Mps, quarto filone giudiziario sui crediti dubbi: la banca (e la Consob) responsabili civili
Colpo di scena nel quarto filone giudiziario delle inchieste su Banca Mps, legato ai crediti deteriorati del periodo 2016-2018. A Milano è stata depositato il decreto di citazione con il quale il giudice per le indagini preliminari, Fiammetta Modica, ha disposto la citazione dei responsabili civili, che in caso di condanna degli imputati saranno chiamati a pagare i danni a centinaia di parti civili, tutti ex azionisti finiti nel tritacarne delle perdite e dell’azzeramento dei loro titoli. Se la citazione del Monte dei Paschi di Siena era scontata, non lo era quella della Consob. Si tratta di un unicum nella storia dei processi legati a ipotesi di reato di società bancarie: per la prima volta viene indicata la Commissione nazionale per le società e la Borsa come possibile responsabile di un eventuale danno ai risparmiatori, in questo caso per omessa sorveglianza.
La notizia assume particolare rilevanza ai fini del bilancio del Monte. In base ai principi contabili internazionali, infatti, ora la banca dovrà appostare a bilancio un fondo rischi per vertenze legali di valore pari al 30% del danno richiesto dai risparmiatori. Danno (in termini tecnici petitum) che sarà quantificato nella prossima udienza, fissata per il 28 novembre. Se la somma, come si prevede, sarà ingente, potrebbe avere ricadute anche pesanti sui conti 2024 dell’istituto di Siena. A questo accantonamento infatti si aggiunge il possibile aumento (calcolato da alcune fonti in circa 450 milioni) dell’Ires che la banca dovrà versare come imposta al Fisco, dopo che il governo ha di recente sospeso i benefici fiscali sulle perdite pregresse (Deferred tax assets, Dta).
L’impatto di queste due nuove poste di bilancio potrebbe mettere sotto stress i conti della banca per l’anno in corso e c’è il rischio che questo doppio colpo possa impattare sulle prospettive di redditività dell’istituto e, a ricasco, sul tentativo del governo di cedere la restate quota azionaria di controllo pubblico ancora esercitato dal Mef dopo la ricapitalizzazione e il salvataggio di Stato del 2017. Il tutto arriva dopo che ieri l’Ad di Unipol, Carlo Cimbri, ha risposto con un secco “no” alle domande dei cronisti che gli chiedevano se il suo gruppo è intenzionato ad acquisire una quota di Mps.
Il deposito del decreto era nell’aria da quando, il primo ottobre scorso, era proseguito a Milano il quarto filone giudiziario di banca Mps Siena legato ai crediti deteriorati, Npl, del periodo 2016-2018. In aula, dinanzi al gup Modica, si era tenuta l’udienza preliminare del procedimento – con accuse a vario titolo di manipolazione di mercato e falso in bilancio – a carico degli ex vertici dell’istituto bancario di Siena: gli ex presidenti Alessandro Falciai e Stefano Bariatti, l’ex ad Marco Morelli e degli ex presidenti del collegio sindacale della banca Arturo Betunio e Nicola Massimo Clarelli.
Sul caso in quell’udienza c’era stata una iniziale richiesta di archiviazione da parte della Procura di Milano ma il gip di Milano, nel maggio scorso, disse di no ordinando l’imputazione coatta dei cinque soggetti, spiegando che gli esercizi di bilancio 2015-2016 e 2017 non apparivano “conformi alle disposizioni di riferimento vigenti all’epoca dei fatti” e non veniva rappresentata “una situazione patrimoniale finanziaria di Banca Mps attendibile e fedele quanto alla corretta entità dei risultati economici d’esercizio e dei flussi finanziari in conformità alle definizioni e ai criteri di rivelazione di attività, passività, proventi e costi”.
In attesa della riunificazione con il procedimento sul filone ter, che avverrà a fine gennaio 2025, in aula davanti al giudice il primo ottobre era andata in scena la costituzione delle parti civili, che sono state centinaia, tra chi deteneva azioni della banca. Tutte le posizioni hanno richiesto la citazione come responsabile civile della stessa banca Mps, con l’avvocato Massimo Rossi, in rappresentanza di una posizione, che ha chiesto la citazione anche di Consob per l’omessa sorveglianza.
Il 28 maggio scorso, in questo quarto filone processuale d’inchiesta sui crediti deteriorati del Monte dei Paschi di Siena, il gip di Milano, Teresa De Pascale, aveva ordinato alla Procura di Milano di “formulare l’imputazione” coatta per il reato di falso in bilancio e manipolazione del mercato in concorso nei confronti degli ex presidenti Falciai e Bariatti, dell’ex amministratore delegato Morelli e degli ex presidenti del collegio sindacale, Betunio e Clarelli, per la redazione dei bilanci e delle semestrali 2016 e 2017.
La gip aveva anche ordinato ai pm Cristiana Roveda e Giovanna Cavalleri di iscrivere tutti gli ex manager (tranne Betunio) sul registro degli indagati per truffa aggravata ai danni dello Stato per i 5,4 miliardi di ricapitalizzazione erogati dallo Stato a favore della banca nell’agosto 2017. Era stato fissato un termine di sei mesi per svolgere indagini aggiuntive in particolare sulla “sussistenza” delle condizioni di legge “previste dalla direttiva Brrd” per accedere alla “ricapitalizzazione precauzionale” delle banche. La Procura di Milano aveva chiesto l’archiviazione. A opporsi alla richiesta di archiviazione erano stati il finanziere Giuseppe Bivona e l’Associazione Buon Governo Mps con altri investitori e soci dell’istituto di Rocca Salimbeni.
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