Maria Rosaria Boccia: «Sangiuliano ricattato, io con lui a Pompei per il G7 e per viaggi personali». Il ministro valuta esposto in Procura

Fiumi di lacrime. E lei, davanti alla tv, a «sorridere». Spietata, torna a parlare e dire la sua, Maria Rosaria Boccia, sul caso che da una settimana toglie il sonno al governo. Attacca Giorgia Meloni, la premier che ha respinto le dimissioni di Gennaro Sangiuliano, il ministro nella bufera. «Il potere ha spinto il Ministro alle dimissioni per poi respingerle, all’interno di una strategia cinica volta a tenere in ostaggio la cultura italiana in un momento di visibilità internazionale».

Un’influencer contro la premier: succede di tutto in queste folli giornate. Sono pesanti le accuse di Boccia, decisa a smentire fino all’ultima parola la versione di Sangiuliano. Lui, con la lunga intervista al Tg1 – che ha indignato le opposizioni e ora il caso finirà in Vigilanza Rai – ha ridotto tutto a un affare privato, «sentimentale» e ha giurato, proprio come ha fatto alla premier, che «neanche un euro pubblico è stato speso» per i viaggi e gli hotel insieme all’assistente. E ora valuta un esposto in procura: incontrerà i suoi legali.

Maria Rosaria Boccia: «Le trasferte? So che pagava il ministero. Sangiuliano sotto ricatto, ha detto cose non corrette». Il ministro valuta esposto in Procura

La versione di Boccia

Boccia racconta tutt’altro, intervistata da La Stampa. Primo: Sangiuliano «è ricattato» da persone «che hanno ricevuto agevolazioni». Secondo: «Lo accompagnavo da consigliera per i grandi eventi e ho sempre saputo che pagava il ministero». Terzo: ha ascoltato conversazioni private di Sangiuliano con politici. Forse anche con la premier. Un bel guaio, ammesso che sia in grado di dimostrarlo. Dal ministero negano: non ha nulla. Sangiuliano tira dritto. Dimissioni? Non se ne parla, non ora almeno. Ieri era lì, nel suo ufficio al Collegio Romano dove questo grande pasticcio ha avuto inizio. A lanciare messaggi all’esterno: sono tornato al lavoro. Firma il decreto di riorganizzazione del ministero. Incontra il sottosegretario al Mef Federico Freni per discutere di manovra e cultura. Poi il sottosegretario Mazzi, un via vai di direttori di musei. Insomma, back to business? Non proprio. A Venezia, per la premiazione del Festival, probabilmente non ci sarà. Tutto fluttua. Meloni è tormentata.

Ha respinto le dimissioni, di rimpasti non vuole sentir parlare, ma non esclude un ripensamento: se escono le prove, esce anche Sangiuliano, il minuto dopo. Resta su tutte le furie per questo stillicidio di pizzini e rivelazioni che tiene sulle spine il governo. E anche il vertice del G7 Cultura a Napoli del 19 settembre che ora scricchiola: del programma finale, hanno detto ieri in prefettura, non si sa ancora e la tappa a Pompei, città madre della fatale Boccia, potrebbe saltare. Elly Schlein affonda il colpo: «Questa vicenda ha imbarazzato abbastanza il Paese».

Il clima è questo: ieri sera Antonio Tajani rientra a Palazzo Chigi, ore 20, Meloni è ancora al lavoro. Ed ecco sulle chat impazzare voci di un vertice a tre con Salvini – smentito dai diretti interessati – per decidere come uscire dal tunnel del caso Sangiuliano. Ma torniamo all’influencer-imprenditrice campana che ieri (forse) ha sparato tutte le sue cartucce.

Riavvolge il nastro e si sfoga. «Ci siamo conosciuti il 5 agosto (2023, ndr), come possono testimoniare le foto pubblicate sui miei profili social, alla presentazione della candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’Unesco». Dunque, non lo scorso maggio come invece sostiene il titolare della Cultura. È sicura Boccia di aver firmato un contratto da consulente ai Grandi eventi, controfirmato dal ministro. Qualcuno poi ha fatto saltare la nomina. Non dice chi. Fonti informate accreditano una versione inedita: a Palazzo Chigi sapevano, eccome, dell’affaire Sangiuliano. Di più: sarebbe partita da ambienti molto vicini a Meloni la moral suasion per chiedere al ministro di fermare una nomina ritenuta inopportuna. Chissà.

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Le accuse

Alla Stampa Boccia vuota il “suo” sacco. Muove gravi accuse. Avrebbe cominciato a registrare tutto, a fine luglio, mentre sfumava la nomina, dopo un (presunto) duro monito di Sangiuliano: «Ricordati che io sono un uomo, sono un ministro, domani nessuno crederà a te». E ancora: i sopralluoghi per il G7 cultura, negati dal ministro e dal sindaco di Pompei, ci sono stati, giura. Sulla mail inviata dal direttore del Parco archeologico di Pompei Zuchtriegel e pubblicata da Dagospia spiega: «C’erano i due percorsi, l’alternativa dei due percorsi che gli altri ministri che partecipano al G 7 avrebbero dovuto fare e tutte le informazioni relative all’organizzazione».

Quanto dura la telenovela? Chi conosce e frequenta l’imprenditrice pompeiana sa che non si fermerà qui, «ha altro». Con i suoi stretti sostiene tesi ardite: lei e il ministro sono andati insieme, con l’auto della scorta, a più di un concerto. Fra gli altri, al sold out dei Coldplay all’Olimpico, postato sul suo profilo Instagram, dalla tribuna autorità. Può dimostrarlo? Senza prove tutto resta al suo posto e in bilico. Come Sangiuliano.

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