Ghisolfi: «De Rossi? Addio doloroso, ma vogliamo un club che non deve dipendere da un mister. Riso non ha impatto decisionale»
C’è sempre una prima volta. Ed è subito una prova (di forza) dialettica, a quattro mesi dal suo arrivo nella Capitale. Florent Ghisolfi affronta il post mercato, davanti ha a una decina di giornalisti, che volevano capire. Perché è stato mandato via De Rossi; perché certi ritardi e virate sul mercato; perché si è puntato sulla scommessa Saud e non si è preso un terzino più strutturato; se la presenza di Dybala – per le esigenze tecniche e finanziarie della Roma – è stata un intralcio o una risorsa. Tanti perché, tante curiosità, a tante domande non sempre corrisponde risposta. Capiamo la posizione delicata di Ghisolfi, ora unico dirigente in carica, anche non poteva mettere la faccia su questioni che lui stesso magari ha subito o non ha potuto decidere in prima persona, vedi l’allontanamento improvviso di De Rossi o l’addio di Lina Souloukou. Le idee del francese, le intenzioni, però, sono chiare, come gli obiettivi del club che, a suo dire, sono «ambiziosi», come il suo progetto triennale. Più di un’ora di colloquio per capire che in estate «si è cercata una stabilità tecnica e finanziaria», ammettendo di essere «arrivato in ritardo, dopo i contatti in primavera ci abbiamo messo un po’ a chiudere, anche perché dovevo liberarmi dal Nizza». Si capisce chiaramente come il credo tattico di De Rossi abbia subito una frenata (o virata) ancor prima del suo addio: la difesa a tre è diventata una certezza già prima di Genova, e lo si è intuito quando sono arrivati i due centrali come Hummels ed Hermoso. Non c’erano i terzini per fare la difesa a quattro, mentre gli esterni attuali si adattano meglio ai tre. Ma ecco la versione di Ghisolfi dopo l’ultimo mese di grandi cambiamenti e tormenti. «Cerchiamo sempre la stabilità. Vogliamo un club che non deve dipendere da un mister o da un ds. Per esempio, abbiamo un nuovo direttore dello staff performance, Mark Sertori e ora ricostruiremo il dipartimento scout».
LUI, LINA E RISO
«Il mio obiettivo è stato quello di adattarmi, di trovare un equilibrio. Abbiamo fatto il massimo per lavorare insieme. Su Riso non mi esprimo, è un agente e non ha un impatto decisionale sul club. Ora arriverà un nuovo Ceo, l’obiettivo è creare coesione». Coesione che non c’era stata con parte della dirigenza e sul mercato, costretto a prendere all’improvviso un’altra direzione. Cioé, meglio non spendere per due centrali che investire su un terzino. Giocando senza esterni alti, forse non sarebbe servito Soulé «Matias può giocare anche dietro la punta. Con Daniele avevamo fatto uno switch, passando all’idea dei tre dietro: la difesa aveva bisogno di stabilità, prendevamo troppe ripartenze. Abbiamo sette calciatori che possono giocare da quinti. Juric oggi rappresenta una continuità con il lavoro tattico svolto. Dobbiamo essere “stabili” anche nella scelta del modulo, come hanno fatto altri club. Concetto che vale per la prima squadra e la Primavera». Il ds si sofferma sull’affaire Dybala: per tanti, il mercato è andato in tilt dopo la sua mancata cessione, e lì si sono aperte le crepe tra De Rossi e il club.
POCA JOYA
«Ha fatto una scelta di cuore, e credo sia positivo per tutti. Il lato buono di questa vicenda è che possiamo ancora disporre di un giocatore importante come lui, persona e giocatore top. Il rinnovo dopo un certo numero di presenze? Non c’è alcuna indicazione da parte nostra per l’allenatore». E quindi si va avanti con Paulo e con la nuova Roma giovane. «Negli anni passati ci sono stati tanti giocatori in prestito con stipendi alti, ora più giovani e con stipendi bassi, abbiamo diminuito i costi e l’età media, che ora è inferiore di un anno e mezzo. Sono tutti obiettivi per i quali ci vorranno più finestre di mercato. Vogliamo rendere la squadra più costante, con meno infortuni e dare una mentalità. In questo senso non mi sentirete mai parlare di anno di transizione, siamo la Roma e dobbiamo performare sempre. Vogliamo creare una Roma competitiva e sostenibile. Dovbyk a parte, abbiamo investito su under 25. Il nostro compito è sostenere i calciatori, farli crescere e creare valore. Stiamo facendo delle riflessioni anche sulle seconde squadre, in altri contesti funzionano».
LA CONTESTAZIONE
Ancora Ghisolfi: «Sono stati 4 mesi intensi. Quanto a De Rossi, è stato un momento difficile e doloroso per noi, è una leggenda del club, lo sarà per sempre, lo ringrazio perché mi ha accolto a braccia aperte, avevamo un rapporto franco e onesto, ero toccato dalla situazione, se l’allenatore fallisce anche io ne risento. Ma come Dan ha detto, questa sarà sempre casa sua. Ma la decisione è stata presa, è arrivata di comune accordo. E’ il momento di andare avanti. I tifosi arrabbiati?Li rispettiamo al 100%: se viene fischiato un giocatore, viene fischiato tutto il club, tutta la squadra. Juric è arrivato in un contesto difficile, con umiltà, con grande rispetto per Daniele e i giocatori. Ha fatto un lavoro ammirevole in pochi giorni, è riuscito a creare coesione in un momento difficile. Sto scoprendo un uomo e un mister di qualità e di valore».
“PERICOLO” EVERTON E STADIO
Sull’impegno dei Friedkin, Ghisolfi mette la mano sul fuoco. «Sono presenti sia a livello economico, sia in termini di energie personali. Vincere ovviamente è una cosa, ma l’importante è come lo facciamo. Sono sempre stati chiari sull’impegno nei confronti della Roma, nessuno qui si immagina con quanta forza e quanto impegno si occupino del club. Io ne sono testimone. Con Juric abbiamo puntato sulla continuità del lavoro tattico. È venuto senza discutere né sulla durata del contratto né sulla parte economica, ha la capacità di portare la Roma dove merita, in Champions. Il tecnico chiede ai giocatori di lavorare molto, ed è ciò che l’ambiente vuole sentire». Al ds invece il compito di blindare i ragazzi promettenti e risolveri i casi, come quello di Zalewski. «Quando vedo la voglia di Baldanzi e Pisilli nell’entrare in campo, vedo il dna della Roma. Abbiamo anche la volontà di portare giocatori del settore giovanile in prima squadra. Con Zalewski siamo al dialogo costante, lui e l’agente amano il club, speriamo di trovare una soluzione il prima possibile. Perdere un calciatore del settore giovanile in questo modo non è un’opzione. Quanto a Pisilli, giusto che sia ripagato per il suo lavoro, ma è importante che continui così. Svilar? Lo incontreremo, le sue prestazioni sono di alto livello». Cosa che non si può dire per Le Fèe, primo arrivo firmato dal ds. «Non ha mai avuto infortuni importanti, neanche da giovane. È un peccato, questo stop. A Juric piace tanto, è importante recuperarlo. Abbiamo una rosa con alternative di qualità». Giocatori che il prossimo anno possono essere rivenduti, nel caso non dovesse arrivare la Champions. «Quest’estate abbiamo raggiunto un buon risultato economico pur non vendendo. Vogliamo entrare nel nuovo stadio con gente importante, e spero di poter procedere in questa direzione senza dover rinunciare ai big».
LA SCELTA ABDULHAMID
Chiude con la questione terzino, che in teoria ancora mancherebbe. «Saud non è stato acquistato per fare il titolare, ma ha tante qualità, pensare che non ne abbia qualità significa non conoscerlo. Non va giudicato per 15 minuti alla prima all’Olimpico, in un match così importante. Giocando a tre, abbiamo tanti giocatori per fare i quinti, anche a destra, lui fa parte di questi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Link sorgente : Ghisolfi: «De Rossi? Addio doloroso, ma vogliamo un club che non deve dipendere da un mister. Riso non ha impatto decisionale»