Paolo Pedullà, Valditara: «Il preside del Tasso costretto a lasciare per i genitori militanti»

Che impressione le ha fatto, ministro Valditara, il preside del Tasso, molto critico sull’occupazione studentesca del liceo romano all’inizio dell’anno, il quale decide di andare a dirigere un altro istituto?

«È una vicenda che mi ha colpito. Perché Paolo Pedullà è un preside molto stimato e preparato ed è uomo di quella sinistra autenticamente democratica e liberale, ormai sempre più rara, che ha il culto del rispetto della persona, delle regole e dei beni pubblici. Spiace che per comportamenti immaturi e irresponsabili di una minoranza molto lontana dai valori democratici sia stato costretto a chiedere il trasferimento dal liceo Tasso ad altra scuola. A lui va la mia piena solidarietà».

Rappresenta questo suo abbandono evidentemente ben motivato la sconfitta di una certa idea di scuola in cui la demagogia non dovrebbe avere spazio?

«C’è da chiedersi perché un insegnante e un dirigente scolastico così misurato e capace abbia sentito il bisogno di cambiare aria».

La risposta che viene da suggerire è che è andato via perché stanco delle minoranze di studenti e di genitori che vogliono comandare dentro le scuole.

«Non è che queste minoranze comandano. Il problema vero è che praticano una militanza molto amplificata dai media. Il genitore che ha a cuore la serietà dell’insegnamento e il buon uso della scuola come luogo didattico, come luogo di crescita e di vita, spesso non si fa sentire. E alla fine subisce la prepotenza e l’arroganza delle minoranze rumorose».

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Servirebbe più silenzio operoso nel mondo scolastico?

«Servono apertura, dialogo, democrazia e civiltà. Nella scuola e in ogni altro ambito. E purtroppo, sia nella scuola sia nella società, questi valori sono talvolta calpestati da minoranze che si sentono moralmente superiori».

Lei è stato fin dall’inizio affianco al preside del Tasso e ad altri presidi non demagogici come lui?

«Chi fa rispettare le regole e si preoccupa di tutelare i beni pubblici ha avuto e avrà sempre il mio sostegno».

Il disegno di legge governativo sul voto in condotta, che ieri è stato approvato in commissione parlamentare, c’entra con questo discorso?

«C’entra nella misura in cui consente d’intervenire su una questione cruciale del nostro vivere civile. Che è quella della responsabilità individuale. Credo che abbiamo fatto un importante passo avanti, era già stato approvato in Senato, ora è stato approvato in commissione anche alla Camera, manca solo il voto dell’aula. Introduce norme decisive per ridare autorevolezza ai docenti e per responsabilizzare gli studenti. Una cittadinanza matura implica doveri, oltre che diritti, e la consapevolezza di appartenere ad una comunità che richiede comportamenti solidali, ispirati alla cultura del rispetto, indispensabile per contrastare le varie forme di bullismo, e di violenza».

Con il 5 in condotta si viene bocciati anche alle medie e con il 6 in condotta ai licei si avrà il debito?

«La risposta a chi non ha la cultura del rispetto è insegnare la solidarietà praticando la cittadinanza solidale. Mi spiego. Per chi fa il bullo, per chi picchia il compagno di classe, per chi non rispetta e addirittura aggredisce l’insegnante, per chi fa atti di vandalismo a scuola e quindi danneggia un bene pubblico, sono previste attività di cittadinanza solidale, per esempio: un periodo di lavoro nelle mense per i poveri, o negli ospedali, o nelle case di riposo».

Della circolare che vieta i telefonini in classe da settembre che cosa ci dice?

«Non sarà più possibile usare il cellulare per scopi didattici, fino alla terza media. Lo si potrà utilizzare soltanto per esigenze legate alla disabilità e ai disturbi di apprendimento. Per il resto, il telefonino in questa fascia scolastica lo si potrà portare ma va lasciato in un cassettino o nella borsa. Quanto alle scuole superiori, lì non è possibile utilizzarlo in classe, se non per fini didattici e con l’autorizzazione del docente».

Una grande questione è quella dell’uso dell’intelligenza artificiale nelle scuole. Che cosa ne pensate?

«Può essere uno strumento importante per personalizzare la didattica. A questo riguardo abbiamo deciso di avviare in alcune scuole un progetto per sperimentare, a partire dall’anno scolastico 2024-2025, assistenti basati sulla AI. L’obiettivo di questo progetto pilota è valutare l’efficacia di questi assistenti nel migliorare le performance degli studenti, identificare le migliori pratiche per integrare l’intelligenza artificiale nella didattica quotidiana, garantire che l’utilizzo dell’AI sia etico e rispettoso della privacy degli studenti e dei docenti, assicurare che l’intelligenza artificiale sia utilizzata come strumento di supporto mantenendo però il docente sempre al centro. La scuola è innanzitutto una comunità umana e il ruolo del docente è sempre decisivo. Investiamo anche 25 milioni di euro per utilizzare la intelligenza artificiale al servizio di studenti con disabilità. Bisogna piuttosto evitare che l’intelligenza artificiale venga usata come strumento di deresponsabilizzazione. Sappiamo che molto frequentemente gli studenti fanno i compiti a casa utilizzando l’intelligenza artificiale. E questo non va bene».

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