Ramy Elgaml, l’autopsia: è morto sul colpo. Il padre: «Basta violenza, mio figlio non vuole questo». La famiglia si dissocia dalla fiaccolata

L’autopsia sul corpo di Ramy Elgaml, il giovane di 19 anni deceduto durante un inseguimento con i carabinieri a Milano, potrebbe essere determinante per fare luce sulla dinamica dell’incidente che ha causato la sua morte. Il ragazzo, di origini egiziane, è morto sul colpo in via Quaranta, nella zona Corvetto, dopo che lo scooter su cui viaggiava, guidato da un amico ora in coma, si è schiantato contro un muretto. Resta però da chiarire se a causare il decesso sia stato l’impatto con il muretto o il palo del semaforo divelto dalla gazzella dei carabinieri coinvolta nell’inseguimento.

Scontri per la morte di Ramy a Milano, la fidanzata:

Le indagini, coordinate dalla Procura di Milano, si concentrano sulla dinamica dell’incidente e sul ruolo delle forze dell’ordine. Un vicebrigadiere è stato iscritto nel registro degli indagati per concorso in omicidio stradale, un atto dovuto per garantire la massima trasparenza. Nel frattempo, i familiari di Ramy hanno preso le distanze dalle violente proteste scatenate a seguito della morte del giovane, invocando invece giustizia non violenta nel rispetto della memoria del figlio.

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L’appello alla calma dei familiari

La morte di Ramy ha suscitato tensioni nel quartiere Corvetto, con disordini e proteste organizzate da amici e conoscenti del ragazzo. Yehia Elgaml, padre di Ramy, ha espresso il proprio dolore davanti ai giornalisti, condannando con fermezza ogni forma di violenza scoppiata in seguito all’accaduto. «Non è il momento di fare una fiaccolata. Quando bendiamo Ramy andremo al cimitero. Ho mandato un messaggio per questi ragazzi che fanno casino: basta violenza, non accendete fuochi nelle strade, perché Ramy non vuole questo», ha dichiarato.

Il padre ha sottolineato che la famiglia desidera solo la verità e la giustizia per il figlio, ringraziando il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, per il supporto dimostrato. Yehia ha poi ricordato il giovane con parole commoventi: «Ramy era sempre sorridente, rideva sempre. Milano era la sua città, per questo verrà sepolto qui. Non avrebbe senso portarlo in Egitto, dove noi non potremmo nemmeno andarlo a trovare». Secondo il racconto dei familiari, il giovane, arrivato in Italia all’età di 8 anni, si era integrato profondamente nella società italiana, tanto da dimenticare la lingua araba. «Parlava italiano, si sentiva italiano», ha sottolineato il padre.

Parla la fidanzata 

Anche Neda, la fidanzata di Ramy ha rilasciato alcune dichiarazioni: «Non vogliamo niente, non cerchiamo soldi, niente, vogliamo solo giustizia e verità, vogliamo sapere cosa è successo al nostro Ramy.

Vogliamo sapere se ce l’hanno portato via, se ce l’ha portato via davvero qualcuno, vogliamo delle risposte perché adesso abbiamo solo un grande punto di domanda». 

La giovane descrive Ramy come un ragazzo che si svegliava alle sei del mattino, tornava alle sei di sera, lavorava, era stanco, nel fine settimana usciva con gli amici «andava a mangiare qualcosa, faceva un giro e tornava a casa». Anche Neda, come già i genitori del 19enne, ha espresso fiducia nell’operato della magistratura: «Sono convinta ora come ora che la magistratura ci farà sapere, che sono dalla nostra parte».

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