Rapina da Bulgari, la fuga di un km nelle fogne dopo il colpo e il gps per orientarsi nel tunnel: così i ladri sono riusciti a scappare

Le serrande al civico 11A di via dei Condotti, quelle della parte più piccola della storica gioielleria Bulgari, sono ancora abbassate da quando, nella notte tra sabato e domenica, la banda del buco ha messo a segno il suo colpo da oltre mezzo milione di euro. E così resteranno, come si legge sul sito della boutique, fino al prossimo 10 luglio. Un inventario completo non è ancora stato fatto e si presuppone che la stima iniziale dei 500 mila euro sia destinata a salire non di poco. Mentre la proprietà, che continua a non voler rilasciare dichiarazioni sull’accaduto fa il possibile per riaprire, la squadra Mobile va avanti con le ricerche dei banditi, concentrando le forze nel raggio di meno di un chilometro dallo storico negozio.

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Rapina da Bulgari, le indagini

Le telecamere nelle vie limitrofe, come quelle dell’autorimessa di via Mario de’ Fiori, dove si trova anche l’entrata laterale della boutique che ha permesso agli agenti di intervenire e mettere in fuga la banda, sono già state visionate dalla polizia che però non ha notato movimenti sospetti prima, durante o dopo il furto. Non c’è dubbio quindi che gli almeno tre componenti – tanti sono stati immortalati dalle telecamere interne dell’esercizio commerciale prima che fossero messe fuori uso, anche se si pensa che nelle gallerie ce ne fossero altri ad attenderli – abbiano usato la vasta rete fognaria sotterranea per arrivare e per andare via, presumibilmente a circa un chilometro da Bulgari. Le telecamere di videosorveglianza posizionate in strada potrebbero aver ripreso qualche componente della banda durante la fuga da uno dei tombini. Nessuna impronta digitale è stata rilevata dalla polizia scientifica e nessun attrezzo è stato lasciato all’interno, neanche un’ipotetica scala utilizzata per arrampicarsi, dato che la distanza tra il buco scavato e il locale sotterraneo a cui hanno avuto accesso dalle fogne è talmente poca che non hanno avuto bisogno di supporti. L’unico oggetto lasciato dalla banda è una busta di plastica vuota.

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L’ipotesi di un basista

Rimane ancora in piedi l’ipotesi di un basista, una persona che fosse a conoscenza della mappatura delle gallerie, e che il colpo sia stato programmato nei minimi dettagli. È molto probabile che il buco sia stato scavato in più giorni e che al momento del furto sia stato rotto soltanto l’ultimo strato. Non sono neanche da sottovalutare le avanzate tecnologie. Se infatti, come dicono gli esperti del sottosuolo romano, basterebbe un giro all’interno dei sotterranei per capire dove sfondare, è altrettanto probabile che nei giorni precedenti al furto un complice sia entrato dentro al negozio e abbia posizionato un segnale gps. Così da permettere a chi era nei sotterranei di trovare più facilmente il punto preciso in cui sfondare. Gli inquirenti stanno visionando le telecamere interne del locale dei giorni o addirittura delle settimane precedenti per verificare questa possibilità, ma anche quella di un complice che più volte potrebbe essere entrato per fare un sopralluogo, magari qualche ladro esperto già noto alle forze dell’ordine. Intanto, chi quella notte era lì vicino, non si è accorto di nulla. «Non abbiamo sentito rumori, ci siamo accorti di quello che stava accadendo solo quando è arrivata la polizia», hanno detto Diego e Mauro, che lavorano nella vicina autorimessa.

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