Padre denuncia in tv: «Non mi fanno vedere mia figlia». Ma l’ex compagna pubblica gli audio delle sue violenze: «Ti spezzo in due…»
«Le donne viziate come te che si credono perché studiano sui libri di comandare l’universo sono quelle che non vogliono fare un ca**o, sono le comuniste di me**a che devono tutte morire sul muro fucilate a una a una. Ti spezzo in due ti spezzo (…) ora mi sono rotto il ca**o quello che succede succede. Ora tutti ce ne andiamo a fa****o una da una parte una dall’altra e uno in galera». Queste frasi sono solo alcune delle oltre 90 registrazioni che una donna ha consegnato alla Magistratura per denunciare il compagno, dopo essere scappata di casa con la figlia di 6 anni.
Una “triste vicenda come tante”? Non proprio, perché la donna si è trovata costretta a pubbliccare alcune di queste registrazioni, due giorni fa sui social, dopo che una trasmissione tv nazionale ha preso le difese del compagno, sostenendo che all’uomo fosse da oltre un anno vietato senza motivo di vedere la figlia, forte di una richiesta di archiviazione del caso. Facciamo un passo indietro.
La ricostruzione
Alice e Fabio (nomi di fantasia ndr) stanno insieme dal 2016, nel 2017 hanno una figlia, Francesca (nome di fantasia ndr). Lui è 15 anni più grande di lei e tutti e tre vivono in una casa a Castelfiorentino. Dal 2021 Alice inizia a registrare i maltrattamenti, sia verbali che fisici che il compagno ha nei suoi confronti. Si sentono insulti, schiaffi, sputi. Si sentono rimproveri sull’utilizzo del pc, vessazioni sul ruolo che la donna dovrebbe avere nella casa e, cosa piu inquietante, in molti di questi audio si sente anche la bambina, delle volte spaventata dalle urla, delle volte quasi arrabbiata con il padre per il comportamento che ha con la madre. L’uomo sembra essere consapevole che la donna lo registri, ma non mostra il minimo indugio: «Mi puoi registrare quanto ca**o ti pare (…) Vai a fare la denuncia perché dici oh quello mi picchiava mi ha fatto violenza e che pensi che vengano mi mettano le manette e mi arrestino subito? (…) Sai quanto tempo passa? (…) Non lo vuoi capire con le buone te lo dovrò far capire con le cattive».
Le violenze proseguono fino ai primi di agosto del 2023 quando la donna decide di prendere la bambina e scappare. Alice sporge denuncia e porta gli oltre 90 file audio raccolti in oltre due anni e mezzo. Dopo circa un mese lei e la figlia vengono collocate in località protetta in cui si trovano da più di un anno. A questo punto viene aperto il procedimento per la denuncia penale per maltrattamenti e il procedimento al tribunale dei minorenni per l’affidamento della bambina.
Il travagliato percorso giudiziario
A maggio 2024 il giudice dei minorenni sentenzia che il padre potrà vedere la figlia in modalità altamente protetta a tre condizioni: che frequenti un centro per uomini maltrattanti, che si sottoponga alle valutazioni psicologiche dell’ UFSMIA (Unità Funzionale Salute Mentale Infanzia e Adolescenza) e la terza che ci sia la volontà della bambina. A giugno 2024 arriva una richiesta di archiviazione per il caso penale per «mancanza di elementi idonei a provare», in sostanza non vengono ritenute sufficienti le prove presentate. L’avvocata della difesa Francesca Florio, allora, accede agli atti e scopre che «le registrazioni sono state parzialmente lavorate dalla polizia giudiziaria, sintetizzate e non trascritte». Procede quindi nel presentare un’opposizione in cui «evidenzio almeno cinque registrazioni (ma ce ne sono molte di più) barrate come ‘non rilevanti’ dalla polizia che in realtà contengono minacce di morte, insulti, improperi». Da allora si aspetta l’udienza e, molto importante, nessun giudice si è ancora pronunciato sulla richiesta di archiviazione. Nonostante ciò, il padre, forte della richiesta di archiviazione, impugna il provvedimento del tribunale dei minorenni presso la Corte d’Appello. La corte allora afferma che «il fatto che lui sia un uomo maltrattante dev’essere oggetto di ulteriore scrutinio» perciò per vedere la bambina viene meno la condizione di frequentare il centro per uomini maltrattanti ma rimangono comunque in piedi le altre due condizioni ovvero la valutazione psicologica e la volontà della minore.
Il servizio televisivo
In questa situazione l’uomo decide di rivolgersi alla nota trasmissione televisiva “Fuori dal coro”, e arriviamo cosi a qualche giorno fa. Nel programma, ci dice l’avvocata, viene fatta «una ricostruzione ‘particolare’» della vicenda: non vengono menzionati gli audio depositati né viene spiegata la prima sentenza del tribunale per i minori, non viene citato nessun passaggio della storia ma viene detto che la madre si è allontana con la figlia e da allora al padre non viene consentito di vedere la bambina. In un passaggio della trasmissione viene anche detto che «la sua innocenza (del padre ndr) è stata riconosciuta anche dalla procura», cosa che, come si evince dagli atti, è falsa. Viene presentata la richiesta di archiviazione come definitiva. Non solo, nella trasmissione si chiede al padre: «Quindi i servizi sociali ti hanno portato via la bambina sulla base di una denuncia senza che nessun giudice lo predisponesse?» e l’uomo risponde «È cosi». Non si nomina quindi il provvedimento del tribunale dei minori e neanche i motivi per cui la compagna e la figlia siano in località protetta.
La bufera social
Il servizio televisivo ottiene subito grande eco, soprattutto sui social, in particolare nelle pagine del programma e nel gruppo del paesino di residenza dell’ex coppia. Alice viene definita una «ladra di bambini», una «calunniatrice». La donna, così, disperata, decide di pubblicare parte degli audio in un profilo instagram chiamato “casaviolenza”. Negli audio si sente anche la figlia che cerca di calmare il padre. La donna scrive: «Dopo essere stata definita una madre degenere, che allontana ingiustificatamente la figlia dal padre, ho deciso di pronunciarmi in merito alla questione e di difendermi. Ancora una volta, non sarò io a usare la mia voce, ma sarà il “padre addolorato” che parlerà (o forse è più corretto dire ha parlato) in quelli che sono soltanto pochissimi minuti delle oltre 90 registrazioni fornite alla Magistratura».
Il video in pochi giorni raggiunge decine di migliaia di interazioni, tra offerte di aiuto e manifestazioni di solidarietà. Nei commenti ci si chiede come sia possibile che questi audio passino inosservati, oppure ancora perché un programma nazionale abbia descritto la storia senza considerare minimamente entrambe le parti. Le condivisioni aumentano e l’indignazione pure. L’avvocata conclude: «I processi andrebbero fatti nei tribunali e non nelle televisioni e sui social network, ma umanamente bisogna comprendere il gesto disperato di una donna che subisce una così feroce vittimizzazione secondaria. A questo punto attendiamo che il procedimento faccia il suo corso, senza ulteriori inopportune ingerenze e che il più presto possibile sia restituita dignità e giustizia alle persone coinvolte».
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