Naufragio Crotone, trovato in mare il corpo di un bambino: la 69esima vittima. Musumeci sui soccorsi: “Probabile ci sia stata qualche falla”

Il corpo del bambino è stato notato da alcuni volontari che si trovavano sulla spiaggia. Si trovava ancora in mare, a distanza di quasi una settimana dalla tragedia di domenica scorsa a Steccato di Cutro. È la 69esima vittima del naufragio del barcone carico di migranti, il 15esimo minore trovato morto. Dopo l’avvistamento, il piccolo cadavere è stato portato a riva dalla Guardia Costiera e dai vigili del fuoco. Intanto le ricerche dei dispersi – si stima ce ne possano essere ancora tra 27 e 47 – coordinate dalla Direzione Marittima di Reggio Calabria, proseguiranno “ad oltranza per tutto il fine settimana con mezzi aerei, navali, nucleo di sommozzatori e con il personale di presidio a terra”, fa sapere la Prefettura di Crotone.

Sempre a Crotone proseguono anche le indagini della Procura. Due presunti scafisti sono in carcere, così come un terzo sospettato, minorenne. Nel frattempo però è stato aperto anche un secondo fascicolo per capire se qualcosa non abbia funzionato nei soccorsi. I carabinieri, su incarico dei pm, hanno cominciato le acquisizioni degli atti da Guardia di Finanza e Guardia Costiera. Tra i documenti chiave per ricostruire quanto accaduto nella notte tra sabato 25 e domenica 26 febbraio ci sono le relazioni di servizio e i protocolli. Verranno analizzate le registrazioni audio, le informazioni ricevute e date via radio e il resoconto delle telefonate partite dalla barca e dai pescatori a riva. Una delle relazioni di servizio, riportata dal Corriere della Sera, restituisce la drammaticità degli attimi immediatamente successivi al naufragio: “Una persona a terra vede una barca a circa 40-50 metri dalla riva con molte persone a bordo e che sente urlare da bordo”. A quel punto, sono le 4.25 di domenica, è già troppo tardi per un intervento di soccorso.

La Procura di Crotone invece vuole capire perché la missione di soccorso non sia scattata prima. E per questo vuole analizzare i resoconti di quella notte di finanziere e Guardia Costiera, che come ha raccontato ilfattoquotidiano.it in alcuni punti risultano essere incompatibili. Tant’é che ora Sebastiano Musumeci, ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, ammette: “Probabile che nella filiera ci sia stata qualche falla“. Poi aggiunge: “Ma mi rifiuto di pensare che qualcuno abbia detto di non intervenire. Pensarlo è criminale”. L’ex governatore della Sicilia intervistato dal Corriere spiega: “Purtroppo appena finirà il maltempo la situazione nel Mediterraneo sarà ancora peggiore degli anni passati. Sperimentata la rotta turca, partiranno a migliaia. Lancio un grido di allarme. Non si può arrestare un fenomeno epocale a mani nude di fronte a una Ue che finora si voltava dall’altra parte”. Poi Musumeci difende il collega al Viminale e la presidente del Consiglio: “Negli ultimi 10 anni sono morti 26.040 migranti. C’entra Piantedosi? C’entra Giorgia Meloni? C’entra il centrodestra? La responsabilità poteva essere di tutti, dai grillini al Pd, ma nessuno di noi ha pensato di accusare i ministri Lamorgese, Cancellieri, Alfano o Minniti”. Intanto a Roma la procura guidata da Francesco Lo Voi sembra pronta ad aprire un fascicolo conoscitivo, proprio per verificare eventuali responsabilità del Viminale o del ministero dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini.

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