Attacco a Israele, l’Iran lancia 180 missili: nessuna vittima
Alle 19.30 di ieri (1 ottobre 2024), un’ora prima in Italia, improvvisamente i cellulari di ogni singolo abitante di Israele hanno preso a ululare simultaneamente il rumore angoscioso dell’allerta massima: l’arrivo di missili balistici. Allarme inusuale deciso dall’esercito per consentire alla popolazione di raggiungere le zone protette con almeno 6 minuti di anticipo rispetto al minuto e mezzo concesso dalle sirene. Scattate successivamente, nei quartieri di Tel Aviv, a Gerusalemme, ovunque in Israele, che si è trovato sotto attacco diretto dell’Iran per la seconda volta in poco meno di sei mesi, bersagliato stavolta da oltre 180 missili balistici.
Milioni di israeliani, che per tutta la giornata si erano affannati tra spese, parrucchiere, pasticcerie e fiorai per i quattro giorni di festa di Rosh haShanà, il Capodanno ebraico, si sono precipitati nei rifugi interrompendo l’atmosfera indaffarata dei preparativi. In tutt’altro stato d’animo la Guida suprema iraniana Ali Khamenei che, nascosto in un posto segreto dal giorno dell’assassinio di Hassan Nasrallah, ha fatto sapere attraverso il ministero dell’Intelligence che «l’Iran è ora in stato di guerra», minacciando tutti i Paesi che sosterranno Israele. Immediatamente lo spazio aereo del Paese è stato chiuso, così come ha fatto l’aviazione civile in Israele. Dove, subito dopo gli allarmi, si sono sentite le esplosioni provocate dal sistema di difesa aereo che ha abbattuto la prima ondata di ordigni arrivata dall’Iran. Al cento per cento nelle aree popolate, mentre nelle zone aperte le bombe dei pasdaran sono scoppiate autonomamente. L’Idf ha fatto sapere che schegge o razzi sono caduti a Tel Aviv, vicino al Mar Morto, nel sud del Paese e nella regione di Sharon. Pochi minuti ed è partita la seconda ondata. Mentre le tv israeliane trasmettevano luci e deflagrazioni contro il cielo del tramonto e i residenti sentivano decine di boati.
Alle 20.33, l’esercito ha avvisato la popolazione che poteva uscire dai rifugi: pochi minuti e la gente era già per strada a Tel Aviv a portare i cani a passeggio, incontrare amici, sulla strada per il lungomare, dopo un’ora di tensione. Poche ore prima gli Usa avevano avvertito gli alleati israeliani che Teheran avrebbe lanciato un attacco nell’arco di 12 ore. Informazione rimbalzata sul New York Times, secondo il quale gli ayatollah avrebbero dato il via dopo il tramonto. Gli Stati Uniti hanno sottolineato da subito che la vendetta della Repubblica islamica (all’uccisione di Hassan Nasrallah e di Ismail Haniyeh, come rivendicato da Teheran, o all’ingresso in Libano dell’Idf?) sarebbe stata dello stesso tenore della rappresaglia di aprile, quando furono tirati 300 tra missili e droni su Israele in seguito al bombardamento a Damasco del Consolato iraniano. Anche in quel caso un’operazione preceduta da informazioni diplomatiche che consentì a Benyamin Netanyahu e ai suoi alleati, oltre che ad alcuni Paesi arabi, di attivare radar e contraerea affinché Teheran desse la sua prova di forza senza fare vittime israeliane o danni gravi.
Joe Biden insieme con la vice Kamala Harris hanno seguito i lanci di missili balistici contro lo Stato ebraico dalla Situation Room. Il presidente ha dato indicazione all’esercito di aiutare Israele nella difesa e abbattere i missili dell’Iran. I sistemi anti-missilistici Usa dislocati in Medio Oriente sono entrati in azione, così come la contraerea della Giordania, che lo ha annunciato ufficialmente. In serata il segretario di Stato Antony Blinken è stato lapidario: «Israele ha sconfitto» l’attacco di Teheran, giudicato «inefficace» anche dalla Casa Bianca. Il portavoce dell’Idf, Daniel Hagari, nel pomeriggio aveva avvertito che l’Iran avrebbe ricevuto «una risposta forte» in caso di attacco: in serata ha ribadito che ora ci saranno «gravi conseguenze». In un briefing il portavoce del Pentagono Pat Ryder ha detto che l’azione dell’Iran ha avuto «una portata doppia» rispetto a quello del 14 aprile scorso e gli Stati Uniti hanno annunciato che ora vogliono coordinare la risposta con l’alleato.
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