Sposi dello Ior rimasti senza lavoro, licenziati dalla banca: inutile la richiesta di intercessione al Papa

Romeo e Giulietta ora sono disoccupati. I due giovani e stimati funzionari dello Ior che si erano sposati alla fine di agosto in una chiesa di Fregene hanno perso entrambi il lavoro. Il licenziamento è l’epilogo drammatico che nessuno in Vaticano si sarebbe mai aspettato. Ieri mattina scadeva il termine perentorio entro il quale uno dei due dipendenti – secondo le nuove regole della banca – avrebbe dovuto presentare volontariamente le proprie dimissioni per salvare il posto di lavoro dell’altro. Il linguaggio burocratico imposto dal nuovo regolamento interno si presentava inflessibile. E così è stato: «Al fine di garantire la parità di trattamento con i soggetti di cui al comma 3 che precede la celebrazione del matrimonio canonico tra un dipendente dell’Istituto e un altro dipendente dell’Istituto o di altre amministrazioni dello Stato della Città del Vaticano, costituisce causa di perdita dei requisiti di assunzione. La presente causa di perdita dei requisiti di assunzione si intende superata per uno dei due coniugi qualora l’altro coniuge cessi il proprio rapporto lavorativo con L’Istituto e con le altre amministrazioni del Vaticano nel termine di 30 giorni dalla celebrazione del matrimonio».

LA SCELTA

Di fronte alla terribile scelta i due giovani, entrambi con figli nati da una precedente unione e mutuo a carico, non hanno avuto dubbi. Uniti nella buona come nella cattiva sorte si sono così avviati alla chiusura della loro esperienza lavorativa solo per essersi sposati. I passaggi successivi di questa storia assurda saranno, con ogni probabilità, oggetto di un processo nel Tribunale d’Oltretevere, l’unico foro preposto a dirimere i contenziosi dell’Istituto per le Opere di Religione, ente che nel panorama vaticano gode di una amministrazione autonoma e al quale Papa Francesco riconosce un potere pressoché assoluto.

Da quando è scoppiato il caso a nulla sono valsi gli appelli al Papa, le mediazioni di alcuni cardinali e persino i tentativi di dialogo da parte dell’Adlv, il sindacato interno dei lavoratori. Eppure Romeo e Giulietta avevano sperato fino all’ultimo che il nuovo regolamento non venisse applicato in modo retroattivo anche perché l’annuncio delle loro nozze era stato fatto mesi prima, quando c’erano altre regole che non vietavano ai coniugi di lavorare assieme. La questione deve però essersi ingarbugliata all’interno. Lo Ior, interpellato in merito, ha fatto sapere di avere preso la «decisione con profondo rammarico» per «preservare la trasparenza e l’imparzialità nelle attività dell’Istituto», continuare il percorso di riforma avviato ed evitare forme di «familismo». In ogni caso di non essere «in alcun modo intenzionato a mettere in discussione il diritto di due persone di unirsi in matrimonio».

Prima di chiudersi per sempre la porta alle spalle del Torrione di Nicolò V e uscire da Sant’Anna, i due ragazzi ieri mattina hanno raccolto le cose personali dalle scrivanie, svuotato i cassetti, consegnando i badge. Poi sono passati a salutare i colleghi in un clima commosso. In quel momento la notizia ha cominciato a girare all’impazzata dentro il piccolo stato pontificio, tra l’incredulità dei curiali. L’ultima parola potrebbe ancora spettare al Papa al quale i neo sposi si erano rivolti il mese scorso con una lunga lettera personale, spiegando per filo e per segno la loro situazione ingiusta, l’incomprensibile muro contro muro, persino le lettere di richiamo per la fuoriuscita di notizie.

I due giovani si erano conosciuti dietro gli sportelli, si sono innamorati come spesso accade tra colleghi sul posto di lavoro e hanno deciso di metter su una nuova famiglia ignari che dopo aver dato l’annuncio delle nozze, a inviti già diramati a pochi parenti e amici, venisse varato un regolamento simile. L’Adlv aveva subito espresso la totale solidarietà ai ragazzi. «Abbiamo tentato una mediazione con lo Ior, portato argomentazioni per mettere in luce come la nascita di una nuova famiglia non possa essere messa in pericolo da norme burocratiche». In Vaticano ieri qualcuno faceva notare che mentre scattava il licenziamento veniva premiata all’Urbaniana un’associazione per la difesa della vita e della famiglia.

In una nota lo Ior ha comunicato i aver «preso la difficile decisione di recedere dal rapporto di lavoro con entrambi i dipendenti per la perdita dei requisiti di assunzione». Per la banca «la formazione di una coppia coniugale è palesemente in contraddizione con il Regolamento» varato per  «ovviare al rischio reputazionale» ed  «evitare il possibile insorgere di situazioni di conflitti di interesse nella operatività dell’Istituto, a protezione della propria integrità e del servizio per i propri clienti».  La banca difende a spada tratta le nuove regole poichè, afferma l’Istituto, mette al riparo il Vaticano da «potenziali conflitti d’interesse di tipo professionale che inevitabilmente si verificherebbero in un istituto finanziario che riunisce poco più di cento di dipendenti in un’unica sede, senza filiali». 

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