Balneari, ok alla riforma: gare nel 2027 e indennizzi. Slitta il ddl sulla rete dei carburanti
Dopo 80 anni, una decina di regolamenti diversi e una serie infinita di eccezioni e proteste, sembra finalmente arrivato il momento di mettere la parola fine all’unicum dei balneari italiani. In serata è infatti approdata in Consiglio dei ministri la bozza mediata con Bruxelles da Raffaele Fitto che porterà all’adozione della direttiva Bolkestein anche nella Penisola. Un testo di riforma che se da un lato estende al settembre del 2027 le concessioni attuali, dall’altro obbliga alla messa a bando di tutte le autorizzazioni. Esattamente il baluardo che il centrodestra aveva giurato a più riprese di non voler mai ammainare. Tant’è che, a differenza della Commissione Ue, le associazioni balneari accolgono la notizia con delusione, lasciando trapelare la possibilità di manifestazioni e azioni legali.
Il via libera dell’esecutivo, non a caso, non è stato così semplice. Prima del Cdm Giorgia Meloni ha incontrato Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi in un lungo incontro a porte chiuse, necessario a vincere le ultime resistenze di chi – tra gli azzurri come nel Carroccio – avrebbe voluto spostare l’asticella ancora un po’ più in là, e spingere la proroga fino al 2029.
Ultimi sbarramenti costretti a capitolare dinanzi allo spettro sempre più concreto del ricorso di Bruxelles alla corte di Giustizia Ue, ma pure grazie alle garanzie strappate dall’Italia: se è vero che le gare infatti dovranno essere bandite entro il giugno del 2027 (ma in caso di «ragioni oggettive» che impediscono il completamento delle procedure di gara si prevede un ulteriore possibile slittamento fino al 31 marzo 2028) lo è pure che chi subentra dovrà pagare un indennizzo a chi lascia commisurato agli investimenti sostenuti negli ultimi cinque anni e dovrà assicurare la continuità occupazionale dei lavoratori. Infine, a completare il quadro di una norma comunque osteggiata da Movimento 5 stelle e Partito democratico, è stata anche estesa la durata delle nuove concessioni da un minimo di cinque anni e a non più di venti, «al fine di garantire al concessionario di ammortizzare gli investimenti effettuati».
I RISULTATI
Risultati insperati a cui, nella settimana della sua nomina a candidato Commissario Ue, Fitto affianca anche la chiusura di 16 ulteriori procedure a carico dell’Italia, all’interno del decreto salva infrazioni approvato in Cdm. Si va dalla riduzione dei tempi della giustizia per il pagamento dei debiti commerciali e dei servizi di intercettazione nelle indagini penali alle norme sul codice della strada, dalla tutela dei minori indagati in procedimenti penali, fino al diritto d’autore. Una sforbiciata che porta ora il Belpaese a scendere sotto la media dei Ventisette e che lascia intendere come l’intera vicenda abbia avuto un ruolo nell’accreditare il ministro italiano come papabile vicepresidente esecutivo dell’Unione.
«La collaborazione tra Roma e Bruxelles ha consentito di trovare un punto di equilibrio tra la necessità di aprire il mercato delle concessioni e l’opportunità di tutelare le legittime aspettative degli attuali concessionari» si legge nella nota inviata a sera da palazzo Chigi, appena prima che a commentare positivamente la riforma fosse Bruxelles. Un portavoce della Commissione infatti, sottolinea come si tratti di «una soluzione globale, aperta e non discriminatoria che copre tutte le concessioni da attuare entro i prossimi tre anni».
I BENZINAI
Mentre si attende di capire la reazione dei balneari, sulle barricate ci sono già i benzinai. Tant’è che è slittata in extremis l’approvazione del disegno di legge arrivato ieri in Cdm dopo oltre un anno di confronto con gli operatori del settore al ministero delle Imprese e del made in Italy. La norma utile a qualificare i punti vendita, a regolare i loro rapporti con le aziende petrolifere e ad accompagnare la riconversione verso la mobilità verde, è infatti aspramente contestata dalle organizzazione dei gestori degli impianti, che sono arrivati a minacciare la serrata contro quella che definiscono «la più incauta e peggior riforma da quando in questo paese sono cominciati i rifornimento ai veicoli». Un testo che ci «distrugge», affermano Faib Confesercenti, Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio «per premiare le compagnie petrolifere» con una precarizzazione dei contratti tra queste e i gestori: avrebbero durata di 5 anni ma potrebbero essere disdetti con 90 giorni di preavviso.
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