Fisco, controlli incrociati su bancomat e scontrini. Banche dati potenziate per verificare tutte le transazioni

L’ultima frontiera dell’incrocio delle banche dati a disposizione del Fisco, sarà collegare le informazioni sugli scontrini con quelle dei Pos. Se un cliente entra in un ristorante, in un negozio di abbigliamento o fa un acquisto on line, il Fisco potrà controllare se a fronte del pagamento fatto con la carta di credito o con il bancomat è stata emessa una fattura o lo scontrino.

Sarà questa una delle nuove leve che il Fisco utilizzerà per dare la caccia all’evasione, soprattutto quella nel commercio al dettaglio, il cosiddetto “business to consumer”. Il governo lo ha messo nero su bianco nel Psb, il Piano strutturale di bilancio esaminato venerdì scorso in consiglio dei ministri.

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Fisco, controlli incrociati su bancomat e scontrini

«L’amministrazione», si legge nel documento, «si impegna ad effettuare un pieno collegamento delle informazioni derivanti dai pagamenti elettronici e dal registro dei corrispettivi. Tale misura», prosegue il Piano, «consentirà per le operazioni al consumo finale (business to consumer, B2C) di potenziare la tracciabilità, tempestività e capillarità delle informazioni trasmesse dagli operatori all’amministrazione e, in modo strutturale, di contrastare l’evasione fiscale derivante da omessa dichiarazione». Insomma, con l’incrocio di pagamenti e scontrini, per l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di finanza, sarà relativamente semplice sapere se un commerciante o un medico o qualche altro professionista, ha omesso di fatturare la vendita o la prestazione.

«La disponibilità dei dati derivanti dall’incrocio delle informazioni dei pagamenti elettronici e del registro dei corrispettivi», aggiunge ancora il Piano strutturale di Bilancio, «contribuirà al potenziamento del database a disposizione del sistema informativo della fiscalità e, di conseguenza, alla predisposizione di strategie di controllo più efficaci, mirate e meno invasive». Il potenziamento della lotta all’evasione fiscale è una delle misure poste dal governo italiano a base della richiesta presentata all’Europa di allungare da quattro a sette anni il piano di rientro dei conti pubblici. Ma oltre che sulla deterrenza, Tesoro e Palazzo Chigi continuano a spingere sulla cosiddetta “compliance”, l’adempimento spontaneo da parte dei contribuenti.

IL MECCANISMO

In questa direzione il Piano prevede l’introduzione e la definizione di un «indicatore aggregato di recupero complessivo di gettito fiscale versato spontaneamente dai contribuenti a seguito delle azioni di prevenzione e attività di controllo più efficaci realizzate dall’Amministrazione fiscale». Anche perché, si legge ancora nel documento che sarà inviato all’Unione Europea, «tra il 2025 e il 2031 si stima un valore medio rilevante». Già quest’anno, la prossima manovra di Bilancio, potrà contare su circa 2,2 miliardi di euro del fondo per la riduzione della pressione fiscale, il contenitore nel quale ogni anno vengono iscritti i recuperi di evasione fiscale da tax compliance, ritenuti «strutturali». L’incrocio delle informazioni fiscali degli scontrini con quelle dei pagamenti con carte di credito e bancomat, è probabile che abbia anche una funzione deterrente.

LE PARTITE IVA

Da quest’anno le Partite Iva avranno accesso al concordato biennale preventivo. Entro il 30 ottobre potranno firmare un accordo con il Fisco sui redditi da dichiarare nei prossimi due anni. Redditi sui quali pagheranno una tassa ridotta, che va dal 10 al 15 per cento a seconda del voto nelle pagelle fiscali. Inoltre, chi aderisce al concordato, potrà beneficiare di un ravvedimento operoso, una sanatoria a prezzi scontatissimi, che metterà al riparo da accertamenti sugli anni che vanno dal 2018 al 2022. Per quelli futuri, invece, opera lo scudo biennale del concordato che non consente all’Agenzia delle Entrate di poter fare accertamenti. A meno che quanto dichiarato non sia inferiore più del 30 per cento di quanto effettivamente incassato. L’incrocio delle banche dati di scontrini e carte di pagamento, potrebbe essere utile a creare degli alert immediati nel caso in cui ci fossero scostamenti rilevanti rispetto ai fatturati “concordati”. E in questo caso il Fisco potrebbe tornare in gioco.

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