Nuovo raid su Hezbollah, la tregua appesa a un filo. Ma Qassem rivendica: “Israele non è riuscito a distruggerci”

«Israele non è riuscito a distruggere Hezbollah, né ad annientare la Resistenza o a indebolirla». Mentre il cessate il fuoco tra il Partito di Dio e lo Stato ebraico appare, dopo tre giorni, ancora appeso a un filo – con nuovi raid dell’Idf su «terroristi» nel sud del Libano, il leader del movimento sciita rivendica l’accordo come una «grande vittoria», ancora maggiore di quella raggiunta nel 2006. Naïm Qassem, l’erede di Hasan Nasrallah ucciso dall’Idf a settembre, parla per la prima volta dall’entrata in vigore della tregua e, con la consueta retorica, cerca di ricompattare gli animi e di fare appello all’unità, ringraziando anche gli alleati dell’Asse della Resistenza, Iran e Yemen. «Il nostro sostegno alla Palestina non si fermerà – ha tuttavia ribadito -. La liberazione di Gerusalemme resta un obiettivo che potremo raggiungere per altre vie». Sul fronte opposto, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha convocato una riunione speciale per fare il punto sulla tregua e discutere degli ultimi sviluppi in Siria, ennesima escalation in una regione che non sa darsi pace.

In un intervento preregistrato, Qassem ha promesso che Hezbollah si «coordinerà» con l’esercito regolare nell’attuazione del cessate il fuoco, che prevede il ritiro dei miliziani oltre il fiume Litani, il dispiegamento delle forze di Beirut nel sud del Libano con il progressivo ritiro dell’Idf. Sul piano politico, ha assicurato di lavorare all’elezione del presidente della Repubblica, carica vacante da oltre due anni, in programma in parlamento il prossimo 9 gennaio. E ha garantito alla popolazione fuggita dalle bombe israeliane che il partito parteciperà alla ricostruzione di tutto quello che Israele ha distrutto.

Di ricostruzione si parla già anche al di là del confine. Il capo del Comando Nord dell’Idf, Ori Gordin, ha detto ai sindaci delle comunità sfollate del nord di Israele che si può iniziare a ricostruire le città danneggiate dagli attacchi di Hezbollah. “Le forze sono schierate nel sud del Libano e siamo impegnati nell’applicazione dell’accordo», ha garantito. Il ritorno al nord degli sfollati, fuggiti dai razzi di Hezbollah all’indomani del 7 ottobre, era uno degli obiettivi dichiarati della guerra di Israele in Libano. Gordin ha riferito che l’esercito sta lavorando per rafforzare le difese al confine, anche costruendo nuovi avamposti dell’esercito.

Lo stesso Netanyahu ha più volte ripetuto che Israele non accetterà altre minacce provenienti dal Libano e che interverrà duramente in caso di violazioni della tregua. Un avvertimento che si è concretizzato nel pomeriggio con un nuovo attacco aereo israeliano nel sud del Paese dei Cedri dove l’Idf sostiene di aver individuato e sventato “attività terroristiche e movimenti di un lanciarazzi portatile di Hezbollah“. Secondo i media di Beirut, tuttavia, l’esercito di Israele ha preso di mira anche civili che tentavano di tornare nelle loro case, aprendo il fuoco e ferendo due persone. La guerra invece non fa sconti sul fronte sud, con altre decine di morti nei bombardamenti sulla Striscia di Gaza dove un’intesa per un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi appare ancora lontana. Hamas dal canto suo ha attaccato un autobus vicino a Hebron in Cisgiordania ferendo almeno 8 persone.

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