Covid o allergie? Torna il picco in autunno: sintomi (in un caso più lunghi) e come riconoscerli

L’autunno, oltre che delle zucche e del vino novello, è anche la stagione dei raffreddori, dell’arrivo dell’influenza e naturalmente dell’onnipresente Covid. Ecco perché trovarsi con una sensazione di naso chiuso, di bruciore agli occhi, con il corredo di qualche starnuto o qualche colpo di tosse, fa subito scattare l’allarme virus. Ma potreste essere davvero fuori strada. Questi stessi sintomi infatti sono anche abituali manifestazioni delle allergie. E se è pur vero che siamo ad ottobre e che l’incontrastato regno delle allergie è la primavera, in tempi di cambiamenti climatici anche il calendario dei pollini ha subito delle modifiche. Non sorprende dunque che la stagione delle allergie ormai si protragga fino a sfiorare i mesi invernali. 

LE SPECIE

Protagonista incontrastata di questo periodo è l’ambrosia, pianta dal nome dolce, quasi poetico ma dal polline decisamente minaccioso per chi soffre di allergie. L’abbiamo importata lo scorso secolo dal Nord America e si è trovata così bene anche in Europa da essere diventata una pianta infestante; la si trova in campagna, ma anche nelle aree degradate delle città; una singola pianta può rilasciare nell’aria miliardi di granuli di polline, pronti ad irritare narici e seni paranasali, ma anche provocare crisi d’asma nei soggetti predisposti. 

PERICOLO

Fino a qualche tempo fa, superate le settimane centrali di agosto e le prime di settembre, il pericolo-ambrosia era scongiurato. Ma adesso il suo polline continua a far danno fino a novembre. A farle buona compagnia in questa rassegna delle allergie “fuori stagione” è anche la pianta dell’assenzio (o Artemisia annua), che dalle sue graziose infiorescenze gialle rilascia grandi quantità di polline nell’aria. Anche in questo caso il “picco” del cosiddetto volo pollinico si registra ad agosto, ma a disturbare il respiro delle persone allergiche, c’è ormai anche un secondo picco che si verifica all’inizio di ottobre e che di fatto va a prolungare la stagione delle allergie causate da questa pianta. Anche l’assenzio cresce sia in campagna che in città, nelle aree urbane poco curate o nei cantieri, e si diffonde con grande rapidità. A provocare allergie, oltre al polline, in questo caso contribuiscono anche le foglie e lo stelo dell’assenzio.

La durata della stagione delle allergie da pollini secondo gli esperti allergologi della Asthma and Allergy Foundation of America (AAFA) è praticamente raddoppiata, come conseguenza ai cambiamenti climatici. E più aumentano le emissioni di anidride carbonica, più le piante rilasciano grandi quantità di polline. Il che significa che le allergie non solo ormai si presentano fino ad autunno inoltrato, ma tendono ad essere anche più importanti. La situazione è in genere peggiore in città, dove le temperature restano miti più a lungo (nella stessa regione, il gradiente con le aree rurali può essere anche di 7 gradi), dando così modo a queste piante infestanti di crescere e rilasciare nell’aria pollini anche “fuori stagione”. Se a questo aggiungiamo anche i danni prodotti dall’inquinamento dell’aria, non sorprende che le allergie tendano ad essere particolarmente frequenti e importanti nelle persone che vivono in città. 

INDIZI

Ma allora, di fronte a nasi che colano, occhi che bruciano, starnuti a raffica e senso di costipazione dei seni nasali, come distinguere le allergie da climate change dal Covid o da un brutto raffreddore? Nel caso del Covid, un test rapido permette subito di escludere un possibile colpevole. Ma ci sono anche una serie di “indizi” da tener presenti per la diagnosi differenziale. Intanto, nel caso delle allergie, non ci sarà mai un aumento di temperatura, né dolori muscolari o articolari e meno che mai sintomi intestinali (diarrea). Un’infezione virale poi tende a fare una comparsa improvvisa, ma anche a fare il suo corso; insomma nel giro di 5-7 giorni, il problema può essere archiviato. Se è di allergia che si tratta invece, i sintomi possono persistere molto più a lungo e protrarsi per 4-6 settimane; un campanello d’allarme da valorizzare è il prurito intenso a livello del naso, degli occhi o della gola. 

Si tratta di sintomi da non sottovalutare perché le allergie, oltre ad interessare le mucose delle prime vie aeree e la congiuntiva, possono causare in soggetti predisposti anche attacchi d’asma. E questo naturalmente alza molto l’asticella del pericolo. In questo caso i campanelli d’allarme da segnalare immediatamente al medico sono attacchi importanti di tosse, respiro sibilante e senso di costrizione toracica, sintomi che possono comparire anche a seguito di sforzi lievi. Meglio dunque rivolgersi immediatamente al medico di famiglia, anziché sottovalutare il pericolo e trovarsi a dover fare una corsa in pronto soccorso.

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