Meloni-Blackrock, vertice a Palazzo Chigi. Il super fondo americano vuole investire in Italia
Andare oltre il Pnrr. Oltre il 2026. E, soprattutto, oltre l’idea di un Paese incapace di attrarre da sé investimenti dall’estero. Giorgia Meloni ci lavora da tempo, battendo i tasti della stabilità di governo e della credibilità italiana. L’ha fatto di recente al G7 di Borgo Egnazia in diversi side-event voluti con forza. L’ha fatto la settimana scorsa a New York, quando a margine dell’Assemblea generale Onu ha incontrato a più riprese gli amministratori delegati del gruppo Google-Alphabet, Sundar Pichai, di Motorola, Greg Brown, di Open AI, Sam Altman e – non senza polemiche – di Tesla, SpaceX e StarLink Elon Musk con l’obiettivo di spingere l’appetibilità nostrana nel settore rivoluzionario dell’intelligenza artificiale.
Meloni scommette sul Sud: «È la locomotiva dell’Italia»
Lo ha fatto soprattutto ieri pomeriggio quando a palazzo Chigi è arrivato Larry Fink, Ceo di Blackrock, il fondo statunitense che gestisce investimenti per quasi diecimila miliardi di dollari. Ovvero il più grande gestore di capitali del mondo che, peraltro, già vanta investimenti nella Penisola che superano i dieci miliardi.
IL VERTICE
Un incontro, scrive palazzo Chigi, incentrato su uno «scambio di vedute su possibili investimenti del Fondo Usa in Italia». Il focus è quello dello sviluppo dei data center necessari a sostenere (e possibilmente a far recitare al Paese un ruolo di rilievo) la lunga corsa dell’AI. E quindi, in maniera piuttosto inevitabile, anche la correlata necessità di poter dotare queste unità di infrastrutture energetiche di supporto. Esattamente il settore per cui appena due settimane fa Blackrock si è alleata con Microsoft, lanciando un fondo da quasi 30 miliardi di euro.
Il ventaglio di dossier per cui Fink ha mostrato interesse nella mezz’oretta di confronto – al tavolo anche il ministro delle Infrastrutture Giancarlo Giorgetti, il consigliere diplomatico della presidenza del Consiglio Fabrizio Saggio e il capo di gabinetto di palazzo Chigi Gaetano Caputi – è stato però ben più ampio. Senza contare che il fondo ha in portafoglio partecipazioni in Sace, Leonardo (per ora) con il 3%, Enel, Unicredit, Intesa, Banco Bpm e Italo, nell’incontro di ieri si è parlato di trasporti su rotaia, reti idriche e delle telecomunicazioni, ma pure di infrastrutture portuali e aeroportuali.
Tant’è che Meloni, anche facendo leva sulla nota attenzione del Ceo americano alle dinamiche legate al cambiamento climatico, non ha mancato di provare a coinvolgere il fondo nel Piano Mattei illustrando come la priorità annessa allo sviluppo di un nuovo partenariato paritario con il Continente africano e l’istituzione di nuovi strumenti di finanziamento per progettualità condivise con le Nazioni africane sia incentrata sull’ipotesi di ulteriori strumenti finanziari multilaterali nell’ambito della finanza climatica. Così come, in vista della Conferenza che si terrà in Italia nel 2025, si è ragionato della possibilità di coinvolgere Blackrock nella porzione di ricostruzione di cui si occuperà Roma.
IL TAVOLO
Al netto dell’assenza di interlocuzioni specifiche – garantita da fonti autorevoli – per qualcuna delle partecipate italiane con cui il governo sta provando a far cassa, la carne al fuoco è già tanta. Al punto che Meloni e Fink hanno concordato «la costituzione di un ristretto gruppo di lavoro», coordinato da Palazzo Chigi e composto più o meno dai presenti di ieri o da loro emissari, dedicato all’individuazione dei progetti da sviluppare in collaborazione e, in prima battuta, delle aree ideali in cui si potrebbe avviare a stretto giro la costruzione dei data center.
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