Poche vaccinazioni in Sicilia contro il papilloma virus, i pediatri: «Serve più prevenzione»
«In Sicilia soltanto il 40% degli adolescenti di entrambe i sessi risulta vaccinato contro il papilloma virus. Una percentuale bassa. Contro questa malattia abbiamo un vaccino, il secondo contro il cancro, eppure la Sicilia risulta la regione tra le peggiore in Italia in termini di vaccinazione. Bisogna ricominciare a vaccinare nelle scuole. In alcune Asp, in particolare Palermo, la copertura vaccinale è ancora più bassa». Lo dice il professore Claudio Costantino, responsabile scientifico, a margine dell’incontro di oggi al Policlinico in tema di prevenzione e di recupero vaccinale contro questa malattia.
«Per fortuna – aggiunge Costantino -, con il tempo c’è stato un recupero di copertura vaccinale e si arriva a circa il 50%-60% perché la Regione siciliana mantiene la gratuità del vaccino fino all’età adulta, anche se l’età ideale per fare il vaccino è dodici anni».
Hpv (Human Papilloma Virus) è una malattia a trasmissione sessuale che rappresenta, a livello mondiale, la fonte di circa il 10% dei cancri nel sesso femminile e 2% i quello maschile. «Va ricordato che bisogna vaccinarsi a dodici anni perché si presume che non sia cominciata l’attività sessuale. Il vaccino deve prevenire – continua il professore – La strategia migliore è quella di intercettare per tempo i ragazzi, gli adolescenti. Si può fare con un lavoro interdisciplinare in cui medici di sanità pubblica, dipartimenti di prevenzione ricominciano a vaccinare nelle scuole, informare. È fondamentale il rapporto con i pediatri che devono vaccinare nei propri studi e intercettare le donne che sono state esposte a questo virus, che hanno delle lesioni pre cancerose, di età tra 26 e 30 anni, attraverso lo screening oncologico. Con una buona connessione fra i centri screening e i centri vaccinali queste donne verranno subito inviate a vaccinarsi e, nonostante abbiano già la lesione, si è in visto che in alcuni casi la vaccinazione fa regredire la malattia. Questo dialogo va perfezionato».
«Contro il papilloma virus è necessario diffondere la cultura della vaccinazione a cominciare dall’età evolutiva, ecco perché le scuole sono l’ambito strategico su cui lavorare per coinvolgere i bambini e i ragazzi in questo percorso di sicurezza». Lo dice il pediatra Giovanni Corsello.
«Bisogna spiegare che il vaccino contro questa malattia è uno strumento importante per proteggere il singolo ma anche la comunità – continua il medico -. I vaccini di oggi sono sicuri, efficaci e vanno diffusi, perché è dalla percentuale di copertura che noi possiamo ottenere un abbassamento dei rischi di malattie che possono insorgere a distante di decenni dall’infezione. Il Papilloma virus incide non solo sulle donne ma anche sugli uomini con una serie di patologie croniche. Il rischio di malattia di Hpv è stimato oltre il 10% del totale degli infettati, che è una percentuale elevata dal punto di vista virologico, e l’unico strumento che noi abbiamo è la vaccinazione, perché non c’è terapia alternativa. Il pediatra di famiglia e il medico di medicina generale – conclude Corsello – sono importanti e devono essere coinvolti nella gestione di questa operazione, che deve essere un lavoro di squadra».
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