Stipendi supplenti, pagamenti sbloccati: l’accredito entro il 19 gennaio. Erano senza paga da 4 mesi
Con quattro mesi di ritardo, gli stipendi dei precari della scuola arriveranno nelle tasche dei supplenti il 19 gennaio. Dovrebbe chiudersi così, nella seconda metà del mese, la lunga attesa che va avanti ormai da settembre, dei supplenti cosiddetti brevi e saltuari: si tratta di quei docenti che vengono chiamati per piccole sostituzioni, con contratti di 3 o 4 giorni, che possono poi allungarsi anche per settimane. Ebbene ce ne sono decine di migliaia che aspettano ancora il primo stipendio, quello di settembre. Il motivo è tutto burocratico: i supplenti brevi non hanno lo stesso trattamento dei supplenti annuali, con contratti fino al 31 agosto, né dei supplenti nominati fino al termine delle lezioni, vale a dire fino il 30 giugno, per i quali i pagamenti avvengono in maniera automatica tutti i mesi. Per i supplenti brevi invece l’iter è diverso, le loro assunzioni a breve termine non sono previste perché avvengono nel momento in cui manca il docente di ruolo, ad esempio, per malattia. Quindi la scuola deve avviare la ricerca del sostituto e poi comunicarlo al ministero. Solo a quel punto si può calcolare il compenso dovuto, autorizzare il pagamento e infine versare lo stipendio. Questo procedimento, però, non avviene tutti i mesi. E così i pagamenti restano fermi. Accade da anni e sempre con gli stessi insostenibili disagi per gli insegnati che lavorano tutti i giorni, per mesi interi spostandosi da un istituto all’altro, senza sapere quando verranno retribuiti.
«Si tratta di una questione che denunciamo da tempo – ha commentato Giuseppe D’Aprile, il segretario generale Uil Scuola – non è possibile che un cavillo burocratico e organizzativo impedisca il regolare pagamento di coloro che, con impegno e dedizione, lavorano tutti i giorni ed hanno diritto ad essere retribuiti».
I supplenti brevi vanno avanti, con tutte le difficoltà di una vita da precario, in attesa di una chiamata dalla scuola di turno: spesso il docente deve spostarsi, anche di chilometri, sostenendo il costo dei trasferimenti. E quest’anno, con il caro vita, la situazione è ulteriormente peggiorata. Tanto che il ministro all’Istruzione e al merito, Giuseppe Valditara, ha inserito il problema del pagamento dei precari nella lista dei 20 interventi inseriti nel piano di semplificazione amministrativa, presentato nella primavera scorsa: l’undicesimo punto prevedeva infatti «soluzioni organizzative e digitali, in collaborazione con il Ministero dell’economia e delle finanze» che consentiranno di «velocizzare i tempi di pagamento del personale supplente, oggi ci vogliono mediamente 4 mesi, si ridurranno significativamente i tempi».
Secondo il cronoprogramma del piano di semplificazione, l’intervento salva-stipendi deve arrivare entro marzo ma il ministero ha annunciato di voler presentare una prima proposta al Mef entro la fine di gennaio. Intanto serve una soluzione a breve termine, per pagare gli stipendi arretrati: il ministero di viale Trastevere in una nota ha spiegato che a dicembre sono stati pagati circa 55mila precari e che l’11 gennaio arriverà un’assegnazione straordinaria per effettuare 15mila pagamenti rimanenti oltre alle mensilità di dicembre ancora non retribuite. Le scuole sono state inoltre invitate ad autorizzare entro il 10 gennaio tutti i pagamenti dei supplenti brevi così da inserirli nell’ordine fissato per l’11 gennaio: «È prevista dal Ministero dell’economia e finanza l’anticipazione dell’emissione speciale per l’11 gennaio 2024 – si legge nella nota – con data esigibilità 18-19 gennaio».
LE DIFFIDE
L’attesa sta diventando decisamente lunga e i sindacati della scuola sono sul piede di guerra per capire come e quando si risolverà veramente il problema: «Siamo pronti a far partire le diffide qualora gli stipendi non dovessero arrivare entro gennaio – ha annunciato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – il Ministero dell’economia deve creare le condizioni per liquidare le somme spettanti ai precari della scuola, che non possono per l’ennesima volta essere trattati da lavoratori di serie B: chiediamo che i supplenti brevi vengano equiparati a quelli annuali, ottenendo così anche il salario accessorio. Non va dimenticato che stiamo parlando di docenti e Ata in alto numero anche fuori sede, che quindi devono affrontare spese non indifferenti per viaggiare, spesso anche per gli alloggi e le bollette delle utenze».
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