Il ministro Sangiuliano in tv: «Con Maria Rosaria Boccia avevamo una relazione, ma non sono ricattabile»
Ha presentato le sue dimissioni alla premier, ma Giorgia Meloni le ha respinte, anche perché, assicura Gennaro Sangiuliano, «non sono ricattabile». Il ministro, emozionato, va in tv, al Tg1, si scusa con le persone a lui care e coinvolte nella vicenda e conferma ancora una volta la sua versione dei fatti: nessun euro pubblico è stato speso per pagare le trasferte con Maria Rosaria Boccia.
«Avevamo una relazione, anche per questo ho revocato l’incarico», dice a proposito della mancata nomina dell’imprenditrice e influencer al ruolo di consigliera per i Grandi Eventi. Per lei, aggiunge, «non ho mai speso soldi pubblici, ho pagato tutto io». E dunque, «non sono ricattabile», ripete riferendo di aver mostrato al direttore del tg, Gian Marco Chiocci, i suoi dati bancari e i biglietti del treno per Milano e dell’aereo per Taormina, presi insieme a Boccia. «Sono stati pagati da me – precisa -, con la carta credito che fa riferimento al mio conto personale».
«Mi pesa parlare di questo. È un rapporto personale affettivo», confessa. Ma il chiarimento è necessario ed atteso, anche da Maria Rosaria Boccia, che poco prima della messa in onda annunciava di attendere il Tg1 con una confezione di pop corn: «Tutto arriva per chi sa aspettare». Certo la prima reazione non è la migliore: «Iniziamo a dire bugie»… e ironizza «su questo terreno non sono ricattabile…».
Il centrodestra per ora continua a quindi sostenere il ministro: «Io mi fido dei colleghi con cui lavoro» dice il leader della Lega, Matteo Salvini dopo che Sangiuliano aveva precisato che alcune sue considerazioni sul collega e vicepremier sull’uso delle auto blu con accompagnatori erano state travisate («Non era certamente mia intenzione attaccare l’onorevole Salvini, di cui ho massima considerazione e i cui comportamenti da sempre per me sono irreprensibili»). Anche il responsabile dell’organizzazione di FdI Giovanni Donzelli, al termine della riunione dell’esecutivo del partito, interpellato sul caso Sangiuliano, alla domanda se sia stata rinnovata la fiducia al ministro replica «Nessuno l’ha mai tolta». Ma il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è più duro: a Sangiuliano, dice, «certamente rivolgerei un invito alla cautela quando si occupano posti di responsabilità».
Tant’è che l’affaire Sangiuliano rischia di arrivare anche in procura: il verde Angelo Bonelli annuncia infatti la presentazione di un esposto. Dopo il faccia a faccia di ieri con la premier, Sangiuliano continua però a ripetere anche alla stampa la sua versione dei fatti su chi ha pagato le trasferte. Dice anche altre cose che non piacciono all’influencer e imprenditrice che in uno dei suoi tanti post sui social rivela di aver sentito il ministro nelle ore in cui Sangiuliano era a colloquio con la premier («Te l’ho detto ieri pomeriggio al telefono e te lo ripeto questa mattina», scrive la donna). Lei torna quindi all’attacco pubblicando una serie di nuove prove, audio e intestazioni di mail con dirigenti del Mic che comprovano l’avvenuta «nomina quale consigliera del ministro per i grandi eventi», che le inviano il programma per la cerimonia di consegna delle chiavi della città di Pompei e le carte di imbarco sua, del ministro e di una terza persona.
E mentre scoppia anche il caso delle riprese degli interni di Montecitorio, girate dalla donna grazie all’uso di occhiali «smart» in commercio che contengono una piccola telecamera, l’opposizione ne approfitta per spingere sulla richiesta di riferire in Parlamento affinché, dice il Pd, Sangiuliano spieghi «nelle sedi istituzionali i dettagli di una vicenda che sta imbarazzando il governo anche a livello internazionale». Oppure – ad eccezione del leader M5s Conte – si dimetta.
«Con garbo Carlo Nordio lancia il sasso e dà il via allo scarica Sangiuliano», dice la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella. Per Matteo Renzi sarebbe l’unica soluzione, dopo che «è diventato lo zimbello del paese». «Ormai non sembra più un governo, sembra una saga di Beautiful», sentenzia Elly Schlein.
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