Fentanyl, ecco come le pillole 50 volte più potenti dell’eroina entrano negli Usa. «È qui che vince Trump»

Quattro persone, forse cinque, vestite in mimetica per confondersi con i colori aridi della scarna vegetazione di questo angolo di Arizona. Dopo aver camminato per un tratto sul versante messicano, attraversano il confine nel punto esatto in cui si interrompe il grande muro che separa i due Paesi. Si guardano intorno, non vedono nessun agente in perlustrazione e velocissimi si addentrano nella montagna che circonda la Ruby Road. Li aspettano giorni di camminata in mezzo alla steppa, prima di arrivare al centro abitato e consegnare il contenuto degli zaini. Droga, soprattutto pastiglie di fentanyl, spiegano alcuni volontari presenti nel piccolo campo dove riposano i migranti in attesa di poter fare richiesta di asilo.

I CORRIERI AMERICANI
Sono corrieri, ma in gergo li chiamano muli. Fanno questo lavoro per conto dei cartelli messicani. Loro sono a piedi, ma la maggior parte di queste sostanze arriva nascosta in macchine spesso guidate da cittadini americani che attraversano il confine passando dalla dogana. Questo è quanto dicono le statistiche ufficiali, ma sono tantissimi gli statunitensi, circa il 40% secondo un sondaggio Ipsos, convinti che l’arma letale, capace di uccidere ogni anno fino a centomila persone, sia portata dal flusso di migranti irregolari, che ha raggiunto cifre record durante gli anni di amministrazione Biden.

«Le politiche di confine aperto hanno creato una crisi senza precedenti di traffico di esseri umani e di fentanyl, e l’Arizona è in prima linea – accusa lo sceriffo repubblicano Mark Lamb, della contea di Pinal quando lo sentiamo – Oltre la metà passa attraverso il confine dell’Arizona, e gran parte attraverso questa contea nel percorso verso il resto dell’America».

Il fentanyl, quasi cinquanta volte più potente dell’eroina, al centro della crisi degli oppioidi, è considerato ormai da anni la più grave emergenza sanitaria della storia recente. Ed è anche quest’anno un tema fortemente dibattuto in campagna elettorale sia dai democratici che dai repubblicani. Secondo le ultime statistiche, per 8 elettori su 10 che vivono negli stati in bilico è “molto importante” implementare misure che fermino questa crisi.

RICETTE CONTRAPPOSTE
Entrambi i partiti vogliono mettere fine alla carneficina che ha piegato un’intera generazione. Un dramma umano e sociale che si lega strettamente al problema immigrazione, visto che questa droga sintetica viene assemblata in Messico e introdotta illegalmente negli Stati Uniti. Se la candidata dem, Kamala Harris, propone di perseguire una pluralità di strade, che vanno dal rafforzamento dell’accesso alle cure mediche alla lotta della criminalità transnazionale, il repubblicano Donald Trump ha promesso il pugno duro al confine. L’equazione è facile: meno migranti, meno criminalità, meno droga.

Il popolo Maga, la sua base fedele, la pensa esattamente come lui. E sono anche tantissime le famiglie che hanno avuto dei lutti in casa dovuti al fentanyl a chiedere la «chiusura delle frontiere». Vanessa Ayala ha perso suo figlio Noah lo scorso marzo, aveva diciassette anni. «Ha preso una pastiglia da un amico, solo una, ed è morto per colpa di un momento di debolezza. Io sono registrata come democratica – ci spiega da Phoenix – Ho deciso però che voterò per Donald Trump perché ho la sensazione che abbia più a cuore il problema. Quando era alla Casa Bianca aveva promesso di iniziare il muro e lo ha fatto. Kamala Harris non ha fatto nulla. È essenziale bloccare l’immigrazione illegale», rimarca.

È un tema che tocca trasversalmente tutti. Per capirne la portata non basta leggere solo il numero di morti ogni anno. Anzi, quello è fortunatamente in calo per la prima volta dal 2018. Il merito è anche della maggior presenza del naloxone, il farmaco che permette di contrastare gli effetti delle overdosi da oppioidi. Bisogna guardare l’impatto che questa crisi ha avuto nella società americana. I tossicodipendenti sono centinaia di migliaia in tutto il Paese, molti di loro perdono tutto e finiscono per strada. Non a caso, questa viene chiamata droga degli zombie, i morti che camminano. Dietro queste persone, il dramma delle loro famiglie, dei loro amici e l’impegno di decine di associazioni dedicate a prendersi cura di loro. Ma c’è anche il fattore sanitario, e quindi economico, che porta via un trilione all’anno dalle casse americane. E quello legato alla sicurezza e alla microcriminalità.

Una tragedia che inizia negli anni Novanta, con le folli prescrizioni di oppioidi come l’ossicodone nelle terapie del dolore. Allora le aziende farmaceutiche convinsero i medici a darli ad alto dosaggio anche a pazienti non terminali. Nessuna dipendenza, assicurarono. Che fosse una bugia si capì negli anni a seguire, quando un esercito di persone – soprattutto bianche diventate oramai assuefatte – ricorsero al mercato nero per comprare prima pastiglie, poi fentanyl. Da anni questa droga ha sostituito l’eroina e ha coinvolto anche le minoranze. È più economica da produrre e da comprare, bastano cinque dollari per una bustina; è più potente ed è più facile da trasportare per gli spacciatori. Oggi tra le vittime ci sono anche i giovanissimi, ragazzini tra i 12 e i 17 anni.

IL TRAFFICO DI PASTIGLIE
Loro non vanno al mercato nero, ma arrivano a queste pastiglie tramite amici e social media. Il giro è gigantesco. Sono pillole contraffatte, in cui il fentanyl viene mischiato ad altre componenti. Molti le comprano pensando di assumere ansiolitici e si ritrovano in overdose in pochissimo tempo. Bastano due milligrammi per morire. Proprio come Noah, il figlio di Vanessa. Anche Theresa Guerrero è una mamma che dal 2020 piange la morte del figlio. «Jacob voleva provare la cocaina, ma non sapeva che fosse tagliata con il fentanyl». Oggi, la donna è diventata un’attivista, ma appartiene a quella minoranza di genitori che, seppur arrabbiati, non dà la colpa a Biden, Harris o agli immigrati. «I democratici hanno cercato di approvare una legge per aumentare gli agenti di frontiera, volevano anche portare scanner per intercettare la droga. Trump ha imposto ai suoi di farla naufragare». Secondo Theresa, che si trovava accanto alla vicepresidente nella sua ultima visita al confine in Arizona qualche settimana fa, ci sono sicuramente mele marce tra i migranti irregolari «ma non sono loro a portare il grosso del fentanyl negli Usa. Sono i nostri cittadini assoldati dai cartelli».

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