il più liberale Bruno Retailleau, a fine 2022. «Sono di destra e non mi scuserò mai per questo», disse Ciotti vincendo. Il capolista dei Repubblicani, François-Xavier Bellamy, ha spiegato durante le ultime elezioni presidenziali di sentirsi più vicino a Reconquête! che a Macron. Ma ci sono state anche altre osmosi in passato: nel 2019 fu l’europarlamentare Thierry Mariani, ex ministro dei trasporti del governo Sarkozy, ad abbracciare Le Pen. Ora Ciotti sceglie di apparentarsi con Le Pen per andare alla guerra contro Macron. La coalizione non arruolerà la nipote di Le Pen, Marion Maréchal. La capolista del partito di Eric Zemmour, Reconquète, alle europee, ha condannato «un cambiamento di posizione» del Rassemblement National, che – ha fatto sapere in un comunicato – «rifiuta il principio di un accordo» sulle legislative. «Nonostante i miei tentativi di negoziare – lo spiacevole argomento che mi è stato addotto è che loro non auspicano nessuna associazione diretta o indiretta con Eric Zemmour».

Modello Giorgia

La leader del RN sogna il modello Giorgia. Con la premier italiana non ci sono rapporti consolidati: Marine fa squadra con Salvini in Europa. Ora però c’è un avvicinamento: Le Pen vuole percorrere le orme della leader di FdI e arrivare al governo smussando toni e pose e ha appena cominciato la conversione moderata per dare una presentabilità a quel fronte nero che va prendendo forma e che oggi vuole essere rassicurante con l’ingresso dei Repubblicani e l’epurazione dal gruppo di Identità e democrazia dell’Afd, accusata di simpatie filo-naziste. Ma la Francia è entrata in una infuocata campagna elettorale, ci si prepara a scontri durissimi, si stanno alzando le barricate. Come 80 anni fa c’è una guerra, in Ucraina, che è destinata a polarizzare tutto il dibattito europeo.

Il  ministro dell’Interno Gérald Darmanin che Ciotti oggi ha firmato gli accordi di Monaco, con un riferimento tetro al 1938 quando Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia (che in quell’anno varava le leggi razziali) approvarono l’annessione tedesca delle aree ecoslovacca dei Sudeti. 

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