Omicidio Tramontano, disposta la perizia psichiatrica per Impagnatiello. In Aula: “Con un figlio avrei dovuto rifiutare la promozione”
La Corte D’Assise di Milano, presieduta da Antonella Bertoja, ha disposto la perizia psichiatrica per Alessandro Impagnatiello, a processo per aver ucciso poco più di un anno fa Giulia Tramontano, la sua fidanzata al settimo mese di gravidanza. La decisione è stata presa al termine dell’interrogatorio ripreso e concluso quest’oggi, 10 giugno. “Impagnatiello ha un disturbo di personalità di tipo paranoide e ossessivo, non posso dire se era lucido al momento dell’omicidio”, ha spiegato Silvana Branciforti, consulente della difesa del ragazzo.
Dopo essersi già presentato alcune settimane fa, una deposizione in cui ha ammesso di aver ucciso Giulia e di aver occultato il cadavere, Impagnatiello è tornato questa mattina davanti alla Corte D’Assise milanese. Il 31enne ha risposto alle domande dei consulenti della difesa (uno psichiatra e una psicologa) e degli avvocati della famiglia Tramontano (due psichiatri). Dai primi è stato definito “un soggetto con disturbo di personalità di tipo paranoide e ossessivo” e dai secondi un uomo “lucido, capace di agire con determinazione”. Al termine dell’interrogatorio, la Corte ha disposto l’intervento di un perito. Nel corso della prossima udienza prevista per il 27 giugno, i giudici nomineranno gli esperti che dovranno effettuare la perizia psichiatrica.
Il racconto in Aula e le incongruenze
“Essere così superficiale da andare a confessare la relazione parallela alla mia compagna in gravidanza era l’ennesimo sintomo che la mia testa stava impazzendo. Non sto dicendo che io sia pazzo, ho sperato di crederlo, ho voluto credere di essere pazzo. Non penso di essere pazzo“, ha detto Alessandro Impagnatiello davanti alla Corte d’Assise di Milano, rispondendo alla domanda del suo difensore Samanta Barbaglia sul perché nel dicembre del 2023 confessò a Giulia Tramontano il tradimento con una collega dell’Armani Cafè, per poi decidere di ritrattare. Dalla scoperta della “gravidanza” di Giulia Tramontano è “come se nella mia testa fosse passato di rallentare la strada, sarei stato a casa e avrei lavorato solo in orario diurno, avrei dovuto rifiutare la mia promozione“, ha poi dichiarato in un altro passaggio della sua deposizione. “Ero in quello stato di nascondere, di scappare da quel mostro che era appena uscito da me”, ha raccontato Impagnatiello alla pm Alessia Menegazzo, che gli ha chiesto come mai sin dai minuti successivi e la domenica avesse simulato che Tramontano fosse ancora in vita inviando messaggi dal suo cellulare. “Stavo tentando una via di fuga che però non c’era”, ha poi continuato.
Ci sono discrepanze tra quanto ha affermato in aula da Impagnatiello e quanto risulta dagli atti delle indagini come le copie forensi del suo telefono o gli esiti dell’autopsia. E’ quanto emerge da alcune domande per precisazioni poste al barman dal pm Alessia Menegazzo. In particolare, tra le incongruenze evidenziate dall’accusa, una riguarda la vacanza a Ibiza con Giulia, poche settimane prima di ucciderla. Il 31enne ha detto che si sarebbe dimenticato dell’altra ragazza con cui aveva una relazione parallela al punto da non rispondere nemmeno ai messaggi che gli inviava. “E’ sicuro di quello che ha raccontato? – ha chiesto il pubblico ministero – Perché le copie forensi raccontano altro. In tre giorni troviamo oltre 500 scambi tra foto e messaggi”. E lui: “Sì è vero, mi scriveva, mi cercava, io tardavo a risponderle, mi ero distanziato moltissimo da lei”. Inoltre dall’esame autoptico, diversamente da quanto ha affermato alla scorsa udienza ossia che quando ha accoltellato Giulia lei era accovacciata davanti a un mobile in sala per cercare un cerotto per via di una piccola ferita, non risulta alcun taglio alla mano: “No, dice lui, si era tagliata a un dito, ma non gravemente”, ha replicato al pubblico ministero. Tra le altre incongruenze messe in luce dalla Procura, anche quella in merito a “una discussione pacifica” tra lui e Giulia, poco prima dell’omicidio. Versione data alla scorsa udienza dall’uomo e che stride con le “urla di una donna” sentite da una vicina convocata come teste.
La versione della difesa
“Non stiamo parlando di capacità di intendere e di volere, ma di capire cosa sia accaduto a lui in quel momento, da che disturbi è affetto, se ne è affetto”, ha dichiarato la legale di Impagnatiello Giulia Gerardini. “Alessandro vorrebbe avere delle risposte più chiare rispetto a quello che è accaduto, ha dei dubbi, delle questioni su cui vorrebbe avere risposte: vuole sapere cosa è accaduto, perché è accaduto”, ha spiegato ancora Gerardini. In aula ha deposto anche Silvana Branciforti, consulente della difesa di Impagnatiello, che lo ha descritto così: “Tranquillo, educato, disponibile, articola la comunicazione e il pensiero, è collaborativo: a vederlo non si direbbe che ha compiuto quello che ha fatto”.
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