Cris, il clochard che pulisce (gratis) le strade di Roma: Trastevere lo ha “adottato”

Di storie di senzatetto se ne sono sentite tante, un po’ in tutte le salse. Il clochard che legge i libri, quello che suona uno strumento musicale, chi conosce tutti i monumenti della città, il senzatetto che raccoglie soldi per altri senzatetto e via dicendo. Così come spesso “senzatetto” è sinonimo di degrado, incuria, abbandono. Persone che dormono sotto i ponti, in stazione (Roma è piena di anfratti dove in tanti la notte trovano rifugio). Del resto, un’indagine Istat del 2021 incoronava la capitale d’Italia come la città con il maggior numero di senzatetto: circa 22mila. 

Roma, il senzatetto che dorme dentro la casetta dei bimbi nel parco giochi di Prati

Ma di clochard amanti della raccolta differenziata e della ramazza forse leggerete qui per la prima volta. Ed è la storia di Cristopher. Il nome va pronunciato con un accento francese, perché il nostro protagonista viene da Oltralpe. E di lui si sa ben poco d’altro se non che ha 50 anni, era un muratore a Parigi, non sposato e senza figli e che ha reso Lungotevere degli Artigiani – il pezzo di lungofiume a confine con Testaccio – il punto più pulito di Roma. Ogni giorno, che piova o ci sia il sole battente, lui è lì con una scopa e un secchio (improvvisato con i cartoni che trova in giro) a raccogliere l’immondizia che i cittadini lasciano per strada. D’autunno è una manna dal cielo contro i cumuli di fogliame che inesorabilmente – nonostante le mille promesse delle amministrazioni comunali di ogni colore e di ogni periodo storico – si affastellano sui marciapiedi e lungo le carreggiate occludendo i tombini fognari. 

Lui spazza con la meticolosità che ciascun romano mette nelle pulizie di casa sua. Si china sotto le auto, raccoglie, butta dentro il sacco e poi deposita tutto nei cassoni della raccolta differenziata. E non solo. 
Quasi come se conoscesse la scarsa dimestichezza dei cittadini a selezionare correttamente ogni rifiuto in base alla categoria di riciclo, dopo aver ripulito strada e marciapiede, apre il bidone dell’indifferenziato – dove notoriamente si trova di tutto – e separa la plastica dalla carta, il vetro dall’umido. Quando l’indolenza impedisce ai cittadini di sminuzzare un rifiuto per farlo entrare nelle bocche dei contenitori, lui li raccoglie, li scompone e li ripone all’interno del bidone predisposto. Ha un ritmo quasi musicale il suo movimento tanto è metodico, pare non abbia fatto altro nella sua vita. «Perché lo faccio? Non c’è un motivo, mi piace tenere pulito, vedere ordinato. Non voglio soldi, lo faccio perché mi piace», ci risponde con una certa ritrosia prima di scappare. 
Cristopher è la fortuna dei residenti di questa lingua di lungotevere che prima di accorgersi della sua presenza attribuivano la particolare pulizia a un deposito Ama proprio lì vicino, in via Bellani. Prontamente smentiti una settimana in cui misteriosamente Cristopher, che ormai vive lì da circa un anno, scomparve o cambiò zona. Tutti a chiedersi: ma c’è lo sciopero dei netturbini? No, c’era lo sciopero del clochard.

Raccontano che Richard Gere durante le riprese del film “Gli Invisibili” in cui interpretava un clochard alla ricerca di se stesso, posizionasse una telecamera nascosta in un angolo per vedere la reazione della gente rispetto alla sua presenza. Cristopher osserva allo stesso modo. 

Dopo aver finito le pulizie si posiziona in un angolo nascosto, tra un albero e una inferriata, seduto a cavalcioni e guarda i passanti. È una presenza discreta, non chiede soldi, non parla mai con nessuno, non infastidisce e se c’è troppa gente o qualcuno lo tiene d’occhio prende le sue poche cose e se ne va. La notte cambia zona, nessuno ha capito dove, per poi ritornare il giorno dopo alle prime ore del mattino. È un po’ come se Lungotevere degli Artigiani fosse il suo posto di lavoro. 

Gli unici due stabili che insistono su quella porzione di lungotevere hanno letteralmente adottato il clochard. Sono stati per primi gli anziani del quartiere a portare a Cristopher vestiti puliti e qualche coperta per ripararsi dal freddo. Visti i suoi rifiuti, in tanti hanno iniziato a lasciargli piccoli pacchi lì dove è solito fermarsi. Altri, conoscendo la sua fissazione per la pulizia, gli hanno regalato una ramazza e una paletta oltre a rotoli di buste di plastica per accumulare il pattume. Lui ha scartato solo quelli dove c’era il necessario per la pulizia. 
Ormai lo conoscono tutti, i residenti lo salutano in segno di riconoscenza, lui ricambia con un gesto della testa. Persino gli operatori Ama quando passano per la raccolta rifiuti lo ringraziano per l’ottimo lavoro.

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