Putin, la guerra segreta della Russia in Europa: attacchi “spia” a Londra, navi cinesi nel Mar Baltico e incidenti anomali. Il “puzzle” dello zar

La Russia sta conducendo una guerra segreta nel sottobosco dell’Europa. Mentre bombarda l’Ucraina con il missile Oreshnik (forse al suo interno disarmato) e minaccia l’Occidente in ogni sua uscita pubblica parlando di «guerra globale» e «nuovo ordine mondiale», è nelle piccole azioni che Putin muove la sua scacchiera. Lo fa attraverso l’uso dell’intelligence e dei suoi alleati. In silenzio e senza dare evidenza dei fatti. Senza rivendicarlo. Spionaggio con i droni, sabotaggi in mare e sulla terraferma, disturbi elettronici e disinformazione sui canali social e di informazioni, ufficiali e non. Un pezzo alla volta il Cremlino sta cercando di completare il suo puzzle che si traduce nel progetto neo imperialista dello zar.   

Spionaggio, sabotaggi, attacchi isolati

Analizzati singolarmente possono essere spiegati come coincidenze, attacchi isolati. Si tratta di “incidenti” anomali apparentemente non collegati tra loro. Prendiamo ad esempio alcuni eventi delle ultime settimane. Unendoli la matrice riporta sempre lì: Mosca. L’aereo cargo della DHLche si è schiantato lunedì mentre si avvicinava all’aeroporto di Vilnius. Oppure i recenti allarmi bomba che hanno paralizzato Londra, da Euston Square e dall’aeroporto di Gatwick all’ambasciata degli Stati Uniti. I droni avvistati in volo vicino alle basi dell’aeronautica militare statunitense nel Regno Unito, a soli 100 chilometri dalla capitale britannica. L’esplosione in un impianto di produzione di armi in Galles ad aprile. Senza dimenticare inoltre i numerosi attacchi incendiari, tra cui quello a un’azienda di proprietà ucraina a Leyton, East London, a marzo. I tentativi riusciti di interferire con gli operatori ferroviari cechi. L’attacco ransomware a un fornitore del NHS a giugno. I satelliti televisivi interrotti e danneggiati, causando modifiche alla programmazione in tutta Europa. E ancora il disertore ucciso a colpi di arma da fuoco in Spagna a febbraio e il tentato omicidio dell’amministratore delegato di un produttore di armi tedesco. Poi le numerose attività di spoofing (distrubo dei gps) nei cieli dei Paesi Baltici provenienti da quella che ormai è stata identificata, Kaliningrad, come la base del Baltic Jammer russo. L’ultimo, infine, il più recente, i cavi sottomarini delle telecomunicazioni recisi nel Mar Baltico con il mistero della nave cinese Yi Peng 3 (con l’ombra del coinvolgimento russo) che i siti di tracciamento avevano individuato sopra i cavi all’incirca nel momento in cui erano stati tagliati, per di più con l’ancora abbassata. 

L’allarme degli 007

In sostanza negli ultimi 12 mesi, mentre l’Occidente ha continuato a sostenere gli sforzi bellici dell’Ucraina, la Russia ha intensificato drasticamente i suoi atti di sabotaggio in tutta Europa e oltre, seminando un senso di instabilità nel continente più grande di qualsiasi altro momento dalla Guerra Fredda. Mosca sta conducendo «una campagna di sabotaggio incredibilmente audace in Europa», ha sostenuto Richard Moore, capo dell’MI6, i servizi segreti esteri britannici, parlando nella sede dell’ambasciata del Regno Unito in Francia durante una visita a Parigi, e rilanciando allarmi e accuse nei confronti di Putin sullo sfondo dell’escalation innescata dalla guerra in Ucraina. «Abbiamo recentemente scoperto» vari piani in questa direzione, ha dichiarato Moore, citato dai media francesi, non senza evocare anche «la minaccia nucleare agitata» nelle sue parole dal presidente Vladimir «Putin e dai suoi accoliti». Quanto al Medio Oriente, il capo degli 007 di Sua Maestà ha poi evocato «le ambizioni nucleari» attribuite all’Iran come «una minaccia per tutti noi». 

L’articolo 5 della Nato

I servizi di sicurezza di tutto il mondo hanno già lanciato l’allarme. «Dovremmo aspettarci di vedere continui atti di aggressione qui a casa», ha detto il direttore generale dell’MI5 Ken McCallum in un discorso il mese scorso. «Il servizio di intelligence militare russo in particolare è impegnato in una missione continua per generare caos nelle strade britanniche ed europee: abbiamo visto incendi dolosi, sabotaggi e altro. Azioni pericolose condotte con crescente sconsideratezza. si tratta di una campagna concertata che richiede una risposta forte e sostenuta». Questa settimana, Bruno Kahl, il capo del servizio di intelligence estero tedesco, ha detto che le «misure ibride russe non fanno che aumentare il rischio che la Nato alla fine consideri di invocare la sua clausola di mutua difesa». Il cosiddetto Articolo 5 del trattato che prevede l’intervento diretto dell’Alleanza se un suo membro viene attaccato.

La difesa del Mar Baltico

Inoltre il premier polacco Donald Tusk ha proposto una missione di polizia finalizzata alla protezione delle infrastrutture nel Mar Baltico, dopo i presunti atti di sabotaggio contro cavi sottomarini tra Germania e Finlandia e Svezia e Lituania. Condividiamo una valutazione della situazione della sicurezza, comprese le preoccupazioni sulle infrastrutture critiche attorno al territorio Mar Baltico. Abbiamo bisogno di strumenti nuovi e ambiziosi per contrastare le minacce», ha dichiarato Tusk, aggiungendo di aver proposto la creazione di una missione nel Mar Baltico. «Sono molto lieto che i miei colleghi l’abbiano trovata interessante e continueremo a definirne i dettagli», ha aggiunto. I Paesi Baltici, nordici e la Polonia, insieme ai loro alleati, si sono dichiarati pronti a estendere le sanzioni contro la Russia e gli Stati che sostengono l’invasione dell’Ucraina. «Insieme ai nostri alleati, siamo determinati a rafforzare la nostra deterrenza e la nostra difesa contro gli attacchi convenzionali e ibridi, e a rafforzare le sanzioni contro la Russia e coloro che sostengono l’aggressione della Russia, minacciando così la nostra sicurezza comune», hanno scritto i Paesi in una dichiarazione congiunta nel corso del vertice in Svezia. 

La Guerra Fredda

Più che uno scenario, quello di un ritorno ai tempi della Guerra Fredda (aggiunto alle battaglie sul campo in Ucraina), sembra essere una realtà già presente e strutturata. Frutto delle provocazioni di Putin alle quali l’Occidente deve decidere se rispondere. O valutare con pazienza, attendendo di capire fin a che punto lo zar potrà spingersi.  

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