Uccide il vicino di 68 anni perché la clinica psichiatrica piena (e quindi è libero). Tragedia a Viterbo

Il campanello suona a più riprese. È Ian. Urla, lo riconosce. Abita a pochi metri da casa sua. Ian gli chiede soldi di continuo. E anche questa volta. «Stasera niente spicci, non ne ho», risponde da dietro la porta Renzo Cristofori, 68 anni, netturbino. Decide di aprire lo stesso. Appena lo fa, viene aggredito. Ian è in preda a un vero e proprio raptus. Una, due, cinque coltellate. Cristofori si accascia e muore per i colpi inferti da un ragazzo che ha problemi psichiatrici. Lo ha certificato anche il giudice in una ordinanza. Dovrebbe stare in una Rems. Invece abita serenamente a casa sua, è libero di uscire. E mercoledì scorso, quando è uscito, ha ucciso.

LA RICHIESTA

Siamo a Caprarola, in provincia di Viterbo. Il giudice, dopo diversi atti violenti compiuti nei confronti di altre persone, aveva dichiarato il 31enne Ian Patrick Sordo incapace di intendere e volere, ma socialmente pericoloso. Per questo l’unica strada era la detenzione in una struttura adeguata e prevista per legge. Ma, per il 31enne con diverse perizie psichiatriche alle spalle, un posto in Rems non è stato mai trovato. «Era in lista d’attesa da mesi – specifica l’avvocato Paolo Casini – e nel frattempo viveva in affitto a Caprarola. Aveva delle misure di sicurezza come non uscire la sera e non frequentare pregiudicati». Ma chi gli impediva di uscire? Chi lo controllava? Nessuno.

 Mercoledì sera Ian Patrick Sordo è uscito di casa tra le 20 e le 21. Viveva in affitto, pagato dalla madre. Che tutte le mattine gli portava la spesa, ma non gli lasciava soldi, temendo che lui li spendesse per la droga. Lui, però, li chiedeva in giro. A Renzo Cristofori, ad esempio. Ucciso a coltellate dopo un diniego. Era in compagnia di un amico, Cristofori, testimone sia della discussione che dell’omicidio. «Mi ha colpito, mi ha colpito», ha urlato il netturbino, prima di accasciarsi sulla panchina accanto al suo portone. Nel frattempo Sordo, che vive a pochi passi dalla vittima, sì e no una settantina di metri, si sarebbe allontanato. Poco dopo, però, sarebbe tornato negando ogni coinvolgimento e anche di aver avuto un coltello. Versione poi ribadita nell’interrogatorio avvenuto nel cuore della notte davanti al pm Massimiliano Siddi. L’uomo ha anche affermato di conoscere Cristofori solo superficialmente. «La storia di Ian Patrick – spiega l’avvocato Casini – è complessa e costellata da procedimenti giudiziari che si sono conclusi tutti con assoluzioni, perché totalmente o parzialmente incapace di intendere e volere. Ha problemi psichiatrici importanti e una dipendenza. I periti che lo hanno esaminato lo hanno definito socialmente pericoloso, per questa ragione era in lista d’attesa per entrare in una Rems. Ma purtroppo le strutture sono troppo poche per le richieste e lui è finito in attesa. Il problema esiste ed è di natura sociale. Per il paese di Caprarola stava diventando un problema, una volta al mese ne combinava una».

LA CONVALIDA

Sordo al momento è ristretto nel carcere di Viterbo, in attesa della convalida, prevista per questa mattina. «Non può restare in cella – dice ancora l’avvocato – l’ultima volta ha tentato il suicidio e si è mozzato un orecchio. Va cercata una soluzione che possa aiutarlo». Sulla vicenda è intervenuta anche la Società italiana di psichiatria: «Una morte annunciata. Purtroppo quello che è successo a Caprarola era altamente prevedibile e dimostra l’assoluta inefficacia della legge 81».

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