Il pronto soccorso è chiuso da giugno: morta 59enne davanti all’ospedale di Scafati. Il sindaco: “Terroristi della sanità”

Ha accusato un malore improvviso vicino all’ingresso dell’ospedale, ma non ha potuto ricevere soccorso perché il punto di primo intervento era chiuso da giugno per lavori: così una donna di 59 anni è morta, il 18 ottobre, proprio davanti al presidio sanitario di Scafati, in provincia di Salerno. Inutili i soccorsi: sia quelli prestati dal marito, che ha provato a effettuare un messaggio cardiaco, sia quelli del personale medico di un’ambulanza, arrivata sul posto dopo più di mezz’ora. A dare la notizia è stato il sindaco Pasquale Aliberti, che non ha risparmiato critiche e polemiche.

Esprimendo la sua “totale solidarietà alla famiglia” e dando la disponibilità a costituirsi parte civile, il primo cittadino di Scafati ha infatti chiesto con urgenza l’intervento della Regione e dell’Asl. “Si riapra subito il punto di primo intervento dell’ospedale e si riorganizzi il 118, altrimenti siamo davanti a terroristi della sanità”, ha dichiarato Aliberti. A maggior ragione considerando che i lavori di ristrutturazione del pronto soccorso, chiuso dal 5 giugno, dovevano durare solo due mesi, e invece di mesi ne sono passati già quattro. Aliberti chiede di intervenire subito “per evitare che tragedie simili si verifichino ancora”.

I medici, precisa il sindaco, “sono gli unici a non avere colpe, essendo anche loro vittime di una sanità che non tutela i diritti di nessuno”. “In un paese normale e civile – sottolinea – un’ambulanza deve intervenire in pochi minuti, anche con la presenza a bordo del medico rianimatore. Tutti sanno, come io stesso ho denunciato anche ultimamente, che il 118 in questa Regione è composto solitamente da un autista, un operatore sanitario e, nella migliore delle ipotesi, da un infermiere”. Aliberti ha annunciato che se la famiglia dovesse ritenerlo opportuno, il Comune si costituirà parte civile.

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