Kosovo, scontri tra Kfor (forza di pace Nato) e dimostranti serbi: 41 militari feriti, 11 sono italiani. «Colpiti da molotov»

Si fa sempre più alta la tensione nel nord del Kosovo. Decine di serbi si sono scontrati con i militari di Kfor, la forza di pace della Nato, mentre cercavano di prendere il controllo degli uffici di uno dei comuni in cui i sindaci di etnia albanese si sono insediati la scorsa settimana, con l’aiuto delle autorità.

Scontri in Kosovo, cosa succede

Gli incidenti sono avvenuti a Zvecan, 45 chilometri a nord di Pristina, con i serbi che si sono scontrati con la polizia kosovara. Poi i soldati della Kfor hanno chiesto ai manifestanti di liberare la strada a due veicoli delle forze speciali di polizia kosovare. Dinanzi al loro rifiuto, i militari hanno usato gas lacrimogeni e granate stordenti per proteggere gli ufficiali kosovari nei veicoli e disperdere i manifestanti, secondo i media locali.

I serbi hanno risposto lanciando pietre e dando alle fiamme un’auto.

Undici militari italiani feriti

Sono 41 i militari della Kfor, tra cui 11 italiani, sono rimasti feriti di cui tre sono gravi ma non in pericolo di vita. I militari italiani feriti rimasti feriti sono stati colpiti da molotov o altri dispositivi incendiari. È quanto si apprende da fonti qualificate, secondo cui la situazione sarebbe ancora di tensione e sarebbe in atto un contenimento delle frange più violente di dimostranti. Altri tre militari italiani avrebbero «fratture esposte».

Questa mattina la missione Nato Kfor aveva già incrementato la propria presenza nei quattro Comuni del Kosovo settentrionale, a seguito degli ultimi sviluppi nell’area, dove sono stati feriti 41 militari, tra cui 11 italiani. Kfor aveva invitato tutte le parti ad astenersi da azioni che potrebbero infiammare le tensioni o causare un’escalation. Il Comandante di Kfor, il generale di divisione Angelo Michele Ristuccia, è in stretto contatto con i suoi principali interlocutori, tra cui i rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni di sicurezza in Kosovo, lo Stato Maggiore delle Forze armate serbe, nonché la Missione Eulex e altri rappresentanti della comunità internazionale. Kfor ha anche esortato Belgrado e Pristina a impegnarsi nel dialogo guidato dall’Unione Europea per ridurre le tensioni, unica via per la pace e la normalizzazione.

Meloni: attacco inaccettabile

«Esprimo inoltre la più ferma condanna dell’attacco avvenuto a danno della missione KFOR che ha coinvolto anche militari di altre Nazioni. Quanto sta accadendo è assolutamente inaccettabile e irresponsabile. »Non tollereremo ulteriori attacchi«. Così la premier Giorgia Meloni. »Ô fondamentale – aggiunge – evitare ulteriori azioni unilaterali da parte delle Autorità kosovare e che tutte le parti in causa facciano immediatamente un passo indietro contribuendo all’allentamento delle tensioni. L’impegno del Governo italiano per la pace e per la stabilità dei Balcani occidentali è massimo e continueremo a lavorare con i nostri alleati«.

Tajani: solidarietà ai militari in missione

«Voglio esprimere solidarietà ai militari della missione Kfor rimasti feriti in Kosovo durante gli scontri tra manifestanti serbi e polizia kosovara. Tra di loro 11 italiani, di cui tre in condizioni serie ma non in pericolo di vita. I militari italiani continuano ad impegnarsi per la pace». Lo scrive il ministro degli Esteri Antonio Tajani su Twitter.

Crosetto: vicinanza e pronta guarigione ai militari italiani

La Difesa e il ministro Guido Crosetto esprimono «vicinanza e augurano una pronta guarigione ai militari Nato Kfor italiani, ungheresi e moldavi rimasti feriti negli scontri in Kosovo». Lo scrive su Twitter il ministero della Difesa.

I motivi della protesta

Nel nord del Kosovo resta alta la tensione interetnica con la popolazione serba locale che è tornata stamane a radunarsi davanti ai Municipi di Zvecan, Zubin Potok e Leposavic – tre dei quattro maggiori Comuni a maggioranza serba – per impedire l’ingresso nelle sedi municipali ai nuovi sindaci, eletti il 23 aprile scorso e che sono tutti di etnia albanese a causa del boicottaggio dei serbi di quella consultazione. Violenti scontri si erano verificati venerdì scorso fra polizia e dimostranti nel primo giorno di lavoro dei nuovi sindaci. Nelle tre città è massiccia la presenza di agenti della polizia kosovara in assetto antisommossa, ma anche di unità della Kfor, la Forza Nato in Kosovo, che presidiano i punti sensibili bloccando anche numerose strade. A Zvecan la polizia ha sparato gas lacrimogeni contro manifestanti serbi che tentavano di entrare con la forza nella sede del Municipio. Srpska Lista, il maggior partito dei serbi del Kosovo, ha reso noto che i manifestanti continueranno la loro protesta con due richieste – i nuovi sindaci non dovranno entrare nelle sedi comunali, e le unità della polizia kosovara dovranno rititarsi al più presto dal nord. Finchè tali richieste non saranno accolte, i dimostranti resteranno a presidio delle sedi comunali. Rappresentanti di Kfor e della polizia kosovara si sono riuniti nelle tre città teatro delle proteste per coordinare la linea d’azione, Da parte sua l’ambasciatore americano in Kosovo Jeff Hovenier ha convocato i tre nuovi sindaci oggetto delle protesto per un incontro a Pristina, mentre i Paesi del Quint – Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia – hanno nuovamente invitato il governo kosovaro alla prudenza e a non prendere decisioni unilaterali suscettibili di alimentare ulteriormente le tensioni. I problemi, hanno ribadito, vanno risolti con il dialogo.

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