Zelensky, la strategia per la tregua: accordo senza la restituzione dei territori conquistati da Mosca
«Se vogliamo mettere fine alla fase calda della guerra, dobbiamo porre sotto l’ombrello della Nato il territorio dell’Ucraina che abbiamo sotto il nostro controllo». Con queste parole il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, apre al tempo stesso al negoziato con la Russia, al piano di Trump nella versione del suo inviato speciale per l’Ucraina il generale Kellogg, e alla pace attraverso un primo cessate il fuoco. Ed è una svolta che arriva in un’intervista a Sky News, dopo che da giorni si rincorrevano indiscrezioni sulla possibilità che la semplice attesa di Trump alla Casa Bianca potesse catalizzare le proposte di soluzione del conflitto aperto dall’invasione russa del febbraio 2022. Ma che cosa intende Zelensky? Per il momento, chiede l’invito all’Ucraina perché entri nella Nato. Ipotesi che oggi è assolutamente impraticabile. Trump ha espresso in modo esplicito la sua contrarietà. Anche la Germania non è favorevole. Lo scenario di Kiev nell’Alleanza Atlantica è sostenuto soltanto dai Paesi dell’Europa dell’Est (ma non dall’Ungheria) e dagli Stati Baltici e, forse, scandinavi. Ma non è neppure nell’agenda dei prossimi vertici della Nato. Quello che Zelensky intende è altro.
IL PIANO
Primo: che non esiste una soluzione militare, visto che la Russia è stabilmente all’attacco e ogni giorno guadagna terreno e Putin è convinto che il tempo giochi a suo favore. «Se fossimo sotto l’ombrello della Nato – dice il leader ucraino – potremmo negoziare la restituzione dei territori per via diplomatica». Secondo: in cambio della cessione di territori, occorre un dispositivo di sicurezza che consenta all’Ucraina di non dover temere un’altra invasione e una maggiore penetrazione da parte russa. Questo significa non necessariamente l’adesione di Kiev, ma una presenza di truppe dei Paesi Nato in Ucraina, o in ciò che ne rimane, in funzione di deterrenza verso nuove mire espansionistiche della Russia. In questi giorni ci sono stati incontri dietro le quinte diplomatici e politici che hanno spianato il terreno in Europa all’ipotesi dell’invio di truppe inglesi, francesi e di altri Paesi Nato, a seguito di un cessate il fuoco credibile e dell’avvio di un percorso negoziale. Il piano del generale Kellogg prevede che Trump utilizzi gli aiuti militari come arma di persuasione sia verso la Russia che verso l’Ucraina. Se Putin non accetta di sedere al tavolo delle trattative, Trump ha a disposizione subito almeno 6,5 miliardi di dollari in aiuti messi a disposizione dal suo predecessore, Biden, accompagnati pure dall’autorizzazione a impiegare i missili Atacms in territorio russo. E se Zelensky, a sua volta, non accetta di negoziare, Washington smetterà di fornirgli l’ossigeno per proseguire i combattimenti contro la Russia: armi e soldi.
LA STRATEGIA
Il passo del leader ucraino anticipa i tempi e lancia un segnale a Trump, ma anche a Putin. Che si trova ora a decidere che cosa fare. Il suo portavoce, Peskov, ha più volte detto che Putin è disposto a negoziare con chiunque, a patto che si parta dallo status quo del fronte di guerra in questo momento. Si tratta di circa 1.200 chilometri che andranno monitorati e presidiati. Sul tavolo ci sono quattro province contese, quelle che la Russia ha annesso di forza. Il Donbass formato da Donetsk e Luhansk, e il sud di Zaporizhzhia e Kherson. La Crimea è di fatto russa dal 2014. Complessivamente, è circa un quinto dell’Ucraina. Zelensky chiede l’ombrello della Nato, a fronte del congelamento del fronte e, quindi, della provvisoria rinuncia al controllo dei propri confini. E al tempo stesso, una dichiarazione di principio che rispetti la sovranità dell’Ucraina. Condizioni ancora non accettabili per Mosca. Ma è un inizio. L’adesione alla Nato dovrebbe essere offerta, a detta di Zelensky, non all’Ucraina nella sua integrità territoriale, ma alle parti non occupate del Paese per porre fine alla «fase calda della guerra», a patto che la Nato riconosca i confini internazionalmente riconosciuti. La Nato dovrebbe «immediatamente coprire» la parte di Ucraina che rimane sotto il controllo di Kiev, cosa di cui c’è «molto bisogno, altrimenti Putin tornerà». Poi, dopo l’adesione alla Nato e il cessate il fuoco con la Russia, «l’Ucraina sarà in grado di riprendere i territori occupati attraverso mezzi diplomatici». In questo modo, sarebbe possibile anche aggirare il problema della copertura Nato a un Paese in guerra. La copertura riguarderebbe solo la parte di Ucraina “in pace”.
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