Brennero, un ottimo giallo nella fredda luce del profondo Nord
Il titolo «Brennero», l’ambientazione a Bolzano, la mescolanza di lingua italiana e tedesca – aderente alla location – la sobrietà dei protagonisti, Eva Kofler (Elena Radonicich) e Paolo Costa (Matteo Martari) e ovviamente il genere giallo contribuiscono a fare di questa nuova fiction di Raiuno, il lunedì in prima serata, un crime coerente e sufficientemente intrigante per vari aspetti.
La prima osservazione illuminotecnico–geografica che cogliamo, risponde allo stereotipo secondo il quale l’ambientazione nel Nord d’Italia richiede una luce fredda, come per esempio in «Fiori sopra l’inferno» o «Rocco Schiavone», a differenza dei gialli ambientati al Sud in cui il sole pieno avvolge delitti e investigatori e ne stempera la natura.
«Brennero» non fa eccezione alla caratteristica di un grigiore che inquieta e vela trame tribolate e quasi respingenti. E, in effetti, triste e desolata è la vicenda umana della pm Kofler, la cui personalità è stata compressa e afflitta dal padre – anche lui ex magistrato – e poi dal marito prefetto. I due sono personaggi più che ostici, quasi ostili. Il primo ha costretto la figlia a dare in adozione la bambina nata da un amore di gioventù, il secondo lega la moglie in un rapporto improntato su un ipocrita perbenismo. Va da sé che l’evoluzione della storia prevede l’innamoramento della protagonista per l’ispettore Costa, che, pur essendo fuori servizio a causa di un incidente di lavoro, continua a collaborare con lei alle indagini.
Il registro “romantico” della serie, comunque, non distrae dalla trama crime che, come nella migliore tradizione seriale, vede una storia portante che si trascina per tutti gli episodi e i casi che hanno un finale compiuto in puntata. Pm e ispettore sono infatti sulle tracce del cosiddetto Mostro di Bolzano, un serial killer sul qual già il padre della Kofler aveva investigato senza successo e che è il responsabile della menomazione alla gamba di Costa.
Una storia che, a grandi linee, riporta alla memoria quella di Unabomber, ma le cui motivazioni affondano in un passato remoto fra guerra e ingiustizie sociali.
Il rigore delle investigazioni, che si fonda sostanzialmente sui rapporti fra i residenti italiani e tedeschi, senza tuttavia cadere nella trappola delle differenziazioni o/e della convivenza forzata, e non si sottomette alla piega sentimentale del racconto è il punto di forza della fiction, che si segnala come una delle migliori di questo inizio di stagione.
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