Caso Cospito, l’anarchico peggiora: trasferimento a Milano. Entro il 12 il responso sul 41bis

L’Asl di Sassari ha disposto il trasferimento di Afredo Cospito dal carcere sardo a quello di Opera, a Milano, per un peggioramento delle condizioni di salute dell’uomo in sciopero della fame ormai da settimane.

«Cospito sarà ricoverato nel padiglione del Servizio assistenza intensificata della struttura carceraria meneghina di Opera in considerazione del suo stato di salute», spiega l’avvocato Flavio Rossi Albertini. Al Sai sono destinati i detenuti affetti da gravi patologie. Ieri il medico di fiducia di Cospito, Angelica Milia, aveva sostenuto che il detenuto era a «rischio fibrillazione», in considerazione del suo calo ponderale, e ne aveva sollecitato il trasferimento. «Non accetterà somministrazioni di cibo e continuerà sicuramente lo sciopero della fame» ribadisce l’avvocato difensore di Alfredo Cospito. «L’unica novità di questo trasferimento è che nella struttura di Opera hanno specialisti in grado di intervenire tempestivamente in caso di emergenza», aggiunge Rossi Albertini.

Alfredo Cospito «ha mostrato discreta pericolosità ed è stato condannato in via definitiva per gravissimi reati per i quali gli organi giudiziari hanno proposto il 41 bis. Io non entro in discussioni se sia appropriato o meno, ma le azioni degli anarchici, che non sottovalutiamo, non condizioneranno le nostre scelte future» ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al programma Tg4 “Diario del giorno” su Rete.

Intanto scadrà il 12 febbraio il termine per la risposta del ministro della Giustizia Carlo Nordio all’istanza di revoca del 41bis presentata dalla difesa dell’anarchico Cospito, detenuto nel carcere di Sassari e in sciopero della fame da oltre cento giorni. Il “carcere duro” era stato disposto dall’ex ministro Cartabia il 4 maggio 2022 sulla base di presunte connessioni fra «due realtà associative in stretta connessione con Cospito». In caso di mancata risposta da Via Arenula entro i termini, il ricorso sarà considerato respinto.

Il difensore di Cospito, Flavio Rossi Albertini, nell’istanza al ministro Nordio, evidenza «fatti nuovi, non sottoposti alla cognizione del Tribunale di Sorveglianza di Roma», che aveva respinto nelle scorse settimane un reclamo della difesa. In particolare si fa riferimento alle motivazioni della sentenza della Corte di Assise di Roma nel processo nato dall’operazione ‘Byalistok’, «con cui erano stati assolti gli imputati dall’accusa di associazione con finalità di terrorismo» disponendo condanne per altre fattispecie di reati minori.

Per il difensore, le motivazioni della sentenza, depositata il 13 dicembre scorso, ma di cui la difesa «ha avuto contezza nei primi giorni di gennaio», «escludono l’esistenza, presso il centro sociale Bencivenga (a Roma in via Nomentana, ndr.), di una cellula presuntivamente ritenuta affiliata alla ‘Faì (Federazione anarchica informale) proprio per i legami e i confronti epistolari intrattenuti tra gli imputati e Cospito, nonchè che Cospito voglia manipolare la personalità» di uno degli imputati «e/o strumentalizzare il giovane anarchico facendone veicolo all’esterno della propria posizione politica, e assumono una valenza scardinante del requisito della perduranza della compagine associativa di appartenenza di Cospito, proprio nella misura in cui la tesi accusatoria posta a fondamento del procedimento penale de quo costituiva il principale elemento enfatizzato a tal fine nel decreto ministeriale».

Sull’istanza di revoca del 41bis disposto per quattro anni nei confronti dell’anarchico è atteso nei prossimi giorni il parere della Dna (Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo) al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Secondo quanto si apprende sul punto si sono svolti incontri che hanno coinvolto anche le autorità giudiziarie che si sono occupate di vicende relative all’anarchico. Oltre all’istanza di revoca su cui è chiamato a esprimersi il Guardasigilli, il difensore ha presentato un ricorso anche per Cassazione, con udienza fissata in camera di consiglio il 7 marzo, contro l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma, competente sul 41bis.

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