Meloni: «Dossieraggi, basta con questo schifo. Minacciata di morte dai trafficanti di esseri umani»
«È la prima volta che i trafficanti di esseri umani mi hanno minacciato di morte». La premier Giorgia Meloni ne parla nella puntata di Porta a Porta, in onda mercoledì sera, a proposito dei migranti in Albania: «Sono convinta che la ragione per cui si sta facendo qualsiasi cosa possibile per bloccare il protocollo con l’Albania, è che tutti capiscono che è la chiave di volta per bloccare le migrazioni irregolari. Se lo scafista si ritrova fuori dai confini europei – ha aggiunto – è il più grande deterrente che puoi mettere in campo».
Il caso dossieraggi
«La cosa più importante riguarda l’infedeltà dei funzionari – ha detto a proposito del caso dossieraggi -.
L’hackeraggio non è il tema più importante, le nostre banche dati non sono violate da estranei ma da funzionari dello Stato che dovrebbero proteggerle ma usano il loro potere per fare altro con quei dati. Bisogna essere implacabili e non lo dico solo per loro ma anche per chi ha il dovere della vigilanza. Se è inaccettabile che un funzionario che deve proteggere una banca dati, in realtà violi quella banca dati – ha aggiunto la premier – è ugualmente inaccettabile che il suo superiore non si accorga che vengono fatte centinaia di migliaia di accessi abusivi. Quindi questa secondo me è la priorità. Noi continuiamo a vedere casi di ogni genere. C’era il caso del finanziere distaccato alla Direzione Nazionale Antimafia che faceva decine di migliaia di accessi, che dossierava tutti i politici di centrodestra che si pensava potessero andare al governo. Poi c’è stato il caso del dipendente della banca che entrava nei conti correnti, tutti quelli della mia famiglia ovviamente. Adesso c’è un altro caso a Milano. Pare ci sia un altro caso a Roma. Penso che bisogna mettere fine a questo schifo».
«Da Cgil e Uil un piccolissimo pregiudizio»
«Direi che c’è un piccolissimo pregiudizio da parte di Cgil e Uil…», ha detto la premier nella puntata di “Cinque minuti”, in onda questa sera su Rai1, sottolineando che lo sciopero generale «è stato convocato qualche giorno prima della convocazione del governo sulla legge di bilancio». «I sindacati confederali volevano la riduzione del precariato, ed è diminuito. Volevano l’aumento dei salari, abbiamo tagliato il cuneo e messo più soldi sui redditi più bassi – ha aggiunto -. Volevano l’aumento dell’occupazione ed è aumentata. Volevano l’aumento dell’occupazione femminile, ed è aumentata. Volevano che pagassimo i provvedimenti della legge di bilancio prendendo i soldi dalle banche e lo abbiamo fatto con 3,6 miliardi. Se confermano lo sciopero nonostante questo non siamo nel merito, siamo a un approccio…».
Meloni: Elkann ha mancato di rispetto al Parlamento
«Elkann non ha detto solo di no, ha detto no perché aspetto il tavolo del governo: temo che a John Elkann sfuggano dei fondamentali della Repubblica italiana perché sono due cose completamente diverse, una non esclude affatto l’altra, siamo una repubblica parlamentare, questa mancanza di rispetto verso il parlamento me la sarei evitata», ha spiegato la premier.
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