Grillo, affondo su Conte: «Sta abbattendo M5S». Rischio scissione, cosa può succedere

Una volta era Beppe Grillo che accusava Giuseppe Conte di essere un azzeccagarbugli, ora è proprio il fondatore del Movimento 5 stelle a minacciare di ricorrere alle carte bollate per stoppare il nuovo percorso dei pentastellati guidato dall’ex premier. «Eserciterò i diritti che lo Statuto mi riconosce in qualità di garante, ossia custode dei valori fondamentali dell’azione politica del Movimento 5 Stelle», annuncia l’ex comico in un post di fuoco sul suo blog. Nel mirino c’è l’avvocato di Volturara Appula e il lancio dell’assemblea costituente: «Ad oggi non mi sembra si stia compiendo un’opera di rinnovamento, ma un’opera di abbattimento, per costruire qualcosa di totalmente nuovo, che nulla ha a che spartire con M5s», l’accusa di Grillo che poi evoca la scissione in maniera chiara: «Ormai è chiaro come il sole: a ottobre vi troverete davanti a un bivio, costretti a scegliere tra due visioni opposte di cosa debba essere il Movimento 5 Stelle. La prima è di una politica che nasce dal basso, e non da politici di professione, la seconda è quella di Conte».

Si consuma definitivamente la rottura tra i due, nonostante il giurista pugliese nei giorni scorsi si sia speso in un appello all’unità. Per Grillo ci sono limiti invalicabili, oltre i quali non si può andare. Cita «l’articolo 12, lettera a) numero 2», ribadisce che il nome, il simbolo e la regola dei due mandati sono «elementi imprescindibili che devono restare tali affinché il Movimento possa ancora dirsi tale». La guerra legale è già in essere, la risposta al garante pentastellato arriva dal deputato Alfonso Colucci, che riveste il ruolo di organo di controllo del Movimento con il compito di vigilare sul rispetto della legge, dello statuto, dei regolamenti e delle deliberazioni degli organi associativi. Secondo lo statuto nome e simbolo possono essere modificati e comunque Grillo «ha rinunciato in accordi contrattuali riservati a qualsiasi contestazione relativa all’utilizzo del simbolo». E anche per quanto riguarda il superamento dei due mandati la regola «non è contenuta nello statuto ma nel codice etico», i poteri di Grillo sono «privi di un’efficacia giuridica, l’assemblea è sovrana», nessuno può stoppare le votazioni degli iscritti né contestarne l’esito. «Nessuno deve temere una comunità che discute… ma nemmeno chi decide liste bloccate e abbracci mortali senza discuterne con la comunità», la tesi invece del fondatore. E ora? Conte tira dritto, il processo di cambiamento M5S va avanti, oggi si chiude la raccolta di proposte di iscritti e simpatizzanti (ne sono arrivate circa 15 mila), poi inizierà la fase deliberante, si stilerà la griglia dei temi proposti sui quali si andrà al confronto e poi al voto, infine ci sarà l’assemblea plenaria. Insomma, entro fine ottobre il Movimento cambierà pelle. Ma Grillo non ci sta, nelle 48 ore che è rimasto a Roma ha incontrato l’ex senatore Elio Lannutti («l’ho trovato in forma, come sempre») in rappresentanza degli ex parlamentari pentastellati, vuole bloccare i passaggi ipotizzati dall’ex presidente del Consiglio, non esclude affatto un progetto alternativo anche se prende un contributo (che sarebbe stato ridotto) di consulenza sulla comunicazione. «Beppe parla da padre-padrone. Ha mai pensato di mettersi in discussione, lui che parla di mandati ed è l’unico che si è garantito un ruolo a vita? Forse sarebbe più utile usare quelle risorse per scopi più utili per il Movimento, come ad esempio per le nostre sedi sul territorio», dice il contiano Michele Gubitosa.

Grillo tra gli eletti è isolato, mantiene ancora contatti con qualche deputato di riferimento. Nulla di più, anche se c’è fibrillazione nei Palazzi, non tanto per il diktat del fondatore, quanto per il posizionamento M5S nel campo progressista (in due hanno lasciato la barca negli ultimi giorni). «Grillo sbaglia, sarà la base a decidere, non certamente lui, da una persona con le sue idee mirabolanti ci aspettavamo un contributo diverso», dice il vicepresidente dei deputati Riccardo Ricciardi. «No, ha ragione, scrive quello che è conseguente a un processo che, ahimè, non l’ha coinvolto, e non coinvolgere il garante e fondatore di una forza politica significa fottersene della storia antica», replica l’ex ministro Danilo Toninelli che tra l’altro contesta l’appoggio M5s in Liguria al candidato del centrosinistra Orlando («vuole la Gronda da sette miliardi che il Movimento non ha mai voluto»).

«Il MoVimento è nato dall’idea che Gianroberto Casaleggio ed io abbiamo avuto di creare una forza politica diversa, un’alternativa ai partiti tradizionali, ormai incrostati da decenni di politici zombie, più attenti ai propri interessi che a quelli dei cittadini che dovrebbero rappresentare. Sapevamo fin dall’inizio che il pericolo di cadere nello stesso tranello incombe su ogni forza politica, perché ogni rappresentante tende inevitabilmente a mettere se stesso al centro, sacrificando l’interesse collettivo», insiste il garante M5s. Ed ancora: «È evidente che i conflitti d’interesse si acuiscono quando i rappresentanti si chiudono nei loro privilegi e si rifiutano di lasciare lo spazio agli altri».

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