Blitz antimafia tra Taranto e Matera, 21 arresti: tra questi il sindaco di Scanzano Jonico Pasquale Chiarello
Avrebbero imposto la pressione della mafia lungo una vasta area del litorale ionico-lucano e per questo col blitz «Mare Nostro» sono stati effettuati all’alba di oggi 21 arresti nelle province di Taranto e Matera. Sono stati circa 200 gli uomini impegnati nell’operazione interforze coordinata dalla Dda di Potenza. Colpito il clan Scarcia-Scarci. Coinvolte persone indiziate sia di appartenenza ad una associazione di stampo mafioso operante sul litorale a cavallo tra le due regioni, che di ulteriori, molteplici reati, che vanno dall’estorsione all’illecita concorrenza, dalla detenzione al porto illegale di esplosivi e di armi. Nell’operazione, infine, impegnato personale del Dipartimento di PS, della Squadra Mobile della Questura di Taranto, dei Carabinieri del Ros, della Compagnia di Policoro (Matera) e della Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto e della Compagnia di Policoro.
C’è anche il sindaco di Scanzano Jonico (Matera), Pasquale Cariello (ex consigliere regionale della Lega) tra gli indagati dell’operazione “Mare Nostro” della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, che ha portato all’emissione di 21 fermi – per i quali si è in attesa della convalida – a carico di persone indiziate di appartenere a una associazione di stampo mafioso che opera sul litorale jonico lucano tra le province di Matera e Taranto. In particolare a Cariello, che ha ricevuto un’informazione di garanzia ed ha subito una perquisizione, si contesta il reato di turbativa di funzione religiosa, aggravata dal 416 bis (associazione per delinquere di tipo mafioso): nel giorno di Ferragosto – ha detto il procuratore distrettuale antimafia, Francesco Curcio – «di sua iniziativa Cariello avrebbe turbato l’esercizio della Processione della Madonna del Mare con le barche facendo compiere una sorta di inchino con la statua nei pressi di uno stabilimento balneare riconducibile ai clan Scarci-Scarcia». Durante la conferenza stampa di stamani, Curcio, sottolineando «il fondamentale lavoro sinergico svolto da tutte le forze di polizia e giudiziarie», ha evidenziato che «oltre all’associazione di tipo mafioso, sono stati contestati 81 reati».
«Il settore di attività – ha aggiunto – del clan è quello della pesca. Il clan gestiva il tratto di mare lucano e tarantino come se fosse la piscina di casa, imponendo il pagamento di una cifra ai pescatori per potervi accedere, e obbligandoli anche con metodi violenti a pescare solo in quella zona, dietro ulteriori corrispettivi a fronte di quanto pescato. E’ dal 2018 – ha concluso – che una confederazione mafiosa detiene il controllo su tutto quel tratto di mare. Questa è la punta di un iceberg di un procedimento lungo che si è chiuso con la richiesta di fermo per il pericolo di fuga di uno degli esponenti del clan». Delle ordinanze di fermo, 16 sono state firmate dalla procura di Matera e cinque da quella di Taranto; sono stati sequestrati 200 mila euro in contanti e 40 mila di buoni fruttiferi; sono state oltre 200 le unità di polizia impiegate per concludere l’operazione.
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