Latina, la donna contesa difende il carabiniere killer: «Minacciato con la spranga, mi ha colpito per errore»

Dieci giorni dopo la sparatoria di Suio, nel Sud della provincia di Latina, Miriam Mignano, la donna di 31 anni gravemente ferita, ha parlato per cinque ore rispondendo alle domande dei carabinieri che indagano sull’omicidio del direttore dell’hotel Giovanni Fidaleo.
In carcere, dopo aver confessato il delitto, è rinchiuso il carabiniere Giuseppe Molinaro con il quale la donna aveva avuto una relazione. I rapporti tra i tre sono tutti da chiarire, così come la dinamica del delitto e per questo la testimonianza della donna assume un valore determinante, considerando che è l’unica testimone di quanto avvenuto lo scorso 7 marzo davanti all’Hotel “Nuova Suio”. L’albergo era deserto perché chiuso in questo periodo dell’anno e le telecamere di videosorveglianza erano spente. La donna di 31 anni, ricoverata al Policlinico “Gemelli” dal giorno dell’omicidio, ieri era lucida, sebbene provata dalle due delicate operazioni chirurgiche a cui è stata sottoposta dopo essere stata colpita da due proiettili all’addome e all’inguine. Miriam Mignano ha risposto a tutte le domande dei carabinieri di Formia incaricati dal sostituto procuratore Chiara D’Orefice che ha secretato gli atti.
Secondo quanto trapela, durante l’interrogatorio la donna ferita si è mostrata molto collaborativa con gli investigatori, ha dato indicazioni più precise sui rapporti che intercorrevano tra lei e i due uomini, ricostruendo quanto accaduto nella hall della struttura alberghiera di Suio Terme al momento della sparatoria durante la quale Molinaro ha ucciso Fidaleo con quattro colpi esplosi dalla pistola di ordinanza.

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LA RICOSTRUZIONE

La donna ha sostanzialmente confermato la versione dei fatti di Molinaro, già ascoltato sia dai carabinieri dopo il fermo, ma anche in sede di interrogatorio di garanzia dopo l’ordinanza di custodia cautelare. Secondo questa versione, l’appuntato è andato all’albergo insieme alla Mignano per un chiarimento con il direttore dell’hotel che aveva avuto una relazione con la 31enne. I due, sempre secondo la ricostruzione, hanno raggiunto la struttura nello stesso momento ma con due auto diverse, lui a bordo di una Ford Focus (poi sequestrata dai carabinieri) e lei con un’utilitaria prestata da un amico, già ascoltato come persona informata sui fatti. Secondo il racconto di Molinaro, confermato sommariamente anche dalla donna, il direttore dell’albergo, vedendo i due avvicinarsi all’ingresso, sarebbe andato in escandescenze afferrando una spranga di alluminio che i carabinieri hanno sequestrato sulla scena del delitto per aggredire il militare. A quel punto Molinaro ha preso la pistola d’ordinanza, priva del caricatore, ed è riuscito a caricarla rapidamente iniziando a sparare contro il direttore dell’hotel. Anche su questo aspetto, saranno interessanti le dichiarazioni rese dalla donna, l’unica che può confermare la rapidità con cui Molinaro avrebbe caricato la pistola e soprattutto l’effettiva aggressione con la spranga da parte della vittima.

Di certo Molinaro ha iniziato a sparare colpendo 4 volte Fidaleo e due volte Miriam Mignano, rimasta ferita forse nel tentativo di fermare il carabiniere, mettendosi in mezzo tra i due o comunque tentando di dividerli. Tutte le dichiarazioni della donna e i particolari sono al vaglio degli investigatori che confronteranno la ricostruzione con i risultati delle perizie balistiche del Ris di Roma, effettuate all’esterno e all’interno della struttura alberghiera. Analisi che riguardano anche la spranga di alluminio trovata sulla scena del delitto, i telefonini sequestrati dai quali sono state isolate le chat di whatsapp, le foto e tutti i dati utili per ricostruire i movimenti anche nei giorni precedenti al delitto. Intanto gli avvocati del carabiniere, che nel 2020 aveva sofferto di depressione, hanno presentato ricorso al Riesame chiedendo gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

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